Droga, guerre e cioccolato: il clan Commisso è il simbolo della potenza della 'ndrangheta
Droga, estorsioni, appalti e usura non sono da tempo gli unici traffici della 'ndrangheta. Ripercorrere le vicende criminali dei Commisso, uno dei clan colpiti dall'inchiesta Acero-Krupy, può aiutare a capire il perché.
Quando a settembre l'operazione "Acero-Krupy" ha portato all'arresto di più di 50 persone tra Roma e Reggio Calabria, i giornali hanno iniziato a parlare di "nuove frontiere della 'ndrangheta." Se infatti nell'immaginario comune la mafia calabrese si occupa di droga, estorsioni, appalti e usura, in quel caso i traffici si concentravano sul mercato della floricoltura e dell'alimentazione. Per i magistrati di Roma e Reggio Calabria, infatti, le cosche avevano impiantato in Olanda un'importante attività di import-export di fiori e si erano perfino dedicate alla "ricettazione internazionale di ingenti quantità di cioccolato".
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Questo aspetto "di colore", come accade spesso, ha distratto i più dalla sostanza: la capacità di internazionalizzare e diversificare gli affari dimostrata dalla 'ndrangheta, insieme con la sua attitudine a mimetizzarsi. Ma questa capacità di adattamento è tutt'altro che una novità, e ripercorrere le vicende criminali dei Commisso, uno dei clan colpiti dall'inchiesta, può aiutare a capire il perché.Nella sua storia criminale, la cosca calabrese ha attraversato indenne guerre di 'ndrangheta e mutamenti economici, adeguandosi ad ogni cambiamento: dal contrabbando di sigarette degli anni Sessanta alla droga degli anni Ottanta fino ai centri commerciali e agli investimenti internazionali di oggi, i Commisso rappresentano l'esempio perfetto della 'ndrangheta come "mafia liquida" descritta nel 2008 dalla relazione della Commissione antimafia.
Per capire come funziona la 'ndrangheta moderna possiamo partire da una lavanderia al seminterrato di un centro commerciale di Siderno, città dei Commisso in provincia di Reggio. Sull'insegna c'è scritto "Ape green" ma l'attività è conosciuta da tutti solo con il soprannome del gestore, "Mastro". "Mi chiamano 'Mastro' perché facevo il sarto, non per altro," ci ha tenuto a precisare ai magistrati Giuseppe Commisso, oggi detenuto a Novara con una condanna a 14 anni per mafia. In effetti le conversazioni registrate nella sua lavanderia hanno citato, qualche volta, pantaloni da accorciare e vestiti da stirare. Ma i poliziotti che nel luglio 2009 hanno nascosto le microspie all'interno dell'esercizio commerciale cercavano e hanno trovato altro: una cronaca criminale in presa diretta e dal cuore di una delle cosche più potenti della 'ndrangheta.
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"I tempi sono un po' cambiati," dice Giuseppe in una delle registrazioni, riferendosi al suo battezzo da 'ndranghetista avvenuto negli anni Sessanta. "Quando hanno fatto a noi io dalla gioia non ho dormito per due, tre notti. Che soddisfazione!" ricorda a proposito dei tempi in cui a Siderno la 'ndrangheta si chiamava Antonio Macrì (u zi 'Ntoni).I Commisso sono cresciuti proprio nella sua ombra: erano tanti, tra fratelli e cugini, un piccolo esercito al servizio del boss, capace di tessere nella sua lunghissima carriera criminale una rete di alleanze tra Sicilia e Canada, e di uscire indenne dai processi nei Tribunali. Il 20 gennaio 1975, quando Macrì è stato ucciso perché d'ostacolo alle nuove leve della 'ndrangheta, accanto a lui c'era proprio uno dei Commisso. Era Francesco, lo zio del "Mastro", e i sicari lo hanno lasciato invalido.
Quel violento scossone—parte di un terremoto che sconvolse in quegli anni la 'ndrangheta, abbattendo i vecchi "capibastone"—ha finito per consegnare Siderno ai Commisso e a un nuovo business al passo con i tempi: il traffico di stupefacenti. I canali per il rifornimento, d'altronde, esistevano da tempo e portavano dritti in Canada, una seconda patria per i mafiosi sidernesi.Ad aprire la strada era stato il panettiere Michele Racco, arrivato a Toronto nel 1952 con la benedizione del boss Macrì. Dietro l'insegna della sua "Racco bakery", in Saint Claire Avenue, prosperavano le attività del "Siderno Group criminal", una rete di cosche calabresi impiantate in Canada e con collegamenti stabili in Sudamerica, Australia e, naturalmente, Italia. Partiti con il gioco d'azzardo e le estorsioni, Racco e i suoi alleati (molti provenienti da Siderno) avevano posto le basi per un network mondiale che avrebbe fatto scorrere fiumi di cocaina tra Bolivia, Canada, Italia, Nord Europa e Australia.
