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Cosa rimane di questo Europeo visto dall'Italia

L'eliminazione ai rigori con la Germania è stata piuttosto dura da somatizzare, ma adesso è arrivato il momento di capire cosa effettivamente ha evidenziato l'Italia nell'ultimo mese, come verrà ricordato questo Europeo, e cosa rimarrà per il futuro.

Immagine via Facebook.

Alla fine dell'Europeo mancano ancora tre partite, ma visto che l'Italia è stata eliminata ormai è giusto che non ce ne freghi più niente. L'eliminazione ai rigori con la Germania è stata una bella stalagmite nel deretano da somatizzare, soprattutto perché—nonostante tutte le pessime premesse—cominciavano tutti a sperare che vincere con i gol di Citadin Eder fosse possibile. Questo Europeo è stato sicuramente singolare per l'Italia, e questo per una serie di motivazioni che spaziano dallo stato attuale del calcio italiano (e del suo ipotetico futuro), al cambio di CT fino al riconfezionamento social dell'eliminazione stessa. In un certo senso, è stato un po' una manifestazione di mezzo. Il modo in cui ci dovremo approcciare al Mondiale del 2018 in Russia sarà probabilmente molto diverso dal modo in cui abbiamo vissuto questa competizione, quindi è arrivato il momento di capire cosa effettivamente ha evidenziato l'Italia nell'ultimo mese, come verrà ricordato questo Europeo, e cosa rimarrà per il futuro. "LA NAZIONALE PIÙ SCARSA DI SEMPRE "

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L'Europeo dell'Italia era partito, quasi come ogni volta, con dei pronostici disastrosi. È abbastanza classico che fra la fine del campionato e l'inizio del ritiro a Coverciano prima di una manifestazione comincino le polemiche sulle convocazioni, sul modulo da adottare.

Stavolta però la situazione sembrava ancora peggiore, e in effetti la rosa che aveva a disposizione Conte—visti anche gli infortuni di Verratti e Marchisio—sulla carta lasciava poche speranze. Pellè, Eder, Giaccherini: nelle selezioni del decennio precedente molti dei titolari di questo Europeo avrebbero quasi sicuramente fatto panchina—oppure non avrebbero proprio ottenuto la convocazione.

A questo clima di desolazione—fomentato da anni di discussioni su un mancato cambio generazionale e sulla marcescenza del movimento calcistico italiano—si sommava anche l'iperconsiderazione di cui godevano prima dell'Europeo nazionali come il Belgio (addirittura secondo nel ranking FIFA), oltre alla favorite come la Germania o la Francia. Tolte Ungheria, Finlandia, e Galles, quasi tutte la nazionali sembravano migliori o alla pari con la nostra. Sui social era addirittura scoppiato una sorta di lutto civile dopo l'annuncio dell'assegnazione della maglia numero 10 a Thiago Motta.

E in un certo senso questo è stato uno degli aspetti migliori del nostro Europeo: fin dalla prima partita—vinta 2-0 proprio contro il Belgio—è sembrato chiaro che l'essere "la Nazionale italiana più scarsa di sempre" poteva rappresentare un punto di forza. Probabilmente mai come questa volta lo scetticismo e il senso di inferiorità erano giustificati, ma visto come è andata possiamo tutto sommato cominciare a sperare che in futuro le inutili lamentele per un numero di maglia e tutto il disfattismo che ci siamo portati dietro possano cessare. Resta comunque il fatto che questo europeo verrà ricordato come quello "degli scarponi che quasi ce la facevano".
L'altra grande speranza invece—ancorata alle bastonate che ha preso il Belgio— riguarda l'estinzione di quel "calcio hipster" che fomenta a dismisura giocatori come Kevin De Bruyne. Basta, per favore.

ANTONIO CONTE

Uno dei commenti più appropriati letti dopo l'eliminazione dell'Italia dall'Europeo è stato quello che definiva la Nazionale di questo Europeo "la più simile a un club." Persino dopo i rigori con la Germania, c'era chi sottolineava come, a sbagliare i rigori rivelatisi poi decisivi, fossero stati proprio gli uomini di Conte: Zaza, Pellé e Bonucci.

Inutile stare a dibattere su quanto possa essere una stronzata quella di accusare Conte per le convocazioni basandosi sui tiri dal dischetto. Ciò che però è certo, è che Conte, più di altri, avesse certamente "i suoi uomini"—un fattore che si è sentito moltissimo nelle cinque partite giocate e che ci ha permesso di arrivare dove siamo arrivati, ma soprattutto ci ha permesso di arrivarci in questo modo.

La partita con la Germania è forse l'esempio più lampante: Antonio Conte, fino praticamente al 120°, ha cercato di lasciare la squadra quanto più intatta possibile, inserendo il solo Darmian a partita in corso e Insigne, quando ormai Eder faticava a tenersi in piedi. Le ragioni sono molto semplici: l'Italia ha giocato praticamente a memoria, una sorta di stereotipo solitamente, ma che davvero vale quanto mai con questa Nazionale.Il punto è che Antonio Conte, forse come nessun CT prima di lui, aveva un'idea precisa di come impostare la struttura della sua Nazionale.

