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La cronaca di quello che avviene il pomeriggio dell'11 agosto è abbastanza terrificante. Secondo i resoconti, dalla sede di MTL in via dei Bizantini—che si trova proprio davanti il centro d'accoglienza—spunta fuori uno striscione che recita "Dovete stare nella savana." La strada viene bloccata da due auto messe di traverso, e il gruppo composto da una settantina di manifestanti comincia a rivolgere insulti razzisti ("negro di merda") ai ragazzi e minacce agli operatori ("Stanotte vi facciamo saltare in aria").Un manifestante, racconta Avvenire, "sbuccia una banana, getta a terra la buccia e la calpesta.". Un altro, come mi dice il coordinatore del "Luna Rossa" Nicola Emanuele, indossa una maglietta con il Duce. I militanti di CasaPound, tra cui c'è anche il consigliere comunale Mimmo Gianturco, intonano il classico coro "Il centro d'accoglienza non lo voglio." A un certo punto, alla protesta prendono anche parte alcuni esponenti del clan Torcasio, che gridano: "Volete capire che ve ne dovete andare?" Vista la situazione di tensione, un funzionario di polizia entra nel centro e invita i presenti a non reagire in alcun modo, altrimenti "rischiamo una carneficina."
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Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni esponenti politici, Emanuele mi conferma che in mezzo alla piccola folla gli abitanti del quartiere saranno stati al massimo "quattro o cinque." Chi ha preso parte alla protesta, insomma, veniva da fuori. E infatti, afferma Emanuele, c'erano "gruppi di ultras delle squadre di Lamezia e persone dei partiti, ma non del quartiere. Anche perché il rapporto con quest'ultimo è molto tranquillo. Certo, non ci aspettavamo assolutamente che potesse succedere una cosa del genere."Subito dopo la protesta, mi spiega Emanuele, c'è stato un "leggero aumento di azioni provocatorie" nei confronti dei ragazzi, ma da allora "la situazione sembra che si sia tranquilizzata." I minori stessi, continua il coordinatore, si sono "meravigliati di questa situazione," ma gli operatori del centro hanno cercato di far capire ai ragazzi che chi protesta contro di loro è "una minoranza che non rappresenta la città."Per il coordinatore del centro, comunque, l'impressione principale è che si sia trattata di "un'azione politica" legata anche alla "difficoltà ad accettare la nostra presenza all'interno del quartiere o in un palazzo confiscato alla mafia. Hanno usato quella notizia per creare un'occasione di scontro o comunque di protesta." Don Panizza, dal canto suo, ha usato parole particolarmente dure per stigmatizzare la manifestazione xenofoba: "Siamo al sonno della ragione, all'oscurantismo, allo squadrismo. I temi della vita, dei diritti, della legalità sono stati calpestati."E alla fine, l'intera vicenda è l'ennesima conferma che dietro a questo tipo di manifestazioni—come abbiamo già scritto diverse volte—ci sia un preciso progetto politico, e non l'esasperazione di indifesi "cittadini indignati."Segui Leonardo su Twitter