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Attualità

Abbiamo parlato con Tea Falco di Sicilia, Instagram e ironia

In 'Ceci n'est pas un cannolo', Tea Falco racconta la Sicilia e la sua visione dell'arte.
Tea Falco. Foto per gentile concessione di Rubik Comunicazione.

Il 16 giugno al Biografilm Festival Tea Falco ha presentato il suo primo lungometraggio, Ceci n'est pas un cannolo, realizzato nel corso dell'anno passato e prodotto da Cinedance e coprodotto da Sky Arte Hd e Fulcuriza in collaborazione con Redstring.

La regia del documentario è un altro tassello nella carriera dell'attrice-fotografa che molti conoscono per la partecipazione a Io e te di Bernardo Bertolucci; altri per il ruolo di Bibi Mainaghi in 1992 e 1993 e tutto quello che ne è seguito; altri ancora per aver figurato in video musicali, primo su tutti quello con Franco Battiato; e i più aggiornati per A casa tutto bene di Gabriele Muccino.

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Nel documentario 25 personaggi, tutti reali e 'scoperti' dall'autrice mentre girava la Sicilia—da una casalinga a un parcheggiatore abusivo a un playboy a "mio padre"—si raccontano alla telecamera senza seguire un copione preciso, dando allo spettatore un assaggio della propria vita e della propria realtà. "Un'antropologia della Sicilia," la descrive Tea.

Tea e io ci siamo messe sul divano per parlare del suo nuovo documentario, di "far vedere la Sicilia al mondo" e dei suoi futuri progetti.

VICE: Ho visto Ceci n'est pas un cannolo in compagnia di un amico di Catania che a un certo punto ha esclamato, “Ma io questo personaggio qui lo conosco!” E lì ho pensato, “Ma allora è tutto vero!”
Tea Falco: E chi era? Ah, il signore con la testa di pesce in mano. Sì sì, è proprio quello il punto: è tutto vero. Lui fa proprio questo [nella vita], si mette agli angoli delle strade ed è come se fosse un vecchio oratore, dispensa consigli ai giovani. Tutti i personaggi li ho trovati così, per strada, fermandoli e chiedendo se potevano parlare nel mio documentario. Volevo fare vedere la Sicilia al mondo, anche per togliere un po’ lo stereotipo della mafia.

Sono andata in giro per un anno, infatti hanno tutti accenti diversi. Considera che ci sono dei personaggi che parlano in palermitano stretto, e quando li ho filmati non capivo cosa stessero dicendo. Ma li dovevo filmare per forza perché erano così interessanti, anche se avessero detto cretinate mi sarebbero interessati comunque. Per fortuna quando me li hanno tradotti dicevano cose importanti.

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Ma cosa gli chiedevi, qual era la domanda a cui rispondevano? Il senso della vita?
Ad alcuni chiedevo, "Qual è secondo te il senso della vita?" e ad altri dicevo, "Dovete essere voi stessi e fare i discorsi che fate normalmente nella vostra vita." Tipo questi due che parlavano in palermitano, parlavano di soldi, di lavoro… Lui è un parcheggiatore abusivo ex carcerato che si lamentava del fatto che i migranti prendessero più di lui e si lamentava anche dello stato, del governo.

In generale nel documentario volevo anche parlare di una cosa che va oltre la Sicilia: come in base all’imprinting la realtà venga percepita in maniera diversa. È come se ognuno di questi personaggi fosse un punto di vista a sé di una realtà che invece diventa totale. Perché facciamo tutti parte di un unico sistema, che è la Terra.

Adamo ed Eva si sposano in una scena di Ceci n'est pas un cannolo. Still per gentile concessione dell'intervistata.

Volevo approfondire una cosa che tu hai detto in un’intervista su 1993, il sequel di 1992. In quell'intervista dici anzi due cose. La prima è, "Io non sono femminista, ma c’è bisogno di più femminile."
Sì io non sono femminista, sono per l’essere umano.

