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Come e perché andarsene per sempre da Facebook

Tanti si lamentano di Facebook e riflettono sulla possibilità di cancellare il proprio account. L'artista Nick Briz ha fatto un passo in più, creando una serie di script per rimuovere tutto quello che era sul suo profilo.

Nick Briz è un new media artist che insegna alla Marwen Foudation e allo School of the Art Institute di Chicago. Il suo lavoro è riconosciuto a livello internazionale ed è cofondatore del GLI.TC/H. Quanto avete appena letto è innegabilmente notevole, ma devo ammettere di aver riconosciuto il suo genio solo quando mi sono imbattuto in “Apple Computers”, la sua critica alla Apple e un manifesto per i prosumer della nostra epoca. Così, quando Briz ha realizzato “How To / Why Leave Facebook” ho deciso di andare a dare un'occhiata.

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Anche io mi sono appena disiscritto da Facebook, ma la mia decisione non ha nulla a che fare con iniziative di autocompiacimento o vaffanculo drammatici. Era un po’ che non mi divertivo più su Facebook, ma per nove anni era stata una parte importante della mia vita. Non credo a quelli che si lamentano dicendo che non è “la vita vera” o che lo considerano un’inutile dipendenza. È il più grande social network del mondo, e in quanto tale è decisamente parte della vita vera. Semplicemente, sentivo che non poteva più darmi alcun beneficio.

Nel mio caso, l'iniziale disagio nei confronti di Facebook ha raggiunto il punto di non ritorno dopo lo studio sul contagio delle emozioni. Secondo questa ricerca, i cui risultati e modalità sono stati ampiamente dibattuti, Facebook avrebbe segretamente manipolato le emozioni di quasi 700mila utenti. So che lo scopo principale di Facebook è fare soldi attraverso la pubblicità, ma non potevo non sentirmi interdetto. Come evidenziato anche da VICE News, lo studio era parzialmente stato finanziato dall’iniziativa Minerva—che collabora col Pentagono per studiare e sedare il malcontento sociale—e questo ha reso il tutto ancora più inquietante. Ero convinto che Briz potesse offrire un punto di vista più interessante.

Il video di Briz inizia con l’analisi delle ragioni fondamentali per cui ha deciso di abbandonare Facebook. Dice: “Il mio problema con Facebook è che hanno dimostrato più e più volte una mancanza di rispetto per gli utenti, dando la priorità ad altri interessi come quelli degli inserzionisti.“ Briz spiega come questi altri interessi abbiano dato luogo a quattro distinti fenomeni: la bolla dei filtri, i “mi piace” riciclati, i post sponsorizzati e gli esperimenti sugli utenti.

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Non mi soffermerò tutti—la descrizione di Briz nella prima parte del video è più che esauriente—ma quello che mi infastidisce di più è il riciclo dei nostri “mi piace”, o come lo ha definito il professor Christian Sandvig, esperto di Internet, la personalizzazione corrotta. Sandvig scrive: “La personalizzazione corrotta è il processo attraverso il quale la tua attenzione è condotta verso interessi che non sono i tuoi.” Facebook è un mezzo utile per restare in contatto con familiari e amici, ma gli interessi pubblicitari sono una presenza sempre più ingombrante tra noi e le nostre relazioni.

Briz e Sandvig spiegano come Facebook riordini ed evidenzi segretamente i post dodati di un valore commerciale per gli inserzionisti. All’insaputa di molti, il nostro feed non si basa sulla nostra rete più stretta, sulla qualità o sulla cronologia dei post, ma su una combinazione di contenuti con cui è più probabile che interagiamo—ovvero, ciò che costituisce un valore aggiunto per gli inserzionisti. Questo significa che nel vostro feed potrebbero avere maggiore risalto i post di determinati marchi, anche se magari voi preferireste la fotografia di un vostro amico.

Quando mettete “mi piace” a un post di un'azienda, Facebook lo interpreta come un “mi piace” a quell'azienda. Anche se il post dice una cosa tipo, “È incredibile cosa ha fatto McDonald's, che schifo [Link a McDonald's]!” secondo Facebook state mettendo mi piace a McDonald's. Ecco perché spesso vi imbattete in notifiche che recitano “A sette tuoi amici piace Target” anche se uno di questi è morto, e tutti gli altri non avevano la minima intenzione di mettere “mi piace” a Target. Questa è la personalizzazione corrotta, sotto forma di relazioni sociali vendute al miglior offerente.

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Dopo aver esposto le sue ragioni contro Facebook, Briz fa qualcosa di più intelligente di quello che ho fatto io quando mi sono disiscritto. Io ho semplicemente cancellato il mio account, cosa che mi ha reso praticamente impossibile usare Spotify, lavorare sui social media per conto di un’azienda, o connettermi ad alcune app. In più, cancellare un account non ha nessun effetto sulle informazioni che Facebook ha sul nostro conto. Queste informazioni vengono immagazzinate comunque. Facebook crea addirittura profili ombra per persone che non si sono mai iscritte, quindi cancellare un account non serve a molto. Perciò Briz, poiché si trattava più che altro di un gesto simbolico, ha creato alcuni script molto semplici per salvare i suoi dati, rimuovere tutti i tag, cancellare tutte le immagini, eliminare tutti gli amici, abbandonare tutti i gruppi e cancellare le sue attività. Mostra come fare nel link sotto il video.

Briz crede che le alternative esistano. Nel video parla del Project Xanadu di Ted Nelson, un modo completamente nuovo di connettere i siti che permette il deep linking e ha l'obiettivo di costruire una relazione più profonda tra fonti e nuovi contenuti. Briz è interessato ai sistemi decentrati, P2P e criptati, sul modello di Twister e Bitcoin. Tuttavia, capisce perché le aziende abbiano sistemi centralizzati e non gli interessa più di tanto fino a che la cosa è trasparente e gli utenti possono utilizzarla in modo democratico—fronti su cui Facebook ha fallito.

Ora la pagina fantasma di Briz è un semplice avvertimento per tutti gli altri utenti: se ne è andato da Facebook. La sua intestazione e la sua foto del profilo rimandano al video “How to / Why Leave Facebook”, invitando chi passa di lì a indagare da sé sulle dinamiche del social network. Come in tutti i suoi migliori lavori, Briz unisce il ruolo di artista a quello di educatore. Il video e il sito sono in parte una lezione, in parte un prodotto artistico, e in parte un libretto delle istruzioni. Anche se Briz ha abbandonato il social network più popolare al mondo crede ancora negli artisti della rete, e combatte per il loro diritto a farsi conoscere online condividendo consigli e trucchi che ha appreso durante la sua carriera.

Ben Valentine scrive di arte e tecnologia. Seguilo su Twitter.