Chi sono gli italiani che amano il calcio e odiano la Nazionale

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Chi sono gli italiani che amano il calcio e odiano la Nazionale

Appartenenti a gruppi ultras fedeli a una sola maglia, delusi dal sistema, snob, secessionisti sportivi: l'amalgama di coloro che odiano la Nazionale è piuttosto variegato. Abbiamo parlato con cinque di loro.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Ebbene sì, stasera comincia l'Europeo della Nazionale Italiana. Almeno per le prossime tre partite tutto il campanilismo, l'acredine e le infamate contro i tifosi avversari si placherà, lasciando spazio a un sentimento comune di scoramento per la maglia numero 10 data a Thiago Motta e per l'italiano sgrammaticato di Immobile e Insigne.

Le manifestazioni sportive nazionali sono belle proprio per questo: finalmente possiamo soffrire tutti insieme, senza antagonismi. O meglio, sarebbe bello se fosse realmente così. Ma non lo è. Sapete benissimo di chi sto parlando: gli amici con cui per tutto il campionato parlate di calcio, ma che non appena in campo c'è l'Italia si siedono al bar o in salotto accanto a voi e per 90 minuti esultano per ogni palla persa o gol subito dall'Italia. Appartenenti a gruppi ultras fedeli a una sola maglia, delusi dal sistema, snob, secessionisti sportivi: l'amalgama di coloro che odiano la Nazionale è piuttosto variegato. Per questo ho deciso di intervistare cinque tifosi che ripudiano la maglia dell'Italia, in modo da capire cosa possa portarti a gufare anche quando in campo hai un giocatore che si chiama Citadin. ANDREA, 26 ANNI

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Diciamoci la verità, esiste una Nazionale più zarra e triste di quella italiana? Lasciamo per un attimo perdere il fatto che questa particolare selezione fa talmente pena che non riesco a capire nemmeno come si sia qualificata per l'Europeo—ciò a cui mi sto riferendo è proprio la concezione stessa del movimento calcistico italiano. Quanto è da pezzenti essere conosciuti calcisticamente solo per il catenaccio? Il modo in cui ha sempre giocato la nostra Nazionale è svilente, almeno per coloro che possiedono un minimo di razionalità. Prendiamo ad esempio il Mondiale del 2006, è stato vinto giocando un calcio orribile pur avendo in squadra giocatori come Totti, Del Piero, Pirlo e Camoranesi. Il calcio difensivo all'italiana è vecchio, noioso, e se questo ben si riflette nel nostro campionato mediocre, la Nazionale—e questa Nazionale in particolare—ne è il simbolo più chiaro.

Ho sempre seguito con molto più interesse i campionati esteri, come la Premier League, e di conseguenza preferisco guardarmi le partite dell'Inghilterra o della Spagna. Visto come la penso, quindi, credo proprio che questo Europeo lo seguirò da solo: ai miei amici le mie gufate dell'ultimo Europeo e dell'ultimo Mondiale sono bastate, e credo che la mia presenza non sia più molto tollerata. VITTORIO, 27 ANNI Sono fondamentalmente convinto di una cosa, ovvero che qualsiasi tifoso italiano darebbe indietro tutte le coppe del mondo vinte dalla Nazionale pur di vedere il proprio club aggiudicarsi la Champions League. Io addirittura le ridarei indietro tutte, senza pensarci un secondo, per un altro scudo della Roma.

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Le competizioni nazionali sono un riempitivo durante l'estate, e una gran rottura di coglioni durante l'anno, perché interrompono il campionato durante le qualificazioni a Europei o Mondiali: non me ne è mai fregato assolutamente niente. Da quando Totti ha lasciato la Nazionale, poi, ho cominciato proprio a schifarla. E credo che negli ultimi anni non ci sia stata una Nazionale che detesto più di questa: da Conte fino a Bonucci, Chiellini e Candreva, trovo odioso quasi ogni singolo giocatore.

Quindi da oggi partono le mie gufate: frittatona di cipolle, Peroni ghiacciata e forza Belgio! SAMUELE, 31 ANNI

Ero troppo piccolo durante i Mondiali di Italia '90 per ricordarmi quella semifinale fra Italia e Argentina al San Paolo in cui gran parte dei napoletani tifava per Maradona, e non per la Nazionale. Per anni mi sono chiesto il motivo di quella scelta: ok che Maradona era quasi un dio per i napoletani, ma che senso aveva tifare contro il proprio paese?

Poi verso i 17 anni ho iniziato a frequentare lo stadio assiduamente e piano piano ad andare anche in trasferta con la curva, accorgendomi di come i napoletani venissero trattati in tutta Italia. Insulti, sputi, aggressioni. Avete presente il coro "O Vesuvio lavali col fuoco"? Credo sia quello più pacato che ho sentito in giro per gli stadi italiani. E non ci sono eccezioni, da Verona, passando per Roma, fino a Torino i napoletani vengono insultati non in quanto sostenitori di una quadra avversaria (come avviene fra tutte le tifoserie d'Italia), ma proprio perché napoletani. L'acredine e le umiliazioni che riceviamo negli stadi non le riceve nessun altro, come se fossimo quasi degli stranieri.

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Per quale motivo, quindi, un napoletano dovrebbe sostenere la Nazionale tifata dalle stesse persone che lo trattano come immondizia? Non ha senso, soprattutto considerando che la Nazionale è formata al 99 percento da giocatori che militano nelle squadre del nord. Fino al 2006 ho seguito la Nazionale e sono sceso in piazza per esultare dopo la vittoria, ma poi ho compreso che nonostante gli stemmi, le bandiere e l'inno questa squadra non mi rappresenta per niente.

