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Cosa ho imparato creando per scherzo una pagina Facebook ultra-cattolica italiana

Anche se non ve ne accorgete, Facebook è pieno di ultra-cattolici e di pagine che postano una marea di contenuti a tema religioso. Ne ho gestita una per una settimana, e questo è quello che ho imparato.

Anche se non li vedete, sono là fuori—Facebook è pieno di ultra-cattolici. È quell'amica di famiglia devota che segue pagine con centinaia di migliaia di fan dedicate a Dio e alla Madonna, ai santi più noti, ai miracoli di Medjugorje. Sono tutti i vostri parenti che affollano gruppi Facebook con nomi tipo "preghiere per le anime del Purgatorio"—nonostante, tra l'altro, il Purgatorio sia stato praticamente abolito da papa Benedetto XVI. E se non avete parenti o conoscenti del genere, allora probabilmente siete voi.

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Ogni giorno, da anni, queste pagine inondano Facebook con uno tsunami di contenuti a tema religioso. Non saprei dire se siano nate per la devozione di qualcuno e solo con il tempo si siano trasformate in enormi comunità di clickbait evangelico o se viceversa siano state create apposta. Fatto sta che esistono e che ce ne sono tantissime, in tutte le lingue. C'è La Luce di Maria (un milione di fan) che usa i video live di Facebook per organizzare preghiere collettive; ci sono Ti Amo Signore (66mila fan) e GESU' (114mila fan) che postano solo meme motivazionali su Gesù Cristo; c'è Medjugorje (133mila fan) a tema madonne&miracoli e che riposta un sacco di contenuti dal sito di un'associazione cattolica torinese.

Uno dei post più popolari delle mie pagine cattoliche

E questo è solo un piccolo campione—lo stesso campione che, dopo attenta osservazione, ho usato per creare una pagina di questo tipo a mo' di esperimento, inondando a mia volta Facebook di immagini religiose. Dopotutto, come diceva un vecchio spot dell'8X1000 alla Chiesa Cattolica, "sarà anche una goccia nell'oceano, ma l'oceano è fatto di gocce."

Non so perché ho cominciato—probabilmente per noia e perché mi divertiva l'idea. Non avevo mai gestito una pagina Facebook prima, per cui non sapevo quanto impegno richiedesse né potevo immaginare che dopo i primi giorni la cosa sarebbe diventata sempre di più una specie di lavoro. In ogni caso, circa un mese fa ho creato la mia pagina cristiana: La luce del Signore. Per farla crescere sono andato un po' per tentativi: ho chiesto pubblicità ad altre pagine cristiane—che mi hanno ignorato—e alla fine per disperazione ho provato a sponsorizzarla. Con 12 euro di spesa ho beccato 14 fan.

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Un altro post molto popolare della mia pagina cristiana

Allora ho cambiato tattica: ho deciso di usare una serie di profili per chiedere quante più amicizie possibili ai fan delle varie pagine del genere che seguivo. Una volta arrivato a 5000 amici, avrei trasformato i profili in altrettante pagine che, si sperava, a quel punto avrebbero avuto una massa critica tale da crescere da sole.

Il mio metodo scommetteva sulla poca dimestichezza con Facebook di queste persone, e in effetti ha funzionato. Dopo due giorni, i miei due profili—Fedeli Cristiani e Cristiani Devoti—avevano già quasi 500 amici ciascuno. Alla fine della settimana, quando mi sono annoiato e ho smesso di gestirli, avevano superato i 1500.

Appena ho raggiunto una buona base di amici, ho cominciato a postare contenuti cattolici. Non era difficile: bastava cercare su Google immagini cose come "Gesù," "annunciazione," "ultima cena." Cercando "madonna" uscivano foto della cantante e bisognava specificare. Scaricavo le foto che mi piacevano cercando di evitare quelle più trash e le pubblicavo con una didascalia inventata al momento che sembrasse vagamente evangelica. Anche questo non era particolarmente difficile—credo che tutte quelle ore passate a studiare per gli esami di Storia della Chiesa e Storia del cristianesimo siano serviti a qualcosa, alla fine.

Programmavo i post perché uscissero a orari fissi, più o meno a un'ora di distanza l'uno dall'altro. Ogni tanto, tra una foto e l'altra, cercavo di variare con il "vangelo del giorno"—cercavo "un vangelo a caso" su Google, trovando una marea di siti specializzati—o con preghiere collettive: postavo la prima frase del padre nostro e lasciavo che fossero i miei amici a completare la preghiera. Non sempre riusciva.

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La prima cosa che mi ha colpito è stata proprio questa: i miei amici erano incredibilmente attivi. Non mi conoscevano nemmeno, eppure mettevano mi piace, commentavano e condividevano ogni cosa che pubblicavo. Per certi versi la cosa era persino fastidiosa: ogni volta che accedevo avevo un numero di notifiche a tre cifre e nel tempo in cui mandavo una richiesta di amicizia me ne arrivavano cinque.

A quelli che mi scrivevano in privato per chiedermi chi fossi, rispondevo che ero "una piccola comunità di preghiera devota a diffondere il messaggio di Cristo."

