Alla Yakuza non piace farsi fotografare

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Alla Yakuza non piace farsi fotografare

Nonostante questo, il fotografo Jesse Lizotte ha convinto il famigerato gruppo mafioso giapponese a essere immortalato nella serie Born Too Late.

Tutte le foto di Jesse Lizotte.

Che la Yakuza non sia molto aperta con gli sconosciuti, non dovrebbe sorprendere. Soprattutto con gli stranieri con una fotocamera. Nonostante questo Jesse Lizotte, fotografo di Sidney, ha convinto il famigerato gruppo mafioso giapponese a essere immortalato nella sua ultima serie, Born Too Late.

Jesse ha una certa esperienza nel convincere le persone a fare cose che non farebbero di solito. Qualche tempo fa ha seguito i Nazi Lowriders di Chicago e Los Angeles. Ma perfino per lui convincere i membri della Yakuza a farsi ritrarre, e fotografarne le dita mancanti e i tatuaggi con i nomi delle persone che avevano ucciso non è stato un lavoro facile.

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Lo abbiamo contattato in occasione della sua mostra a Melbourne. Abbiamo parlato di come le due gang si influenzino da una parte all'altra dell'oceano e di come la cultura della Yakuza stia cambiando con la nuova generazione.

VICE: Con Born Too Late hai ritratto soggetti veramente forti. Come sei finito a passare del tempo con la malavita giapponese?
Jesse Lizotte: A essere onesti, non è stato proprio il gruppo di persone più semplice da fotografare, come straniero. E sono anche il tipo di persone che non amano farsi fotografare. Hanno una mentalità completamente diversa. Gli uomini della Yakuza vanno dritti per la loro strada—ti rendono chiaro che a loro non frega un cazzo. Ne hanno passate tante e sono stati scartati dalla società. Il loro atteggiamento non è quello che ti aspetteresti da un giapponese qualunque.

Ti sei mai sentito in pericolo, con loro?
Sì. C'è stata una volta in cui il mio interprete mi ha accompagnato a fotografare un ragazzo, che non era molto felice della mia presenza. Sono rimasto lì in piedi in silenzio per circa un'ora, fino a quando mi ha detto che era pronto. Si è tolto tutti i vestiti fino a rimanere completamente nudo—era tappezzato di tatuaggi. Gli mancavano quattro dita. Non voleva farsi fotografare il volto, ma non mi è sembrato il caso di discutere. Sul petto aveva il simbolo del suo clan, e dato che non potevo fotografarlo, lo ha coperto con le mani. Sul ventre aveva i nomi di alcune persone che aveva ucciso. Ha voluto controllare ogni singola foto. E alla fine me ne ha lasciate tenere solo due—una della sua schiena e una del torso.

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In che modo Born Too Late fa a un po' da sequel a Lowrider?
Non avevo mai pensato di mettermi in mezzo a tutti questi casini. Non è che mi interessasse andare alla ricerca di feroci criminali, è che è andata così. Born Too Late è nato un giorno che ero a casa di uno di loro a Los Angeles: su un muro teneva le foto di uomini in carcere. Al centro c'era una foto di un giapponese, che era appena stato rilasciato. Sono riuscito ad avere la sua mail e a contattarlo, e alla fine lui mi ha risposto solo, "Ecco il mio numero. Chiamami quando arrivi a Tokyo". E così ho fatto.

Dopo aver lavorato con queste gang, puoi dire di aver notato influenze occidentali sulla malavita giapponese?
Decisamente. Dovresti vedere i ragazzi più giovani come si mettono in mostra per le strade di Tokyo, con le loro Nike etc. Guidano Lamborghini, sembra proprio che dicano, "Guardami, sono della Yakuza." I più grandi, invece, sono molto più riservati.

Ci sono differenze generazionali sostanziali nella Yakuza?
La nuova generazione ha un aspetto molto diverso, vedi proprio l'influenza occidentale: ascoltano musica occidentale, guidano auto occidentali. Credo che si identifichino più con l'immagine del gangster che non ha paura di nulla. I più grandi, invece, sono ancora molto tradizionalisti. Ho parlato con un uomo del rito secondo cui quando fai una cazzata ti tagli un dito. Si è persa questa usanza. Se sei nella merda oggi ti basta pagare solo una quantità spropositata di soldi.

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È ancora molto forte il concetto di gerarchia—i ragazzi più giovani rispettano molto i più anziani. Non mangiano finché quelli con più esperienza non gli danno il permesso. E poi gli aprono le porte e gli versano il sake.

Quando ritrai questo tipo di persone, così "glorificate" ma responsabili di tanta violenza, cerchi di far passare anche un messaggio? O ti limiti a documentare?
Sentivo che era importante ritrarre questi personaggi perché sono una razza in via d'estinzione. Solo che non volevo far passare nessuno come "uomo sensazionale". Non volevo nemmeno usare la parola Yakuza, perché la gente sa già tutto. Volevo che fosse più di questo.

Intervista di Sam Nichols. Seguilo su Twitter.