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Caro maschio contemporaneo, che palle la vita vero?

È vero, la nostra generazione è diversa dalle precedenti: dipendenza da porno, incapacità a legarsi e social network compresi. Ma se smettessimo di farci la guerra tra maschi e femmine, e pretendere cose che non esistono più, sarebbe tutto più facile.

Illustrazione di Zoë Ligon.

"Noi donne ci ritroviamo circondate da figafobici e criptochecche": sembra l'inizio di un manifesto programmatico, invece è una citazione da uno degli articoli più condivisi dai miei contatti Facebook negli ultimi giorni. L'articolo/lettera s'intitola Caro Maschio Contemporaneo, riprenditi la Sacra Fregna e se non fosse comparso su una testata e non fosse stato accompagnato da commenti Facebook edificanti (da uomini per uomini) tipo "[L'autrice] ha ragione!!! Mettetele in condizioni di darvela sta benedetta sorca!!! Uomini, non fate i froci!!!" avrei pensato che qualcuno avesse messo di fila tutti i discorsi motivazionali che ci si fa tra amiche quando qualcuno, a letto con te, non ci vuole venire.

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In pratica, nella lettera, un'editorialista abbastanza seguita si lamenta della scarsa virilità degli uomini d'oggi—che se certo sono subissati da donne sempre più prepotenti ed emancipate, dovrebbero tener duro e capire che le ragazze, anche se fanno le indipendenti, sotto sotto il messaggino della buonanotte lo vogliono, l'uomo maschio lo vogliono, la cena la devi pagare. Non "per esempio", ma proprio così.

La lettera ha la lungimiranza di ammettere che anche le donne non sanno cosa vogliono—attaccandoci però la storia del rapporto modelle-realtà—e che i maschi non sono certo in una facile posizione, ma dopo averla letta e vista condivisa ho avuto l'impressione che l'ultima cosa di cui ti faccia venire voglia un tale j'accuse è quella auspicata nell'ultimo paragrafo: risolvere le proprie controversie a letto.

Insomma—se mi è permesso, e lo è, dato che questa categoria si chiama "opinioni"—vorrei esprimere il mio punto di vista sulla questione cercando di spiegare perché non mi trovo esattamente d'accordo con la lettera.

Cominciando dal principio: Caro Maschio Contemporaneo, prima di metterti a pensare a come non fare il frocio!!! fermati un secondo e ascolta—va bene così. Piuttosto preoccupati se sei di quelli che rimpiangono i tempi in cui una ragazza "se gli piaci non te la dà, come succedeva dieci anni fa" (riprendo dalla lettera). Io sono felice se non mi consideri solo una sacra fregna con attaccato un corpo a cui è capitato di essere lì—mi pareva tra l'altro che fossimo tutti d'accordo su questo punto, una volta fuori dai tumulti ormonali dell'adolescenza.

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Anzi, se invece che auspicare un ritorno alla virilità da re Carlo che deflora le mondine si potesse decidere per un'evoluzione comune, sarebbe ancora più bello. La mia proposta è questa: che smettiamo di fare maschi contro femmine come nel cortile delle elementari, dandoci le colpe a vicenda. Altrimenti continueremo come la madre di un'adolescente problematica a scrivere lettere all'altro sesso e a suscitare commenti Facebook di risposta tipo, "Se siamo azzardosi, per voi siamo maniaci e con la testa sempre alla fregna. Se siamo più attenti e vi diamo troppe attenzioni perdiamo di virilità. […] Volete la superiorità al maschio o essere uguali a lui, e poi vi lamentate che il maschio non è più maschio dominante." E quindi, soluzioni?

È vero che la nostra generazione è diversa da quelle precedenti—esistono differenze effettive, per esempio possiamo scrivere a una persona che non conosciamo che vogliamo andare a letto con lei, possiamo guardare un sacco di porno di ogni tipo se ci va e non avere problemi ad ammetterlo. Certo, a volte il fatto di essere sempre connessi ci fa sentire come se ci stessimo perdendo qualcosa, possibilità di fidanzati migliori comprese. Ma perché c'è tutto questo bisogno di vederlo solo ed esclusivamente come un problema? Il punto è che quando se ne sente parlare—cito dalla lettera, "i giovani che fanno più sexting che sesso," "oggi siamo tarati sull'estetica dello YouPorn"—sembra che ci abbiano congelato nel 1916 e scongelato nel 2016, in un mondo creato da un'AI apposta per farci diventare più paranoici, più impotenti, più fragili e inadatti. Che palle, possiamo essere d'accordo su questo? Che palle. Così come perpetuare l'idea che donne e uomini siano universi inavvicinabili tra loro non ci porterà di certo a un avvicinamento improvviso (per chi questa inavvicinabilità la vede, ovviamente), anche voler trovare problemi ovunque non aiuterà nessuno a risolverli.

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Difatti, care femmine contemporanee, il mondo è ancora pieno, ma pieno raso, di maschi che ci provano (anche alle serate gay, davvero, secondo me i maschi vanno alle serate gay per depistarti)—e quelli che ci provano per il semplice gusto di vedere che faccia hai mentre vieni sono ancora talmente tanti che hanno aperto un sacco di social network apposta.

"Perché in fondo [voi maschi] vi dite che c'è la parità, perché dovete provarci sempre voi? Perché siete maschi. Ecco perché," è probabilmente la frase che mi ripeterei se, con gli occhi dell'animale davanti ai fari dell'auto, aspettassi che il quarto negroni faccia effetto per lanciarmi sul ragazzo che mi piace e non mi si fila sapendo di schiantarmi sul cofano della sua indifferenza. Ma come frase "antropologica", mi fa rabbrividire. C'è questa cosa che avviene da milioni di anni a questa parte, e si chiama evoluzione. Ai vertebrati succede in continuazione: prima saltavamo sugli alberi e adesso pure in Italia ci sono le unioni civili (ok, non che sia tutto risolto, ma è qualcosa). Cosa dimostra questo? Che quando qualcuno sente il bisogno di scendere in piazza contro un cambiamento quel cambiamento, a livello di coscienza e di vita vera, è già avvenuto: così per il Family Day, così per le lettere che vanno a fare le pulci alle percentuali offensiva/resa dei maschi.

La verità è che davanti ai sentimenti e al sesso finiamo tutti come Piero e Susi Susina in Ovosodo, e al di là delle staffilate di frustrazione e delle illusioni di onnipotenza e insufficienza che ci hanno dato tecnologia e pornografia, siamo condannati a incrociarci sulle scale un sacco di volte prima di diventare adulti. Prima di avere un'intelligenza relazionale matura. Prima di renderci conto che l'autocritica corporea esiste da sempre e che se è vero che oggi ci sono più possibilità di vedere appiccicata alla fermata dell'autobus una delle cinque donne più belle del globo, la soluzione non è cambiare la società contemporanea che mercifica la donna ma smettere di considerare che la cosa più importante che puoi regalare al mondo è la forma del tuo culo—ovvero, molto semplicemente, crescere.

Crescere vuol dire smettere di dare la colpa alle malattie del nostro tempo e di lamentarsi dell'altro sesso e accettare il fatto che il nostro culo continuerà a occupare tutto il seggiolino della metro non importa quanta palestra facciamo. In attesa di crescere tutti un po', caro maschio contemporaneo, va bene così.

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