Le foto perdute delle scene del crimine italiane di inizio Novecento

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Le foto perdute delle scene del crimine italiane di inizio Novecento

All'inizio degli anni Ottanta a Genova fu ritrovata per strada una valigia piena di vecchie lastre che ritraevano scene del crimine dei primi del Novecento.

Tutte le foto per gentile concessione di Stefano Amoretti/Clue: Cold.

Luigi Tomellini era un fotografo forense che operava nella Genova degli inizi del Novecento, poco dopo che Alphone Bertillon, a Parigi, aveva introdotto il primo metodo d'identificazione alla base dell'antropologia giudiziaria. Secondo alcuni sarebbe stato proprio Tomellini, che per anni aveva frequentato Bertillon, a importare in Italia la tecnica dell'identificazione attraverso le impronte digitali. Delle sue lastre, che si erano rese utili per la chiusura di molti casi, furono perse le tracce per molto tempo—fino a che, negli anni Ottanta, non sono state ritrovate abbandonate in una valigia per strada. A trent'anni di distanza quegli scatti costituiscono una preziosa testimonianza delle tecniche lavorative dell'epoca, e un'intero pezzo di storia della criminologia forense in Italia.

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Il concetto di base, un miscuglio atmosfera noir e storie poliziottesche, è lo stesso che ha spinto Stefano Amoretti (studente di Cultural and Creative Industries alla City University di Londra), Mino Tristovskij (fotografo) e Riccardo Sezzi (responsabile del ritrovamento delle lastre e proprietario) ad allestire e curare Clue: Cold, la mostra sulla genesi della fotografia forense, come da sottotitolo, che verrà presentata il 24 marzo a Londra e presto arriverà in Italia.

Per approfondire il discorso sulla possibile estetica della fotografia forense e sulla mostra in generale ho contattato uno dei curatori, Stefano. "La storia di quelle lastre è travagliata: Riccardo Sezzi le trovò in una valigetta abbandonata per strada a Genova negli anni Ottanta. Trovandosi tra le mani immagini di morti ammazzati settant'anni prima non aveva saputo cosa farsene, quindi le ha semplicemente custodite in casa fino al 2013. Poi, poco prima che io mi trasferissi a Londra, le abbiamo viste in positivo assieme per la prima volta, allestendo una camera oscura nel suo bagno."

Coltello a serramanico. scansione da lastra originale 12x9 cm, anni 1910.

La scelta di partire da Londra per la mostra, dunque, è una scelta logistica, ma non solo: "Immagina di avere 110 lastre inedite, con una forza estetica pazzesca, una storia da raccontare, e un argomento che si adatta alla Londra di Jack lo Squartatore: quando ci hanno proposto di esporle alla Gallery 1885 non abbiamo resistito, era quasi un dovere restituire quelle immagini a un pubblico di appassionati."

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Il lato più affascinante della mostra, mi spiega Stefano, è la capacità di stimolare un interesse per così dire estetico in foto che nascono semplicemente come documenti: "non si può certo dire che la fascinazione per l'immagine 'con morto' sia un fenomeno recente: l'iconografia religiosa è piena zeppa di morti o morenti da sempre, anche se la fotografia ne ha imposto nell'ultimo secolo e mezzo una concezione più realistica. La fotografia forense—quando esposta al pubblico, e quindi raramente—rientra in questa sfera di fascinazione."

Suicida, forse impiccato. scansione da lastra originale 18x13 cm, anni 1910.

C'è poi anche un dato tecnico: "le fotografie di Clue: Cold sono incredibilmente teatrali, scenografiche. Quella del morto nella camera con il pavimento a scacchi, ad esempio. La posizione del cadavere, la prospettiva così incredibilmente palese dettata dai muri e dal pavimento… il morto in diagonale, il letto sfatto. Potrebbe essere una scena di teatro, o di un film. Al di là dell'estetica macabra questi sono, in effetti, scatti realizzati da un occhio attento, inventivo, professionale."

Per diverso tempo, però, non era stato possibile risalire all'identità dell'autore dopo il ritrovamento: "Per tre anni non abbiamo saputo chi avesse scattato le nostre fotografie: Anonimo genovese. Aldo Padovano [storico e scrittore], grazie alla sua ricerca in archivio, ha trovato il modo di collegare una delle lastre a un articolo di giornale che riportava il fatto che tal Professor Dottor Tomellini si era recato sul luogo del delitto per scattare 'non poche' fotografie. Da lì tutto si è riconnesso: Tomellini era un importante accademico del tempo, insegnò all'Università di Genova. Fu probabilmente il primo ad importare alcune innovative tecniche di riconoscimento, come le impronte digitali, in Italia."

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Morto su tavolo da obitorio, ospedale Pammatone (?). Scansione da lastra originale 18x13 cm, anni 1910.

Il fascino degli scatti però, appunto, non è solo storico. Dietro alcuni di essi si nascondo delle scelte che potremmo definire stilistiche, quasi artistiche: "Da un punto di vista storico ci sono lastre più importanti di altre. In una [la prima del post] si intravede il manifesto della premiere della Bohème a Genova, il 27 gennaio 1912. È stata fondamentale per farci inquadrare il momento storico. Altre riportano dei nomi, di certo persi in qualche polveroso archivio di polizia. Altre ancora sono interessanti dal punto di vista tecnico: la foto segnaletica doppia, ad esempio. Per scattarla il fotografo ha dovuto tappare metà obiettivo—esponendo così solo metà della lastra—far girare il soggetto di profilo—ed esporre la seconda metà. Non un giochetto semplice. Ma altre hanno un fascino straordinario, pur senza dirci niente del perché furono scattate. I coltelli, per esempio, o i proiettili. Pensare che la pop art anni dopo avrebbe ripreso quel motivo in maniera così simile—provare per credere."

Clue: Cold verrà presentata a Londra il 24 marzo, e prossimamente in Italia.

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Suicida, impiccato. scansione da lastra originale 21x16 cm, anni 1910.

Proiettili per ricostruzione balistica, suicida. scansione da lastra originale 12x9 cm, anni 1910.

Suicida, arma da fuoco. scansione da lastra originale 21x16 cm, anni 1910.

Impronte digitali. scansione da lastra originale 12x9 cm, anni 1910.

Solco in impiccato, scansione da lastra originale 21x16 cm, anni 1910.