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Pagare per fare lo squatter negli edifici abbandonati di Londra

All’inizio sembra un affare: se vivi a Londra e non puoi permetterti di pagare un vero affitto puoi diventare guardiano di proprietà. Ma poi arrivano gli edifici in rovina, gli sfratti senza preavviso e le società che se ne approfittano.

Il pub dove ha vissuto Charlie (Foto di Nicholas Pomeroy)

“C’erano aghi ipodermici nel camino e sui tappeti, la cantina era piena di topi, i muri erano crepati e le tubature marce, quindi si allagava tutto ogni volta che pioveva."

Charlie Fegan, un ventiquattrenne laureato al Goldsmihts College, descrive così la sua vita ai margini dell'emergenza abitativa di Londra. Per tutti gli ultimi due anni ha fatto il guardiano di proprietà: pagava per dormire negli edifici abbandonati della città.

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Mentre gli affitti a Londra continuano a salire, sempre più persone trovano nella professione di guardiano di proprietà la soluzione alle loro difficoltà. Negli ultimi quattro anni, il numero di agenzie che offrono questo servizio nel Regno Unito è salito di circa il 40-50 percento; nel settore oggi operano sia agenzie multinazionali come Camelot e Ad Hoc, sia aziende più piccole come Dot Dot Dot.

All’inizio, sembra un affare. Le agenzie contattano i proprietari di edifici disabitati e si offrono di trovargli degli inquilini. Dato che si tratta di una soluzione temporanea, che dura solo finché l’edificio non viene destinato ad un altro uso, ai guardiani viene chiesto un affitto molto basso. E dato che l’agenzia guadagna sull’affitto pagato dal guardiano, può offrire al proprietario dell’edificio un servizio a basso costo. Insomma, sembra una situazione in cui tutti ci guadagnano. Affitti bassi per gli inquilini, tutela dell’immobile quasi gratuita per i proprietari e soldi facili per le agenzie.

Ma c’è un problema. I guardiani non sono, di fatto, degli inquilini. Sono dei “concessionari” e in base ai contratti che firmano non possiedono nessuno dei diritti di un normale inquilino. Il risultato è che alcune agenzie vietano loro di ricevere visitatori, entrano nelle case senza avvertirli, spesso li multano e li cacciano dalla proprietà quasi senza preavviso.

“Fare il guardiano vuol dire vivere in uno stato costante di ansia,” mi ha detto Charlie nell’ufficio a tre piani dove vive, vicino al Tower Bridge. “Non hai alcun diritto. In pratica paghi per occupare un edificio.”

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All’ingresso c’è una targa che ricorda l’anno in cui sua maestà ha inaugurato l’edificio. È difficile immaginare che un tempo la regina sia stata qui. In tutti e tre i piani, luci tremolanti illuminano vaste stanze spoglie. Nel seminterrato è stata allestita una cucina improvvisata, con due fornelli e una lavastoviglie, usata da 23 persone.

Ma, paragonato a ciò a cui Charlie è abituato, tutto questo è quasi un lusso. Prima di trasferirsi qui viveva in un vecchio pub a Dalston. Prima che il proprietario si affidasse all’agenzia Live-in Guardians—fondata dall’ex avvocato Arthur Duke—il locale era stato praticamente demolito da alcuni occupanti abusivi. Capita spesso di sentire i guardiani lamentarsi delle condizioni dei posti in cui si trovano a vivere, ma in quel caso si andava oltre ogni limite.

“Anche se all’epoca ero disperato e quindi sono stato felice di avere un tetto sulla testa, non sono in grado di descrivere quanto facesse schifo quel posto,” mi ha detto Charlie. “Non avevamo il gas e la luce non funzionava. Nella mia camera c’era un buco nella finestra. I proprietari stavano riadattando l’edificio per farne un complesso di appartamenti su più piani, e mentre ci vivevamo dentro conducevano dei test di resistenza. Ogni giorno, dalla mattina alla sera, c’erano degli operai con i martelli pneumatici. La casa tremava continuamente.”

(Foto di Charlie)

Live-in Guardians assicura che le proprietà vengono controllate e rese abitabili prima che ci si trasferiscano i guardiani. Ma, secondo Charlie, quell’edificio non era “per niente sicuro.”

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“Un giorno Rowan, il mio coinquilino di allora, mi ha chiamato per dirmi che era saltata l’elettricità,” mi ha raccontato Charlie. “Quando siamo scesi in cantina, l’abbiamo trovata invasa da un fumo denso. Il blocco elettrico era in fiamme. Nell’edificio non c’era l’allarme antincendio, e i vigili del fuoco giunti sul posto ci hanno detto che se fossimo stati di sopra a dormire saremmo morti. Le agenzie sono il male, le soluzioni che offrono sono delle bombe a orologeria. Prima o poi qualcuno si farà male o ci scapperà il morto.”