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Quanto ai Commisso, un ramo si era trasferito a Toronto negli anni Sessanta e si era subito inserito nella mafia locale (Commisso brothers). Negli anni Ottanta, le condizioni per far crescere la "famiglia" su entrambe le sponde dell'Oceano c'erano tutte. In Italia, ciò avvenne attraverso i sequestri di persona, i contatti in America e i carichi di droga. Un'informativa dei carabinieri riferisce di un traffico da 50 milioni di dollari cresciuto anche al di fuori dell'economia illegale. Negozi, bar, ristoranti, imprese edilizie, appartamenti: Siderno era diventata campo di conquista e i Commisso imprenditori di successo, soprattutto perché non valevano, per loro, le regole del mercato—non era prevista concorrenza.
Michele "Mike" Racco.
La guerra con i Costa, alleati che pretendevano più spazio per i propri traffici, è cominciata per questo. I rapporti tra le forze in campo erano però paurosamente sbilanciati. "I Commisso avevano a Siderno 500 killer pronti a sparare; i contadini avevano in tasca il cellulare e si avvertivano quando passava un esponente della cosca avversaria," ha ricostruito il magistrato antimafia di Reggio, Nicola Gratteri. "Un elefante contro una pulce," ha detto il pentito Cesare Polifroni. Sproporzionato, lo scontro ha fatto segnare alla fine 56 morti, toccando anche il suolo canadese, per poi chiudersi nel 1993 con gli arresti di una ventina di esponenti dei Commisso e dei sopravvissuti dei Costa. Carcere e condanne hanno colpito ma non hanno interrotto, però, la storia criminale della cosca.
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Negli anni Novanta, incassata la vittoria nella faida di Siderno, i componenti rimasti in libertà sono tornati a dedicarsi alle cose davvero importanti: hanno inaugurato negozi per riciclare il denaro sporco, tessuto rapporti con professionisti, politici ed imprenditori, deciso le elezioni locali. L'ispettore Giuseppe Sortino, per 26 anni al commissariato di Siderno, ha descritto così l'apparente "pace" scesa sulla città: "Dopo la guerra non è più esistito il racket, nessuno se ne andava a estorcere quattrini agli esercenti. Molte attività commerciali, parecchie anzi, erano di proprietà di soggetti che avevano partecipato alla faida. Il commercio era monopolizzato dai Commisso."È alla fine di quel decennio che Antonio Commisso—fratello di Giuseppe Commisso, u Mastro, il gestore della lavanderia Apegreen—è arrestato per la prima volta. Dopo un nuovo ordine d'incarcerazione, nel 2004 Antonio si è nascosto in Canada per sfuggire ad una condanna per traffico di droga. Poliziotti italiani e canadesi lo hanno arrestato nel 2005 a Toronto, in una villa vittoriana da 700mila euro nell'esclusivo quartiere di Woodbridge: era impegnato a fare footing ed ha chiesto, attraverso i suoi legali, di poter pagare una cauzione. La richiesta gli è stata, ovviamente, negata. Per i magistrati, da quel momento è toccato a Giuseppe reggere le redini della cosca. Un ruolo di responsabilità che avrebbe prodotto il traffico quotidiano di visitatori registrato dai poliziotti nella sua lavanderia.
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"Io ho un sacco di impegni, io ho grandi responsabilità," ricordava ogni tanto Commisso ai suoi interlocutori. Ed in effetti toccava a lui richiamare le imprese al loro "dovere" (versare alla cosca la "tassa" del 3 percento sui lavori), studiare strategie elettorali (il Comune di Siderno è stato sciolto due volte per infiltrazioni, un ex sindaco—Alessandro Figliomeni—condannato per mafia), battezzare nuovi affiliati e dirimere le liti interne alle altre cosche. Senza contare il problema dei poliziotti con le loro microspie: "È pieno il paese, hanno fatto un impianto… c'è una tecnologia adesso! […] hanno scavato come se scavassero per le fogne e hanno messo tutte microspie."Il suo arresto nel luglio 2010 con altre 300 persone (come parte dell'inchiesta Crimine) non ha fermato però l'attività della cosca, a quanto pare sempre pronta a risorgere, passando il testimone, e sempre capace di affrontare le nuove sfide del mercato: "La 'ndrangheta è un'organizzazione criminale in grado di adattarsi ad ogni settore appetibile di mercato, intuendo per tempo quali business 'tireranno' sotto il profilo economico," ha infatti ricordato il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, illustrando l'inchiesta Acero-Krupy. E anche quella volte l'intuito delle cosche aveva funzionato. "Durante un'intercettazione," ha riferito a questo proposito il magistrato Gratteri, "uno di loro raccontava quanto fosse stato difficile, nella notte, contare con la macchinetta tutti i soldi della settimana, senza poi riuscirci per quanto era ingente la quantità di denaro." Che si tratti di droga o tulipani, insomma, gli affari sono sempre affari. Basta adattarsi.* In assenza di link a fonti esterne si tratta di materiale giudiziario consultato dall'autriceSegui Francesca su Twitter.Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: