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Confessioni di una dominatrice milanese

Adesso che ho quasi trent'anni posso affermare di aver sempre saputo della mia propensione alla dominazione. Sono quasi convinta che, se è vero che in determinate circostanze mi ci sono ritrovata, è anche perché era proprio quello che cercavo.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT

Foto via Flickr.

Come raccontato a Vincenzo Ligresti da anonima.

Adesso che ho quasi trent'anni posso affermare di aver sempre "saputo" della mia propensione alla dominazione. Sono quasi convinta che, se in determinate circostanze mi ci sono ritrovata, è anche perché era proprio quello che cercavo.

Se ci penso, credo che molto abbia a che vedere con il fatto che sono sempre stata una persona esile e dal viso serafico, pudica sia a livello sociale che pratico, che facilmente si è ritrovata nell'imbarazzo. Proprio per esorcizzare questo aspetto del mio carattere, forse, durante l'adolescenza mi sono aggrappata a un certo immaginario che parlava di sodomia, masochismo, dominazione e dominatrici—immedesimandomi nelle ultime. Se al liceo tentennavo persino a chiedere il permesso per andare al bagno, in privato leggevo con nonchalance testi come La filosofia nel boudoir, Histoire d'O, e guardavo film come Tokyo Decadence.

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A dirla tutta, la prima esperienza BDSM l'ho avuta proprio in un bagno. Avevo circa vent'anni e stavo insieme al mio ragazzo da due. Francesco* era un ragazzo così corretto e posato che poco a poco per me era diventato una cosa sola con l'idea di noia, ma continuavo a frequentarlo perché mi sembrava il veicolo perfetto per iniziare a adattarmi alle interazioni obbligatorie di questo mondo. Poi in un giorno qualsiasi mi spiazzò, chiedendomi senza preamboli se potevo "pisciargli addosso." Dopo qualche attimo di esitazione riuscii solo a dire "Ok," e finii con le gambe divaricate sui bordi della vasca di casa sua, perpendicolare alla bocca di lui, sdraiato sul fondo.

Vedendolo così felice mentre gli pisciavo sul viso, comnciai a sentirmi felice e appagata a mia volta. Sentivo il rush d'adrenalina, ma questo tipo di eccitazione era totalmente diversa da quella sessuale—come poi avrei capito quando, all'incirca un anno dopo, persi la verginità con lui poco prima di lasciarlo. Avevo infatti procrastinato la mia prima volta perché, come dicevo, ero una "tipa abbastanza sulle mie." E la sicurezza in me stessa non arrivò nemmeno allora, ma solo quando, a un altro anno di distanza, ebbi la prima esperienza da dominatrice.

Per lavoro mi capita spesso di presenziare a cene dove il più delle volte si parla di aria fritta e, dopo che tutti abbiamo bevuto un po', riesco a parlare di aria fritta anch'io—anche se devo ammettere che oggi in questi contesti bevo molto meno e riesco a parlare molto di più. Proprio a una di queste cene, diversi anni fa, il mio datore di lavoro si era portato un amico incravattato sulla trentina, Alfredo, con il quale sono finita a parlare di libri d'arte e, siccome lui li collezionava, anche a casa sua.

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Con lui mi sentivo a mio agio. Quella sera ci sedemmo sul divano del salotto, parlammo d'arte e bevemmo vino finché lui, quando ormai eravamo sfatti, con grande naturalezza mi chiese, "Frusteresti mai una persona?" Allora, con tutta la convinzione che ero in grado di simulare, mentii dicendogli che già lo avevo fatto altre volte. Mi era stata finalmente presentata la possibilità di capire me stessa mettendomi alla prova con quello che avevo sempre solo visto nei libri e nei film, e non volevo perderla.

Alfredo tornò allora completamente nudo dalla sua camera porgendomi un frustino di taglia media. Rimase in piedi, in attesa, come un Hemingway dei dominati. Per un istante pensai fosse una posizione inusuale, ma me ne scordai assestando il primo colpo. Durante il secondo, il terzo e tutti quelli a seguire non mi curavo tanto delle sue reazioni quanto della mia figura riflessa in uno specchio—e non mi dispiaceva. Notai solo in un secondo momento che lui aveva iniziato a masturbarsi. Dopo una ventina di minuti Alfredo era pieno di segni rossastri, io di chiazze di sudore, e il pavimento di schizzi di ogni tipo.