Ma la storia di Charlie non finisce qui. Nei contratti di molti guardiani si parla di un preavviso di due settimane per fare i bagagli e andarsene quando il proprietario vorrà riprendere possesso dell’edificio. Nel suo caso, però, non gli è stato dato nemmeno questo breve preavviso. Pochi mesi dopo essere andato a vivere nell’edificio vicino al Tower Bridge, quelli di Live-in Guardians hanno detto a tutti che dovevano andarsene entro 48 ore.

“Venerdì scorso ci hanno detto che avevamo due giorni per andarcene,” mi ha detto, Charlie, esausto. “L’impatto psicologico di vivere in condizioni così precarie è incredibile.”

(Foto dell'autore)

Quando ho contattato Arthur Duke, CEO di Live-in Guardians, questi mi ha dato una versione dei fatti molto diversa da quella di Charlie. Mi ha detto che, prima che ci si trasferissero i guardiani, un elettricista aveva controllato il pub e ne aveva certificato la sicurezza. Mi ha detto che il " un piccolo cortocircuito" era stato causato da un temporale e il successivo allagamento. E ha aggiunto che i guardiani erano stati allertati da un allarme antincendio wireless.

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“La sicurezza dei nostri guardiani è importante ed è un tema che prendiamo molto sul serio,” mi ha detto Duke. “Abbiamo un Property Inspector, che ha 30 anni di esperienza nel corpo dei pompieri di Londra e che conduce ispezioni a sorpresa in tutte le nostre proprietà.”

Ma Charlie e i suoi coinquilini mettono in dubbio queste affermazioni. Sostengono che non ci sia stato nessun allarme antincendio e nessun temporale.

L’interno di una proprietà abitata da guardiani. (Foto dell’autore)

Comunque la si voglia vedere, l’esperienza avuta da Charlie è in netto contrasto con il modo in cui la vita del guardiano di proprietà viene di solito raccontata dai media, ovvero una scelta di vita borghese per coloro che apprezzano lo squallore urbano. Invece che foto di pub squallidi e palazzi fatiscenti occupati da persone senza soldi, il materiale pubblicitario di queste agenzie mostra luoghi eccentrici, palazzi con mattoni a vista e bici a scatto fisso, come se fare il guardiano di proprietà fosse un'attività equiparabile al caffè letterario. Ma la storia di Charlie non è particolare, e la qualità dell’alloggio è l’ultimo dei problemi.

Holly Cozens, una trentunenne di Brighton, ha vissuto—per conto di Camelot, l’agenzia più grande del settore—in un vecchio convento per mettere da parte i soldi per poter pagare un affitto vero e proprio.

“Nella mia esperienza, e in quella delle altre persone che vivevano lì con me, il problema principale è che l’agenzia non ridà mai indietro la caparra, a nessuno,” mi ha detto al telefono. “Un altro problema è che possono cacciarti per qualsiasi motivo. Ad alcuni miei conoscenti hanno trovato un portacenere in casa. Non fumavano dentro, lo tenevano lì. Quando quelli della Camelot l’hanno visto li hanno mandati via. Non ti danno la possibilità di spiegare, non puoi discutere con loro, devi andartene e basta. Né provvedono a effettuare le riparazioni se si rompe qualcosa in casa. Quando una delle due docce si è rotta, c’erano 20 persone che usavano tutte la stessa. Abbiamo tempestato di email l’agenzia, ma ci è voluto un sacco di tempo prima che si decidessero a risponderci.”

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Mike Goldsmith, COO di Camelot, nega che l’agenzia confischi le caparre dei guardiani senza motivo. “La Camelot restituisce sempre le caparre ai guardiani, a meno che non vi sia motivo di dedurne delle spese,” mi ha detto. “Stiamo anche per mettere in atto un piano che ci consenta di reagire con prontezza a problemi come quello della rottura delle docce.”

Un palazzo disabitato a Londra (Foto di Simon Childs)

La Camelot starà anche facendo qualche miglioramento, ma sono in molti a chiedersi se alcuni aspetti fondamentali del mestiere di guardiano di proprietà non siano illegali. Le agenzie di settore sono convinte che, in base alla distinzione tra “inquilino” e “concessionario” possano legittimamente limitare i diritti dei guardiani. Ma osservando meglio la legge, sembrerebbe che questa distinzione non li giustifichi quanto pensano.

