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Sfido la Corea del Nord a polverizzarci

Non fa mai piacere quando un dittatore ti punta addosso il suo arsenale nucleare, ma cerchiamo di non farci prendere dal panico.

Come ormai tutti saprete, da qualche mese a questa parte la Corea del Nord ha improvvisamente aumentato il numero di volte a settimana in cui minaccia azioni belliche, che sia contro il vicino sudcoreano o gli Stati Uniti (o entrambi e tutto il resto del mondo, perché no). L'ultima mossa risale a queste ore, cioè quando Pyongyang ha allertato le unità missilistiche in riposta all'invio di bombardieri statunitensi per le esercitazioni congiunte con Seul. Come dire, è stato bello conoscervi anche questa volta, ma ora ce ne andremo tutti in una vampata. La carta nucleare è nel mazzo, e a ogni turno la Corea del Nord è più vicina al buttarla sul tavolo.

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Ma cerchiamo di non farci prendere dal panico. Non fa mai piacere quando un dittatore ti punta addosso il suo arsenale nucleare, ma per adesso non credo che la Corea del Nord farà saltare in aria l'America, e non credo nemmeno che sia quello che vuole Kim Jong Un. Non si tratta semplicemente di attirare l'attenzione o di una "merce di scambio", come molti commentatori vorrebbero farvi credere. In effetti, scommetto che è tutta una messa in scena, uno sforzo per mantenere la stabilità e la legittimità nel Paese in un momento in cui il mondo intero gli punta il dito contro.

È ancora troppo presto per capire chiaramente la mentalità del giovane Kim. Potrebbe essere uno stronzo fanatico con lo stesso limitato appeal emotivo e politico del suo terribile padre, Kim Jong Il, oppure, dietro al sorrisetto compiaciuto sul volto grassoccio tondo come la luna, potrebbe brillare la luce di un pensiero più progressista e sensibile nei confronti del popolo che governa, simile a quello di suo nonno Kim Il Sung, che potremmo definire non troppo male solo perché suo figlio Kim Jong Il era appunto peggio.

I suoi addetti alla propaganda l'hanno capito, e stanno cercando in tutti i modi di mantenere una certa credibilità in seno alla leadership di Kim Jong Un. Nel corso degli ultimi mesi sono diverse le occasioni, minime ma significative, in cui il regime si è moderatamente piegato alle richieste del mondo esterno; non solo concedendo una piattaforma a Eric Schmidt ma anche permettendo a più nord coreani di attraversare il confine con la Cina a scopi commerciali e accogliendo Dennis Rodman. Siccome tutto ciò rappresenta un cambiamento consistente rispetto alla politica introversa e militarizzata del pazzo-nucleare Kim Jong Il, il nuovo leader si trova in una situazione di equilibrio precario, costretto a scegliere se continuare con l'eredità nucleare del padre, senza indebolirla (cosa che metterebbe in dubbio il suo ruolo di successore), o se fare effettivamente qualcosa di significativo per rendere migliore la vita di tutti. In sostanza, significa che tutto questo parlare di nucleare è necessario per consolidare il consenso interno nel periodo di transizione tra i due leader, e la sua funzione, almeno per il momento, è essenzialmente simbolica.

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Ho chiesto ad Adam Cathcart, editor-in-chief di SinoNK, cosa pensasse di questa situazione. Ha concordato con me, dicendo "C'è sicuramente un'intenzione spettacolare, visto che non hanno la capacità di miniaturizzare le testate nucleari. Contemporaneamente, sul piano interno, rappresenta il riscatto di una promessa che è stata fatta dallo stato ben più di una volta, ovvero di essere in grado di garantire la sovranità del Paese e di ottenere vendetta per i danni della Guerra di Corea."

Le aspirazioni nucleari della Corea del Nord non sono solo espressione di qualche militare arrabbiato. Il Rocket Power risuona nella cultura popolare nordcoreana con le stesse offuscanti qualità con cui i blockbuster hollywoodiani caratterizzano il terrorismo globale. Non molto tempo prima di quest'ultimo scoppio di bile bellica, facendo zapping poteva capitarvi di vedere una pop star coreane cantare una canzone alla "The Final Countdown" in un videoclip in cui viene lanciato un missile nucleare che fa esplodere il pianeta. Non si tratta di una dichiarazione di intenti, ma di un tipo di intrattenimento di basso livello creato per riproporre la realtà in un modo che ispiri passività e consenso. Non vedo una grande differenza tra la funzione ideologica di questo video e di quello in cui Katy Perry lancia razzi dalle tette—rappresentano entrambi il mito sfocato di un potere che offre poco più di un solleticamento visivo, confezionato in modo differente per due diverse visioni del mondo.

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