La seconda riguardava il denaro, riferendoti alla crescita di Bibi in 1993 dicevi, "Il male sono i soldi, ci vorrebbe più empatia." E questo si ricollega alla connessione tra tutti di cui dicevi prima. Possiamo dire che è questa la tua 'visione' artistica, no?
Assolutamente sì. È come se io avessi una passione per le persone, soprattutto quelle strane, perché le persone totalmente diverse da me mi affascinano: proprio perché non riesco a capirle le voglio capire, ed è come se in un certo senso volessi diventare quelle persone. Ed è forse anche una maniera di rimanere immortale, diventando parte del tutto, come se rimanessimo negli occhi degli altri.

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Un progetto ambizioso.
Sì, perché è come se gli occhi fossero delle terre. Dei pianeti.

Questo è il tuo primo documentario, ma tu hai anche una carriera fotografica alle spalle. Perché sei passata al video?
Volevo fare da tanto tempo un documentario che racchiudesse tante persone, perché da quando ho cominciato a fotografare fotografo la gente per strada. A un certo punto mi sono resa conto che le Instagram Stories, che erano il mezzo che usavo per riprendere la gente per strada, non erano quello giusto.

Il modo in cui usi Instagram è affascinante: soprattutto le didascalie, che sembrano dei pezzi di scrittura sperimentale. Ma ho letto che hai sempre scritto.
A me piace moltissimo scrivere. Mia madre scriveva e fotografava, è come se avessi preso queste cose da lei. Ti dirò, più che fotografare, oggi mi piace scrivere. E penso che Instagram mi abbia anche aiutato a scrivere in un altro modo. È come se scrivessi in maniera fotografica, per immagini. Cerco di portare avanti dei concetti su Instagram, giusti, per fare evolvere la società.


Guarda Noisey Meets Myss Keta:


Un altro ambito che hai sempre frequentato è quello musicale, per esempio comparendo in molti video, ultimo dei quali quello di Myss Keta. Mi hanno detto che uscirà a breve anche il tuo primo video musicale, che musica stai facendo?
Pop-trap-reggaeton-Battiato, nel senso che il producer si rifà a sonorità trap, però più commerciali, e i testi sono testi che parlano di cose: dei social; o del fatto che la gente non riesca a divertirsi senza bere; di Marte e del progetto di Elon Musk su Marte. E poi, be’ poi una banale canzone d’amore. Che ci sta.

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Sono cinque brani ma non li considero un album né considero me stessa una cantante: sono un'attrice che interpreta una cantante che si chiama Nea—che viene da "nuova" in greco e da Tea.

Volevo parlare della tua autoironia, per esempio quando da Cattelan…
Hai visto il calcetto? Ero emozionatissima, mi stavo cagando sotto. Contro Luca Toni.

Sì! Quello, e poi quando hai fatto tutti gli accenti diversi, così come quando hai pubblicato il video in cui parli con la dizione perfetta. Quello che fai è rispondere alle critiche o ai commenti che ti sono stati fatti prendendoti in giro, ma anche chiudendo la questione.
A me piace molto l’ironia, secondo me l’ironia è parlare del nulla dicendo qualcosa. Dicendo tutto. Ad esempio Young Signorino, che è ironico, nessuno lo capisce. È come se una metà della gente avesse un altro tipo di ironia, più istintiva. La mia è un'ironia più riflessiva, più intellettuale. Che poi è l’ironia surreale, legata al surrealismo, a Magritte, ma anche ai Monty Python.

Come dicevi prima tu sei anzitutto un'attrice che interpreta un ruolo. Come interpreti Tea?
Mi sento molto libera, mia madre mi ha insegnato a essere libera. Ed è come se mi sentissi in qualche modo un Arlecchino fatto di tutti i pezzi di vestiti degli altri personaggi. Come una bambina, mi piace sperimentare tutto. Magari anche rischiando—si vive una volta sola, quindi chissenefrega.

Ceci n'est pas un cannolo è stato presentato il 16 giugno al Biografilm Festival di Bologna, e andrà in onda in prima visione assoluta alle 19.45 di venerdì 29 giugno su Sky Arte HD.

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