Prendete, ad esempio, il caso dello sfratto. Un guardiano di proprietà non sarà un inquilino, ma per la legge inglese si qualifica comunque come “occupante residenziale,” il che significa che il Protection from Eviction Act (PEA) del 1977 si applica anche in questo caso. Quasi tutti i guardiani di proprietà con cui ho parlato erano stati sfrattati con due settimane di preavviso o meno (anche se molte agenzie, tra cui la Camelot, hanno ora cambiato abitudini e deciso di dar loro un preavviso maggiore). Giles Peaker, un avvocato specializzato in diritto abitativo, mi ha detto: “Questo significa che, per sfrattare qualcuno, bisogna dargli prima di tutto 28 giorni di preavviso. In secondo luogo, se questi non se ne va, l’unico modo perché lo si possa cacciare a forza è un’ordinanza di un giudice.” Per cui, questi preavvisi di due settimane poggiano su basi legali tutt’altro che solide e, se i guardiani li contestassero, alle agenzie per cacciarli dalla proprietà non resterebbe che portarli in tribunale.

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Non stupisce allora che cerchino in tutti i modi di non far sapere questa cosa. Se i proprietari devono aspettare un mese intero prima di riavere indietro il loro edificio, che senso ha affidarlo a un guardiano di proprietà?

Ma le scarse condizioni abitative e di sicurezza e i dubbi dal punto di vista legale non sono abbastanza. La cosa peggiore è che le agenzie si fanno pubblicità dicendo di offrire soluzioni innovative per risolvere l'emergenza abitativa—far tornare in uso edifici disabitati, a prezzi non proibitivi. E la gente, in genere, concorda con questa visione. Lo scorso anno la Camelot ha avuto il permesso di sponsorizzare Empty Homes, una conferenza organizzata da Shelter, un’organizzazione benefica che si occupa di senzatetto.

Inoltre, le agenzie vendono il guardiano di proprietà come un servizio teso a impedire lo squatting, ossia l’occupazione illegale di edifici—una risposta comune alla crisi abitativa. Anche se non devono preoccuparsi di convincere i proprietari di edifici che lo squatting è qualcosa di negativo, il servizio offerto da queste agenzie non è poi così diverso. Sui loro siti gli squatter sono ritratti come un pericolo, mentre i guardiani hanno un “ruolo importante” e sono descritti come dei “creativi” felici di vivere in quel modo. La realtà, ovviamente, è che si tratta delle stesse persone: persone che non possono permettersi un alloggio decente perché gli stipendi sono troppo bassi e gli affitti troppo alti.

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L’ironia di fondo è che queste agenzie stanno vendendo servizi anti-occupazione a persone che altrimenti avrebbero occupato. “Sono molto contrario a fare il guardiano di proprietà, ma all’epoca non potevo permettermi nient’altro,” mi ha detto Charlie. “Mi ero appena laureato e stavo cercando lavoro. Ma era un vita dura. Dove sono ora le persone che hanno vissuto in quei luoghi prima di me?

Robin Hood Gardens (Foto dell'autore)

Ma ai guardiani di proprietà non viene chiesto di abitare solo pub fatiscenti e palazzi vuoti. Spesso finiscono a vivere in case popolari che sono state svuotate e che attendono di essere demolite e trasformate in appartamenti di lusso per futuri palazzinari. I guardiani di proprietà sono diventati una parte fondamentale dello stesso processo che impedisce loro di potersi permettere una casa decente: la gentrificazione.

Questa è la posizione in cui si trova un operatore comunale di 42 anni che chiameremo “James.” Fa il guardiano di proprietà—per l’agenzia Dot Dot Dot—a Robin Hood Gardens, un complesso abitativo popolare che sarà demolito a breve. James mi ha detto: “Sono molto consapevole di cosa sono quelli come me. Ma la gentrificazione non dipende da noi; accadrebbe lo stesso, che vivessimo qui o no. Ci integriamo il più possibile nella società e non ci sono attriti tra noi."

In ogni caso, anche se ci sono moltissime ragioni per criticare questa forma abitativa, molti continuano a trovarla attraente—o, perlomeno, necessaria. “Penso che sia una delle tante soluzioni possibili alla crisi abitativa,” mi ha detto un mio amico che fa il guardiano di proprietà. “Non è una soluzione a lungo termine, chiaro. Ma consente a molte persone che sono costrette a pagare l’affitto, persone che forse non riusciranno mai a guadagnare abbastanza per comprarsi una casa, di potersi permettere un tetto sulla testa. Ovvio, comporta dei rischi. Se torno dalle vacanze e trovo la mia roba ammucchiata all’ingresso, so che è un rischio che sapevo di correre."

Una cosa del genere non è una valida soluzione alla crisi abitativa. Ma finché Londra resterà una città in cui, per molti, trovare casa è fuori discussione, la possibilità di fare il guardiano di proprietà continuerà a essere utile a molti.

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