GRAZIANO PELLÈ E L'UMILTÀ

Il 2016 è stato l'anno in cui tutti quei valori finto-positivi come l'umiltà e la nostalgia hanno fatto definitivamente breccia nel grande pubblico del calcio. La prima, soprattutto, ha conquistato i cuori di tutti grazie alla cosiddetta favola Leicester—una squadra praticamente ignota ai più, allenata da un vecchietto italiano che sussurra anziché parlare e con un passato da bistrattato, diventata simbolo dell'umiltà e contrapposta ai grandi soldi del calcio dell'era moderna (il tutto dichiarato senza considerare chi siano i proprietari di questa squadra).

Per seguire il filone, e giustificare la mancanza di nesso logico tra "Nazionale più scarsa di sempre" e le vittorie, il "cuore" e "l'umiltà" sono diventate subito ossessione anche di quest'Italia.

Bene, l'Europeo del 2016 ci ha insegnato che l'umiltà ha rotto il cazzo, e che dovremmo piantarla di esaltare qualsiasi cosa ce la ricordi.

Graziano Pellè è vittima di questo sofisticato sistema: fino a che il suo rigore non è finito a lato della porta di Neuer, era uno dei protagonisti di questa Italia operaia. Nonostante l'aspetto da tronista che gli si è ritorto contro nel post-partita, infatti, ogni sua partita era condita da palloni recuperati a centrocampo, spallate, botte e gol. Ma è bastato un attimo a rovinare tutto: un gesto che potrebbe essere o meno giustificato in mille modi (come per esempio, che in un duello impari come quello con Neuer possa davvero valere tutto, anche un giochetto psicologico) ha fatto sì che Pellè venisse scalciato a pedate dall'Olimpo, rendendolo colpevole anche delle lacrime di Barzagli nel post partita.

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Quindi, se ve lo stavate chiedendo, nel dire "lo sapevo" la fidanzata non si riferiva a Pellè, ma all'ultimo che aveva usato la parola "umile" per definire quest'Italia, o qualsiasi cosa legata al calcio.

IL PASSO DI SIMONE ZAZA

Paul Pogba è forse il giocatore più cool del momento, e mono molti coloro che cercano di emulare il centrocampista della Juventus, nello stile, nelle movenze, e negli atteggiamenti.

Fra questi c'è sicuramente Simone Zaza—almeno durante la lotteria dei rigori contro la Germania—, che ha tentato di spiazzare Neur utilizzando una strana rincorsa ritmata che, dopo aver spedito il pallone in curva, lo ha messo alla pubblica gogna.

Quei passetti prima del calcio di rigore sono un chiaro omaggio a Paul Pogba. Solo che a lui solitamente vengono un po' meglio, ecco.

Oltre all'amarezza, dunque, di un tentativo mancato di emulazione, di questo Europeo rimarranno vagonate di meme, video, GIF su tutto l'hype che ha cercato di creare sulla propria conclusione l'attaccante della Juve.

FUTURO

Andrea Barzagli, intervistato dopo la sconfitta con la Germania, ha ammesso singhiozzando che probabilmente di questa Nazionale non rimarrà niente. In parte ha ragione, in parte no.

Il successore di Conte, Giampiero Ventura, condivide con l'ormai ex CT diverse impostazioni tattiche, compreso il sistema di gioco—quindi alcune cose rimarranno immutate nel modo di giocare dell'Italia—ma non sarà assolutamente lo stesso tipo di CT. Come già spiegato sopra, Conte si è affidato ad una serie di giocatori di cui si fidava, lasciando poco spazio agli inserimenti dei giovani. L'unico convocato—non riserva, come Rugani— appartenente a quella che si preannuncia come la "generazione successiva" è stato Federico Bernardeschi, che ha giocato 60 minuti contro l'Irlanda, in una partita che non contava ormai niente.

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Ventura sarà invece probabilmente il CT incaricato di rilanciare il movimento italiano, inserendo in Nazionale giovani come Berardi, Romagnoli, Donnarumma e possibilmente anche di confrontarsi con il possibile recupero di Balotelli. Della "BBC", che durante questo Europeo ha rappresentato la parte più riconoscibile dell'Italia, probabilmente resterà solo Bonucci titolare per il Mondiale del 2018. Il vero problema di Ventura sarà quindi confrontarsi con un girone di qualificazione in cui si passa direttamente solo la prima, e che comprende anche la Spagna.

In questo senso forse sarebbe auspicabile anche la permanenza di Eder, perché essere devoti a Santa Paolina può aiutarci.

CALCIATORI PER I QUALI NON AVREMMO MAI PENSATO DI ESULTARE

Questa considerazione sul futuro della Nazionale porta con sé un altro lascito importante di questo europeo: la possibilità temporanea di esultare per le gesta di tutti quei giocatori che ritenevamo scarsi e che durante le convocazioni avevamo tanto infamato, ma che poi ci hanno fatto venire un sacco di erezioni al pericardio. La maggioranza di loro non rivedrà mai più la Nazionale.

Sturaro, Giaccherini, Pellè: poter assistere a un quarto di finale con la Germania sperando nel gol di uno di questi calciatori è stata probabilmente un'esperienza che non si ripeterà molto facilmente. Si spera. Segui Tommaso e Niccolò su Twitter.

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