Quando si rivestì, gli confessai che era stata la mia prima volta—e lui mi disse che se l'era immaginato. Ma aggiunse che, pur stupito (quanto me, che non pensavo di possedere quella spavalderia) dalla mia prontezza, aveva compreso sin dal primo momento le mie potenzialità. Col senno di poi penso che le sue fossero solo considerazioni di circostanza, ma mi chiedo anche cosa sarebbe successo se avessi dato tutt'altra risposta. Forse non sarei quello che sono.

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In ogni caso, iniziammo a vederci spesso, anche una volta alla settimana: mi mostrò la sua vasta gamma di frustini, tra lunghi, corti, affusolati, e io cominciai a prenderci la mano. Devo puntualizzare, però, che il mio rapporto con Alfredo non si trasformò mai in qualcosa di sentimentale né di esclusivo—e nemmeno in un'amicizia, anche se uscivamo spesso insieme: lui non mi ha mai parlato della sua vita privata e viceversa.

E nemmeno eravamo amanti: attraverso quell'esperienza ho avuto la conferma che nel mio caso la dominazione era sempre scissa dal sesso. Per chiarire questo concetto, farò un balzo in avanti a un'esperienza che mi è capitata l'ultimo capodanno. Ero in un albergo in Veneto, la serata era finita e stava albeggiando, ma avevo sete e prima di tornare in camera sono andata al bar a chiedere un bicchiere d'acqua. Dopo aver scolato il bicchiere, il barista mi ha chiesto se potevo berne un altro, perché "per tutta la sera" aveva osservato quanto io "bevessi bene." Non so quanti bicchieri abbia bevuto dopo, ma il solo osseravare quel tipo diventare tutto rosso e toccarsi mi aveva dato un'enorme soddisfazione.

Insomma, per quanto mi riguarda la dominazione è più una connessione psichica tra due individui. Per questo, quando Alfredo si è trasferito in un'altra città, non ho mai frequentato gli utenti dei siti d'incontri di bondage e dominazione a cui mi ero iscritta. Informandomi e chiedendo in giro, infatti, avevo scoperto ciò che in fondo già sapevo: che statisticamente le donne assumono più spesso il ruolo di dominata, e che la dominazione scade quasi sempre nel sesso. Decisi perciò che non avrei nemmeno frequentato le serate organizzate, per il rischio di andare alla ricerca di una connessione mentale e finire tra dozzine di uomini e soprattutto donne in latex che vogliono solo scopare.

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Non giudico, sia chiaro, le donne che preferiscono essere la parte remissiva: semplicemente, non le comprendo. Anche io ho provato a farmi sculacciare, legare, frustare, ma l'ho trovato ogni volta deleterio nei confronti miei e dell'altro, soprattutto quando l'uomo era più debole di me a livello psicologico—chi non nasce di indole sadica non è adeguato per assumere il ruolo del dominatore. Anzi, proprio perché l'uomo è spesso fisicamente più forte della donna, trovo che la dominazione sia un'occasione preziosa per invertire i ruoli.

All'inizio mi piaceva immaginarmi nei panni di un uomo: quando passava un bel ragazzo per strada spesso mi rivedevo in lui e mi vedevo fare a botte con qualcuno, perché le ragazze non possono fare a botte—almeno non la ragazza che ero io. Per questo, quando oggi mi capita di vedere un uomo rannicchiato su se stesso che freme in attesa del dildo che ho in mano, penso che sia proprio quel pezzo di puzzle che appaga la parte mancante della mia sessualità, impossibile da colmare altrimenti.

Qualche tempo fa un ragazzo mi ha chiesto se ho mai pensato di fare di questa passione un lavoro. Ammetto di averci riflettuto spesso, ma sono arrivata alla conclusione che perderebbe di significato e scadrebbe nel gioco: i legami psichici vanno mantenuti autentici, per non morire. Già in questo modo li trovo complicati: ultimamente per dimostrare al mio sottomesso che se mi chiede di smettere sta solo facendo dei capricci, mi capita di frustarmi in faccia. Ogni tanto mi sento quasi un mostro, ma tutto questo mi ha fatto guadagnare in sicurezza.

In realtà, un pensiero ce l'ho. Cosa succederebbe se mi innamorassi davvero di qualcuno? Dominarlo probabilmente svilirebbe il nostro rapporto, ma d'altro canto l'esclusività non mi permetterebbe di continuare a dominare gli uomini che me lo chiedono. Attualmente faccio sesso con un ragazzo perché anch'io devo appagare questo tipo desideri, ma non ho sentito di dovermi giustificare più di tanto quando ha trovato per caso il mio strap-on.

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