Per molti questa sembrava essere una risposta soddisfacente, ma alcuni andavano più a fondo e mi chiedevano se fossi cattolico e non di qualche altra strana confessione.

La maggior parte dei messaggi che ricevevo, comunque, non era interessata alla mia identità. Perlopiù erano persone che mi benedicevano, mi auguravano buona giornata e mi chiedevano di pregare per loro.

Alcuni erano così costanti e ripetitivi da risultare quasi alienanti.

Quando ho raggiunto una massa critica di amici, diciamo sugli 800 su ogni profilo, ho cominciato a postare con più cognizione di causa. Tanto per cominciare, li ho invitati tutti a mettere mi piace alla pagina, anche se solo una parte l'ha effettivamente fatto. Poi ho iniziato a pubblicare tutti i contenuti dalla pagina, usando i profili soltanto per condividerli. È stato a questo punto che ho realizzato davvero quanto fossero attivi su Facebook i miei amici ultra-cattolici. Con 800 mi piace scarsi, la mia pagina aveva una portata folle: raggiungeva più di 70mila persone, con ogni post che aveva almeno 300 mi piace e una cinquantina di condivisioni.

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Ho capito che interagire con i miei post per loro era una specie di automatismo, un riflesso pavloviano generato dalla visione di un'icona sacra. Il che si rifletteva nel tipo di commenti che lasciavano sotto i post: per tutta la durata del mio esperimento, il 90 percento dei commenti che ho ricevuto diceva solo "amen." Scrivevano talmente tante volte amen che a un certo punto Facebook ha iniziato a cancellargli i commenti scambiandoli per spam. Sembravano dei bot.

Allo stesso modo, mi sono accorto che anche il tipo di contenuti che postavo in realtà non era importante. All'inizio guardavo le statistiche di ogni post per capire quali fossero le loro preferenze e se la Madonna prendesse più like di Gesù e Gesù più like di San Pietro. E in effetti per certi versi mi sembrava che ci fossero dei trend di questo tipo—con Gesù ad esempio andavo sempre a colpo sicuro, mentre con la Madonna dipendeva molto da che foto sceglievo. A un certo punto, però, ho iniziato a pensare che, forse, questi trend esistevano solo nella mia testa—e che in realtà avrei potuto pubblicare letteralmente qualsiasi cosa e continuare a ricevere tranquillamente vagonate di like e condivisioni.

Per verificare questa teoria ho fatto qualche esperimento. Uno di questi è stato questo post con una foto di papa Benedetto XVI e una di papa Francesco, in cui chiedevo ai fan di mettere mi piace per il primo e di condividere se erano devoti al secondo. Potete vedere da voi il risultato.

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Poi ho deciso di esagerare per davvero e ho messo questa foto della Madonna con

una citazione della Dark Polo Gang

.

Ma il punto più alto credo di averlo raggiunto quando ho postato una foto di Gesù accompagnata dal testo di un coro degli ultras del Milan, in cui avevo sostituito le parole "rossonero" con "buon cristiano" e "Milan" con "Gesù." Non so se tra i miei amici ci fosse qualche milanista, ma anche se fosse nessuno si è accorto di nulla. Il flusso di amen è continuato come al solito.

E tutta questa facilità di like, a un certo punto, mi ha fatto pensare a una cosa. Molte pagine cristiane particolarmente grandi a cui mi ero ispirato si comportavano in modo simile ai siti di fake news che fanno clickbait con bufale per monetizzare con gli ads.

Molte pagine, infatti, pubblicano spesso articoli dello stesso sito, LaLucediMaria.it, collegato all'omonima pagina. Su questo sito maggior parte degli articoli sembrano copia incolla da altre fonti e quelli che non sono firmati redazione sono scritti sempre dalle stesse tre persone—tra cui due nomi che compaiono sul Who.is del sito.

A prima vista, guardando solo il numero di mi piace e condivisioni, l'impressione è che questo tipo di contenuti abbia un successo stratosferico all'interno del Facebook ultra-cattolico. Ma come mi hanno confermato diverse prove sulla mia pagina, il numero di click non era nemmeno lontanamente paragonabile ai like e alle condivisioni.

Alla fine, è stato questo il principale motivo per cui ho smesso di gestire i profili prima di arrivare a 5mila—non ne valeva la pena. Avrei dovuto buttarci troppo tempo e troppa fatica prima di vedere (forse) un minimo risultato. Ma c'è stato anche un altro motivo: avevo l'impressione che esagerare non sarebbe stato forse rispettoso.

Quando nel 1517 Martin Lutero ha affisso le sue 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg dando l'avvio alla riforma protestante, uno dei principali temi del contendere era proprio questo—quello della giustificazione per fede o per opere. Basta credere in Dio per essere salvati? Bisogna credere ma anche fare del bene? Si può fare del bene senza credere in Dio e andare in Paradiso lo stesso? Sono domande che sono state discusse per secoli dai teologi e non so se alla fine la Chiesa sia arrivata a dare una risposta definitiva. In ogni caso, spero che aver fatto dei meme su Gesù non sia poi così grave.

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