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"Age of Empires III" mi ha aiutato a curare la mia depressione

I videogiochi sono una droga come le altre. Questa la storia di come la mia esperienza con 'Age of Empires III' e con il senso di colpa derivante dal giocarci troppo mi ha aiutato a diventare un essere umano migliore.

Una schermata da

Age of Empires III

I videogiochi sono una droga come le altre. Che tu senta il bisogno di farti del male o di scappare dai tuoi problemi, calarti e sparire in un mondo inventato in cui giochi a fare Dio può aiutarti a superare qualsiasi brutto momento. Quando ti senti confuso, arrabbiato, solo, strano o semplicemente quando ti annoi, non c'è niente di meglio dei videogiochi.

Questa la storia di come la mia esperienza con i videogiochi e il senso di colpa derivante dal dedicare ad essi una parte troppo consistente della mia vita mi ha aiutato a diventare un essere umano migliore. Sono stato fissato con i videogiochi fin da adolescente: Zelda, Super Mario, RollerCoaster Tycoon e la serie di Age of Empires. Da adulto li ho abbandonati, ho cominciato a viaggiare, fare sesso e a incontrare gente stimolante con cui mi trovavo bene. Poi un giorno mi sono trovato in un paese straniero, senza lavoro e senza soldi. E mi sono rifugiato là dove mi sentivo più a mio agio: nei giochi di strategia in tempo reale e in Age of Empires III.

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Sono le 3 di pomeriggio, sono disoccupato e la mia ragazza sta uscendo per fare la spesa. La porta sbatte. Mi precipito davanti al computer e mando immediatamente migliaia di uomini a morire. Mentre gioco perdo la concezione dello spazio e del tempo, sconfiggo la morte perché non sono più cosciente di esistere. La porta sbatte di nuovo. Nascondo la finestra e apro Gmail, in modo che la mia ragazza pensi stia cercando lavoro. Vengo travolto dal senso di colpa come una doccia ghiacciata.

Il fatto stesso che non volevo che la mia ragazza mi giudicasse dimostrava che in realtà mi stavo giudicando da solo. Mi sentivo un adolescente patetico si nascondeva in un mondo fantastico per scappare dai suoi problemi. Mi punivo per aver giocato e mi sentivo ancora più depresso di prima. Il che, ovviamente, mi spingeva a giocare di nuovo.

Le cose sono peggiorate. Leggevo un libro sull'attivismo sociale in Brasile e immaginavo orde di Spahi che affettavano i contadini nei loro campi. Mi addormentavo e realizzavo all'improvviso che se mi fossi alleato con il Cherokee locale in Texas forse sarei riuscito a proteggere la mia ferrovia dagli inglesi.

Niente richiede la stessa attenzione e concentrazione di un videogioco di strategia in tempo reale storicamente accurato il cui scopo è la costruzione e la gestione di una civiltà. Tutto è importante, dal luogo in cui decidi di costruire il mercato al numero di Giannizzeri che addestri prima del primo attacco. Una volta che premi start, vieni preso completamente dentro il gioco.

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Il primo passo per uscire da una dipendenza è ammettere di avere un problema. Per me, la rivelazione è stata doppia. La prima, che ero ossessionato da Age of Empires III. La seconda, che odiavo me stesso per questa ossessione. La cosa nociva per me non era il gioco, ma la pressione che mi mettevo addosso per non giocarci. Così, ho cominciato a studiare le mie abitudini e la mia dipendenza.

Prima scoperta: Age of Empires è allo stesso tempo stimolante e deprimente

La mattina giocavo per farmi forza. Mi concentravo su un obiettivo semplice e accattivante: metter su un esercito di granatieri e distruggere la Francia. Questo mi dava l'impressione di star combinando qualcosa, anche se poi buttavo il resto della mia giornata. La notte, per combattendo lo scoraggiamento, mi mettevo il computer sulle ginocchia e guardavo le miei moschettieri distruggere la fanteria spagnola insieme alla mia dolorosa solitudine.

Seconda scoperta: è una droga silenziosa, versatile, e sempre accessibile.

È difficile iniettarsi eroina in una biblioteca. Invece ad Age of Empires si può giocare ovunque, in ogni momento. Devi semplicemente tirare fuori l'ago (il computer), prepararti la dose (addestrare i soldati) e liberare la mente alienandoti dal mondo esterno.

Terza scoperta: mentre giochi, tutti ti ascoltano e tutti si fidano di te

Selezioni il colono, selezioni la casa: il colono costruisce una casa. Selezioni il moschettiere, selezioni il colono: il moschettiere uccide il colono. Il senso di potere assoluto che ne deriva è perfettamente chiaro. E se sbagli e la tua colonia viene distrutta puoi sempre iniziare una nuova partita senza che la tua popolazione abbia niente da eccepire.

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Se le prime due scoperte hanno evidenziato quanto quella dipendenza fosse facile da mantenere, la terza è stata la chiave della mia ripresa. Mi sentivo impotente e volevo sentirmi potente. Vivevo in un paese nuovo, senza amici, con una relazione in crisi e senza un lavoro che mi distraesse da tutto ciò, mi facesse guadagnare dei soldi e mi desse un ruolo sociale e uno scopo.

Le droghe e l'alcool non erano la soluzione per me, rendevano solo più chiara la tristezza della mia situazione. Avevo bisogno di qualcosa che mi costringesse a concentrarmi; avevo bisogno di una via di fuga che mi facesse dimenticare di pranzare e del fatto che non avevo ricevuto nessun messaggio.

Un'altra schermata da

Age of Empires III

Age of Empires III è stato il bozzolo in cui mi sono rinchiuso per sfuggire al dolore e alla confusione della mia vita. Ma realizzare che stavogiocando a fare Dio mi ha aiutato ad accettare la mia umanità e le mie debolezze. Sono una persona piuttosto arrogante e mi considero superiore ai miei amici che passano la notte a guardare Orange is the New Black perché ai miei occhi è una gravissima perdita di tempo. Credo sempre che ci sia qualcosa che puoi fare per migliorarti: leggere, scrivere, suonare, fare sport—qualsiasi cosa. All'inizio non volevo ammettere di essere dipendente da un videogioco perché la vedevo come un'incapacità di relazionarsi al mondo reale, e al dolore e alla confusione che contiene. Poi ho realizzato di non essere Dio. A volte mi sento giù e perdo le speranze e in quei momenti ho bisogno d'aiuto.

Le uniche cose in grado di sconfiggere la mia dipendenza dalla sensazione di potere datami da quel videogioco sono gli amici. Non ho mai rinunciato a passare unpo' di tempo con un amico per giocare a Age of Empires. Quando sono circondato da persone divertenti, non sento il bisogno di giocarci. Quando mi trovo in un posto sconosciuto, senza lavoro e senza stimoli, mi rifugio in quell'universo fittizio.

La mia esperienza con Age of Empires III mi ha aiutato a diventare una persona migliore. Adesso capisco chi passa il fine settimana a piangere davanti a una serie tv o gioca a Candy Crush invece di leggere i giornali. La vita può essere una merda, ma è decisamente meglio consolarsi massacrando un mucchio di soldatini virtuali che far finta che tutto vada bene per poi buttarsi sotto un treno.