FYI.

This story is over 5 years old.

News

"Li ho uccisi tutti" - la confessione fuorionda che ha incastrato il miliardario Robert Durst

Robert Durst, miliardario e protagonista in prima persona di una miniserie dedicata agli omicidi di cui è accusato, è stato arrestato in seguito a una confessione rilasciata in diretta "per errore".

Robert Durst al momento dell'arresto. Per gentile concessione del dipartimento di polizia di Orleans.

Robert Durst, appartenente a una ricca famiglia di imprenditori immobiliari e accusato di pluriomicidio, è stato arrestato sabato a New Orleans in seguito a una confessione avvenuta in modo insolito. Il 71enne è protagonista di una miniserie-documentario in onda da alcune settimane negli Stati Uniti su HBO, The Jinx. Rimasto solo dopo aver rilasciato un'intervista che doveva accompagnare l'uscita dell'ultimo episodio, Robert Durst non si è accorto che il suo microfono era ancora acceso, e ha confessato.

Pubblicità

Durst è il figlio di Seymour Durst, uno dei più potenti magnati immobiliari di Manhattan. Robert era considerato lo strambo della famiglia—il fratello minore Douglas ha dichiarato al New York Times che Robert era solito pisciare nei cestini della spazzatura, mentire continuamente e parlare da solo ad alta voce.

È l'ultima parte che ci interessa.

La prima volta che Durst è finito nel mirino delle forze dell'ordine era il 1982, dopo la scomparsa della moglie Kathie. Ulteriori sospetti sul suo conto sono sorti quando la sua amica intima Susan Berman è stata uccisa in vero e proprio stile "esecuzione" nel 2000. Infine, è stato accusato di omicidio nel 2001 per aver ucciso e smembrato il suo vicino di casa a Galveston, Texas. Ma è stato assolto anche se aveva confessato di aver fatto a pezzi il corpo, perché i suoi (costosi) avvocati erano riusciti a far risultare si trattasse di legittima difesa.

The Jinx è il documentario con cui il regista Andrew Jarecki vuole indagare su questi omicidi, e a renderlo unico è la partecipazione di Durst stesso. Certo, non c'è bisogno di un costoso avvocato difensore per capire che non è consigliabile prendere parte a un documentario sugli omicidi di cui sei stato accusato. E infatti, dopo l'intervista in questione, Durst si è chiuso in un bagno è ha fatto una strana confessione. Senza rendersi conto che il suo microfono era acceso, e parlando come di consueto da solo a voce alta, ha detto, "Che diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovvio." È stato uno dei momenti più agghiaccianti mai trasmessi da un canale di questa importanza, ed Esquire ha già suggerito che "verrà probabilmente ricordato come uno dei momenti più sbalorditivi nella storia della televisione."

Pubblicità

Oltre a essere un successo di pubblico, The Jinx rientra nel genere emergente del giornalismo true-crime—al quale il podcast Serial ha spianato la strada solo pochi mesi fa—in cui ai professionisti del campo legale viene posta una sfilza di domande complicate. La conseguenza, però, di questo tipo di programma è la crescente confusione che si crea tra giornalisti e membri delle forze dell'ordine o del sistema giudiziario.

In effetti, tra i temi che hanno suscitato maggiore dibattito nella vicenda The Jinx c'è proprio la possibilità di accogliere in tribunale una confessione registrata in maniera accidentale: come ci si comporta in una situazione del genere? La confessione è valida o meno da un punto di vista legale?

Su Bloomberg View, lo storico del diritto Noah Feldman ritiene che la risposta sia negativa perché "la domanda e la risposta di Durst non sono equiparabili a una dichiarazione positiva con cui Durst ammetta di aver commesso gli omicidi." Secondo il professore di diritto, la cosiddetta confessione era più che altro un soliloquio in cui Durst formulava delle ipotesi:

"Anche la forma domanda e risposta ('Che diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovvio') ricorda i soliloqui inattendibili di Amleto. Il parlante, solo sul palco, pone a se stesso degli interrogativi fondamentali ('Essere o non essere?'), e valuta varie risposte. Sì, il Riccardo III di Shakespeare annuncia al pubblico che prevede di commettere un omicidio. Ma il modello più adatto qui è Amleto, che dice sia di essere pazzo che di essere pazzo da nord-nord-ovest, intendendo che in fin dei conti potrebbe benissimo non essere pazzo. L'ambiguità è all'ordine del giorno, e in parte accettiamo l'ambiguità perché sappiamo che parlare a noi stessi non è come parlare agli altri."

Pubblicità

Ma gli avvocati con cui ho parlato non sono d'accordo e pensano che la confessione di Durst dovrebbe essere trattata come qualsiasi altra prova. "È ammissibile al 100 percento," mi ha detto Dmitry Gorin, avvocato e docente presso l'UCLA. "In questo caso il Miranda [warning, ossia il diritto di rimanere in silenzio dopo esser stati arrestati] non vale, perché Durst non era in stato di fermo. Ma il fatto che si fosse prestato volontariamente al documentario prova che non è stato costretto a parlare."

La risposta di Jeffrey Jacobovitz, dello studio Arnall Golden Gregory LLP di Washington, non è stata troppo dissimile. Jacobovitz sostiene che l'intento non è importante, tutto sta nel provare l'autenticità della registrazione: "Io sosterrei che è ammissibile a meno che non si riesca a provare che non è lui a parlare o che si tratta di un falso costruito ad hoc."

Al momento, i produttori di The Jinx sono sotto esame per capire meglio la cronologia degli eventi che hanno fornito ai giornalisti. Secondo il New York Times, la confessione audio è stata portata alla luce " più di due anni" dopo essere stata registrata. Ma, come sottolineato da più parti, questo non è possibile considerando la cronologia, e Jarecki sembra aver parzialmente rivisto anche la sua versione. Tuttavia, la probabilità che l'audio sia stato parzialmente o interamente costruito è piuttosto remota.

Del resto, nel quarto episodio della serie Durst viene messo in guardia proprio sull'uso del microfono. E come ha detto Jarecki al New York Times prima che gli venisse suggerito di non rilasciare altre interviste: "Sembra che gli [a Durst] piaccia mettersi in situazioni rischiose. Forse lo fa sentire più vivo. Forse sente di doverlo fare. In questo caso, abbiamo avuto l'impressione che sentisse una sorta di impulso a confessare."

La possibilità che Durst abbia tendenze compulsive e una forte irrazionalità appare sensata. "Se fossi il suo avvocato, direi solamente che [le sue dichiarazioni] non erano collegate a nulla di specifico," dice Jacobovitz. "E forse che ha bisogno di una perizia psichiatrica. Questa non è la classica cosa che spifferi per errore."

Segui Allie Conti su Twitter.