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L'alba dei fasci morenti

Se il corteo di CasaPound è stata la “sagra della salsiccia”, dalla costituente di Alba Dorata Italia c’era quella dei fagioli co’ le cotiche.

Foto di Gianmarco Panucci.

Dopo l’articolo su CasaPound, torniamo a occuparci delle Destre italiane con la costituente di Alba Dorata Italia, tenutasi a Roma il 21 dicembre 2012. Anche in questo caso, sembra che la gente della strada, i giornalisti e i politici si siano preoccupati per nulla: se il corteo di CasaPound è stata la “sagra della salsiccia”, da Alba Dorata c’era quella dei fagioli co’ le cotiche. 

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Nella “pittoresca cornice della città eterna ‘ROMA’, sabato [sic] 21, Alba Dorata vede la sua Costituente Italiana” all’Ergife, un Hotel su via Aurelia.  Un “movimento innovativo per riportare alla luce i fasti di un popolo schiacciato, un popolo dal timore di non riuscire a sbarcare il lunario”.

Ci presentiamo a Miriam Fadda, figlia del Segretario Piemontese di Alba Dorata “Fadda Dr Mauro”. Miriam ha ventun anni ed è la responsabile giovanile. Ci informa che ci sarà un ritardo di mezz’ora, dopo scrive su un quaderno “vais” e noi entriamo.

A chi si domanda in che modo Alba Dorata Italia sia collegata all’omonimo partito greco, risponde il delegato del Lazio, Bruno Berardi: “Non siamo Hitler, non siamo razzisti, siamo nazionalisti. Abbiamo usato il simbolo per attirare l’attenzione, altrimenti nessuno ci filava, altrimenti eravamo liquefatti. Non abbiamo niente a che vedere con Alba Dorata, ci distingue la serietà. Siamo persone normali, pulite, visto che la corruzione dilaga in maniera brutale. Si comprano le macchine, la prostituta coi soldi del cittadino. Siamo paladini dei problemi della gente.” Lo urla in barese. Un giornalista distratto chiede: “Ma lei chi è?”, lui non si scoraggia: “Bruno Berardi, se lei fa un giro in Internet trova tutte le mie battaglie.” Poi si siede e mentre intervistano il segretario nazionale Gardossi, Bruno grida al cellulare: “E dai! Porta pure qualche amico che ci facciamo una magnata.

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I giornalisti nell’attesa non sanno che fare. Uno guarda un video di Beppe Grillo, qualcun altro intervista tutto: Gardossi, Berardi, Fadda Dr padre, Fadda figlia e un vecchio coi Ray-Ban appena arrivato. “Lei è di destra?”, “Eh?”, “Lei è di destra?”, “Ah sì, certo.”

Io raccolgo uno dei 200 giornali posati sulle sedie vuote. È la Nuova Gazzetta Piemontese, il mensile ufficiale del partito.

Quando non sono fototessere degli esponenti di Alba Dorata, le foto del giornale sono immagini di V per Vendetta. Un film che ne ha fatta di strada, dalle facoltà di Ingegneria Elettronica.

“Dal PD al PDL è un carrozzone di matti. Un enorme bluff destinato solamente a fallire con la rivolta delle popolazioni che molto probabilmente sfocerà nel sangue. Sappiamo che matrix (illusione), imperante, mette tutti contro tutti.”

Sto per leggere la ricetta delle “Lasagne di pane carasau, peperoni e pecorino fresco”, a pagina dieci, ma devo chiudere il giornale. Si comincia.

Il primo a parlare è il segretario nazionale. La sala si è riempita di dieci persone. Saranno loro che a turno interverranno nel dibattito. “Non è Alba Dorata a dire alla gente cosa fare, ma il contrario.”

Gardossi è timido, legge da un foglio nascosto dietro il segnaposto “e io pago”, ma l’attacco è cazzuto: “Hanno detto che sono Hitler. Boutade! Noi abbiamo il meandro perché simbolo conosciuto della Grecia, culla della civiltà europea. Non la svastica. Non siamo nipoti della destra storica, siamo oltre… siamo sopra. Ci hanno detto che siamo fascisti. Dal fascismo si può prendere la parte migliore. Ci hanno detto che siamo razzisti. Non è questione di razza ma d’impatto sociale. Altre cose di cui ci accusano… ah, basta. Basta.”

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Pare avvinazzato, quando elenca le “cose concrete”: “Scie Chimiche. Le torri gemelle se le sono tirate giù da soli gli americani. La sanità? È uno schifo, dentro fa schifo. La chemio fa venire i tumori, fa schifo. L’Euro fa schifo.” Spiega cos’è il signoraggio bancario, ribattezzato la “partita di giro truffaldina”, in un minuto e mezzo come un tutorial di YouTube.

Sulla questione meridionale “si auspica che lo Stato si prenda cura di loro, anche se è difficile, perché lo Stato è più ladro di loro. Per dire.”

Ai partiti che hanno appoggiato questo governo, “senza fare nomi”, una volta vinte le elezioni, “darà il foglio di via e via! Proponiamo che tutti coloro i quali che hanno fatto in modo che la nostra Nazione si riducesse in questo stato, politici in primis, il sequestro dei loro beni e la scelta dell’esilio o lavori forzati.”

Interviene la signora Bossi, di cui non si conosce il ruolo, che sale sul palco insieme al “Dio Danaro”, alla “certezza della pena” e alla “mano dei poteri forti”, per ricordarci che “l’Italia è una grande Nazione, perché siamo i più creativi, i più intelligenti, e dobbiamo rialzare la testa di questo meraviglioso Paese.” Battono le mani, dal palco. “Questo applauso mi dà speranza in un futuro migliore. Ad maiora!”

E infatti è il turno di Berardi. “Perché si vuole liberare le carceri prima della campagna elettorale? Che ruolo hanno i delinquenti e i mafiosi nella politica? Ho visto molti pensionati che vanno a rovistare nella spazzatura. Io non vedo extracomunitari che lo fanno. Lo fanno gli italiani: se per noi valgono le leggi, valgono anche per loro!”

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Gli immigrati sono al centro dell’intervento anche di Fadda Dr: “Io non sono razzista, sono sardo. Ma venire in Italia e appropriarsi di tutti i diritti è una furberia, non è giustizia.” Non parlategli d’Europa a Fadda Doctor: “L’Euro è una grande fregatura. La Germania avrà pure l’economia forte, ma noi abbiamo il 70 percento del patrimonio mondiale.” Quando critica la FIAT non si ricorda come si chiama l’amministratore delegato e glielo suggerisce la figlia, nel microfono.

È il momento di Carlo Bezzini da Piacenza. “Io sono figlio di un contadino e me ne vanto. Noi non sappiamo più qual è la frutta di stagione.” Carlo Bezzini alla cassa due. “Il contadino è patrimonio dell’umanità.” Secondo applauso. “C’è un problema generazionale. Chi diventerà contadino domani? Boh. Concludo. Occorre lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Finito.”

Dopo il Bezzi c’è uno che non si presenta né è presentato, avvicinatosi ad Alba Dorata grazie a Facebook: “Quando vedo il simboletto mi piace dire: è l’alba di una nuova era.”

Vincenzo Maresca da Napoli (mi ha dato il suo biglietto da visita scusandosi: “Qui c’è scritto segretario nazionale, ma non è vero, si sono sbagliati: sono vice”) è il satanasso del partito. “Ma a che cazzo servono ste regioni? Mi sono rotto i coglioni. Noi ci arriviamo al governo. La sala vuota mi dà carica. Il telefono l’ho dovuto spegnere che c’è troppa gente che mi chiama.”

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Mentre Gardossi sta per concludere, uno del pubblico alza la mano. Chiede se può intervenire, è venuto col treno apposta. È invitato a salire, Maresca è l’unico a cedergli il posto, a patto di urlare al microfono: “Vota Antonio, vota Antonio,” appena saputo il suo nome. Anche Antonio ha detto la sua sugli immigrati, quel giorno.

Gardossi è esausto, vuole andare a casa, ma Maresca si è dimenticato di dire una cosa importante. Gardossi tira giù una madonna smozzicata nel microfono, l’indiavolato vuole il terzo applauso della mattinata: “Se in caso vinciamo: abolizione del vitalizio!” Non ce la fa. Gardossi sigilla l’incontro con una nota triste: “Ho preso contatto con Scilipoti, ma poi non si è più fatto sentire.” Maresca strilla: “Meglio!” Terzo applauso.

Tanti giornalisti se ne erano andati prima della fine, e gli ultimi hanno preso gli esponenti di Alba Dorata e con la forza gli hanno messo le bandiere in mano, o li spostavano vicino a uno striscione, per scattare foto patetiche. Si facevano fare di tutto, quei gentili. Non sapevamo più che inventarci. Ho chiesto a Gardossi di piazzarsi davanti al proiettore per avere il simbolo del partito in fronte. Non ha fatto una piega, la testa gli è diventata gialla. Gianmarco ha scattato. Se vincono le elezioni, per congratularmi, gli faccio teschio.

Segui Matteo su Twitter: @stai_zitta