GIUSEPPE, 25 ANNI Io credo nel Calcio. Scritto maiuscolo, perché intendo quell'Olimpo abitato da entità soprannaturali il cui sovrano indiscusso è lo sferico dio Pallone. Personalmente sono un discepolo della divinità Juventus e questo mi porta a seguire le partite in una sorta di estasi dionisiaca, un indiamento ascetico—che è la ragione che ha spinto mio padre a rifiutarsi di venire ancora allo stadio con me.

Ora, il mio attaccamento alla Nazionale è sempre stato direttamente proporzionale alla fede nella Juve. Che, in questo senso, è condizione necessaria ma non sufficiente. Infatti, da quando è iniziata l'era post 2006, il mio amore verso gli Azzurri è crollato esponenzialmente—nonostante la costante presenza del "blocco Juve". Il motivo è che odio la FGIC, la sua assoluta mancanza di progettualità e la sua corruzione così palesemente malcelata. Governata da manager assolutamente incapaci, improvvisati, spesso al limite dell'inettitudine, sono convinto che il declino del nostro movimento calcistico sia colpa sua.

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E la Nazionale altro non è che il suo riflesso. Così si fanno le guerre per gli "stage" (la cui utilità è quantomai dubbia) facendo finta di non vedere che siamo semplicemente scarsi. Abbiamo puntato su giocatori evanescenti solo perché stavano simpatici alla Gazzetta—i vari Cassano e Balotelli, per esempio—sperando nell'immortalità dei Campioni del Mondo. E ora che anche loro non ce la fanno più, abbiamo una rosa fatta di pippe ultramegagalattiche.

Ai molti che si ostinano a sbandierare un parallelo con la situazione del Mondiale in Germania, ricordo che allora avevamo semplicemente il portiere e la difesa più forti del mondo, insieme con alcuni fra i centrocampisti e gli attaccanti che avevano fatto la storia del calcio moderno. Oggi, l'innegabile realtà è che abbiamo un numero 10 che si chiama Thiago Motta. Dunque, per quanto le divinità pagane siano sempre lontanissime dal concetto di Giustizia, questa volta sarebbe davvero cosa giusta se uscissimo ai gironi con disonore. Nel frattempo tiferò Francia. Perché ci gioca Pogba, e perché ha le divise più fighe.

FILIPPO, 27 ANNI Seguo il calcio in ogni sua sfaccettatura da quando sono bambino. Il mio primo ricordo legato alla nazionale è, come per molti ragazzi della mia generazione, Baggio a USA '94, poi Zola e Chiesa, Di Biagio, l'Europeo in Olanda, la Corea e il biscotto nordico. La vittoria del 2006 è arrivata con queste delusioni enormi alle spalle ed è stata una gioia immensa, ma ho iniziato a rendermi conto che qualcosa si stava incrinando. Era l'estate di calciopoli, e con la maturità quel sentimento irrazionale ha lasciato spazio ai primi ragionamenti.

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Non è stato un disinteresse improvviso anche perché, tifando una squadra piuttosto impopolare tra i miei amici, aspettavo Mondiali ed Europei per condividere con loro una comune fede calcistica. Poi ho iniziato a frequentare la curva della mia squadra del cuore, e questo non è stato un terreno fertile per coltivare l'amore per la Nazionale. In quasi tutte le curve d'Italia, infatti, il tifo organizzato schifa la nazionale per diversi motivi e, soprattutto, se ne disinteressa dato che ha già un'identità forte e definita e non ha bisogno di cercare soddisfazioni altrove.

Il calcio è in una fase di cambiamento e tutto il carrozzone che si porta dietro rischia di prendere la strada del non ritorno. Quando ho iniziato a documentarmi su chi fossero gli artefici di questo declino, ho notato che i loro nomi sono legati a questo sport esattamente da quando la merda ha iniziato a venire a galla. Molto spesso non sono uomini di sport, come Abete, Carraro, Matarrese, Beretta (prima in Fiat poi in Confindustria poi Unicredit e ora Presidente di Lega e vice Presidente di Federazione) o Tavecchio, preceduto dalla sua collezione di figure di merda e dal suo curriculum di indagini, perquisizioni e accuse.

Con la presidenza di Tavecchio, supportato da Lotito (che te lo dico a fare) si è toccato l'apice. Loro sono il presente e, con le loro decisioni, il futuro del nostro calcio, perciò ho deciso di tifare contro i possibili successi dell'Italia. Spero che il loro lavoro sia un fallimento così che, prima o poi, il sistema calcio italiano ritrovi la sua dimensione, lontano da chi l'ha portato a essere una brutta copia di quello sport che mi ha fatto innamorare da bambino.

Guarderò le partite e lo farò con molta tranquillità, ma rimarrò della mia idea, facilitato in questo anche dall'odio profondo verso il CT della nazionale, il degno condottiero di un'armata che potrà vincere una battaglia ma che è destinata a morire. I miei amici però non riescono a prenderla troppo alla leggera, e anzi alcuni si rifiutano di guardare le partite insieme al sottoscritto. E cercano pure di impedirmi di manifestare il mio dissenso: visto che vivo a Firenze, durante il ritiro a Coverciano mi è capitato di incrociare Zaza e Barzagli mentre ero in scooter con un mio amico. Avrei voluto simpaticamente infamarli, ma lui ha prontamente accelerato impedendomelo, sostenendo che "i ragazzi ora rappresentano la Nazionale e non si toccano."

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