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Perché un sacco di persone stanno manifestando per un cane ucciso in Calabria

Il mese scorso, a Cosenza, quattro ragazzi hanno torturato e ucciso un cane randagio. Per qualche motivo il fatto ha scatenato la follia collettiva e tra hashtag e manifestazioni tutta l'Italia è impazzita per il cane Angelo.

L'Urlo di Angelo. Grab

via Facebook

Prima di stamattina, se mi avessero linkato una pagina che invoca giustizia per un certo Angelo, avrei pensato a una persona. Poi qualche ora fa, come è effettivamente successo, qualcuno su Twitter ci ha segnalato la pagina Facebook L'Urlo di Angelo. Quando ho scoperto che Angelo non era una persona ma un cane brutalmente ucciso in Calabria, mi sono sentito un po' strano; mi sono sentito ancora più strano quando ho notato l'enorme quantità di like, commenti e iniziative organizzate dalla pagina.

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In ogni caso, i fatti sono questi: lo scorso 25 giugno a Sangineto, un comune di 1300 abitanti in provincia di Cosenza, quattro ragazzi hanno torturato a morte un cane randagio, impiccandolo e bastonandolo. A quanto pare, alla base del gesto ci sarebbe stata la volontà di "punire" il cane, che ritenevano responsabile della morte di alcune capre. Mentre uccidevano il cane, i quattro hanno ripreso tutta la scena con il cellulare e il giorno dopo hanno postato il video su Facebook. Questo ha—comprensibilmente—creato scandalo nella comunità locale, portando all'intervento dei carabinieri che hanno denunciato i ragazzi per "uccisione di animali in concorso," reato per cui rischiano una pena da quattro mesi a due anni.

Si potrebbe pensare che la questione fosse destinata a risolversi così. Un crimine efferato ha sconvolto la vita di una tranquilla cittadina, i responsabili sono stati individuati e denunciati, fine. Invece, già dai giorni immediatamente successivi al fatto, l'uccisione del cane ha scatenato una reazione collettiva che non si vedeva dai tempi dell'orsa Daniza.

Il primo passo è stato l'intervento della Lega Nazionale in Difesa del Cane, che ha subito iniziato una campagna per chiedere "giustizia e punizioni esemplari contro gli autori di un gesto tanto vile e crudele contro un povero cane indifeso," annunciando che si sarebbe costituita parte civile al processo e lanciando una petizione online che il 29 giugno, appena quattro giorni dopo il fatto, contava già 22mila firme.

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Intanto, il cane è stato battezzato Gegè. "Questa infelice creatura, che abbiamo voluto chiamare Gegè per ricordarlo con un'identità, reclama che sia fatta giustizia e come lui tutte le altre vittime di uomini perversi e senza cuore," ha dichiarato Piera Rosati, presidente della LNDC.

A quel punto, era già troppo tardi per provare ad abbassare i toni. Quando ha provato a farlo, il sindaco di Sangineto Michele Guardia è stato subissato di insulti e minacce da parte di una folla inferocita che lo accusava di voler minimizzare quanto accaduto. Persino l'avvocato di due dei ragazzi coinvolti nella vicenda, intervistato da una testata locale, ha dovuto precisare di avere "un pastore tedesco e tre gattini" e di essere "un amante degli animali."

Secondo l'avvocato, i ragazzi che hanno ucciso il cane sono seguiti da uno psicologo e non si sarebbero resi conto di quello che stavano facendo. "È stato un susseguirsi di azioni che loro non volevano compiere. Sono pentiti di quello che hanno fatto," ha detto. Ovviamente, queste dichiarazioni non hanno fatto altro che gettare benzina su un fuoco che già si alimentava piuttosto bene da solo.

Una delle foto inviate dagli utenti della pagina. Immagine

via Facebook

A quanto pare, il reato di cui i quattro ragazzi sono accusati non prevede l'arresto, la detenzione o l'inserimento in percorsi di riabilitazione. È proprio questo il punto su cui ha fatto leva la protesta, che si è presto trasformata in qualcosa di molto più ampio. Diverse associazioni animaliste hanno trasformato il cane—che nel frattempo è stato nuovamente ribattezzato con il nome "Angelo"—in un simbolo, e nei giorni successivi la questione ha assunto dimensioni nazionali.

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L'Urlo di Angelo, la pagina Facebook creata per coordinare la campagna e sensibilizzare l'opinione pubblica ha raggiunto in breve migliaia e migliaia di fan, mentre il 10 luglio la petizione ha superato le 80mila firme—in questo momento ne ha oltre 95mila. Quello stesso giorno l'ex ministro Michela Vittoria Brambilla, nota per le sue posizioni animaliste, si è interessata alla questione, affermando la sua intenzione di costituirsi parte civile al processo e chiedendo pene esemplari.

Il 16 luglio, infine, il caso è arrivato anche all'attenzione del parlamentare M5S Paolo Bernini, che in un video ha annunciato di aver scritto una lettera al sindaco di Sangineto e di aver incaricato il suo avvocato di seguire il caso.

Com'era naturale, a un certo punto tutta questa mobilitazione di massa è sfociata nella realtà. Prima è stato lanciato l'hashtag #unitiperangelo e i social si sono riempiti di foto di cani e padroni con cartelli di protesta; poi, il 21 luglio, un gruppo di 24 associazioni animaliste calabresi ha organizzato una manifestazione pacifica a Sangineto. Secondo la stampa locale, "solo dalla città di Cosenza, intorno alle 16, all'appuntamento per partire alla volta di Sangineto erano più di 300."

Mentre a Sangineto centinaia di persone sfilavano di fronte al municipio e liberavano nell'aria delle lanterne cinesi, in tutta Italia si tenevano altre manifestazioni e sit-in di protesta. Gruppi di animalisti armati di megafoni e striscioni sono scesi in piazza a Genova, Roma, Firenze, Palermo e in diverse altre città per ricordare il cane ucciso. A Milano la protesta si è tenuta di fronte al tribunale ed è stata documentata in diretta con un video live su Facebook.

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Ora, non ci sono dubbi che il fatto in sé sia terribile: si tratta di un animale che è stato seviziato e ucciso per divertimento. Chiunque abbia un cane o un minimo di empatia non può evitare di rimanere sconvolto vedendo una cosa del genere. "Chi vorrebbe minimizzare questo gesto crudele e ingiustificabile [

definendolo

] una bravata giovanile non ne coglie appieno la portata," ha scritto Brambilla, e da questo punto di vista ha senz'altro ragione.

Secondo Brambilla—ma è una posizione sostenuta da molti animalisti, compresi quelli che hanno fatto il sit-in per il cane Angelo di fronte al tribunale di Milano—la questione è importante sia per il fatto in sé che per le sue conseguenze, perché "potrebbe facilmente generare emulazione." La tesi è che i crimini commessi sugli animali siano un chiaro segnale di devianza, un "campanello d'allarme" da tenere sotto controllo per proteggere anche gli esseri umani.

Non so questo sia vero. Ma leggere minacce al sindaco o frasi come "diventeremo i persecutori di quei quattro segaioli" e "il volto di Angelo sarà il vostro incubo a ogni ora del giorno e della notte" mi ha fatto un effetto ancora più strano che scoprire dell'esistenza della pagina.

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