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Música

Too old to fight it

Nei meandri dell'industria musicale con Dan Keyes.

Ritratti di Chris Shonting

Se sei un “autore” o un “produttore” e non vivi a Los Angeles, è probabile che tu sia anche un barista o un cameriere, o, se hai un qualche senso degli affari, uno spacciatore. E non c’è niente di male. Molti dei miei musicisti preferiti non sono professionisti. Ma al di là dei successi occasionali, il 90 percento delle canzoni che raggiungono la Top 100 di Billboard sono scritte da un gruppetto di veri e propri cecchini pieni di talento e per lo più anonimi. È uno dei pochi ambiti dell’industria in cui le persone riescono ad arricchirsi davvero, e i migliori del gruppo lavorano in uno dei circoli più vantaggiosi del mondo, fornendo i loro servizi e scrivendo musica che le masse vogliono ascoltare. Solo tre mesi dopo essersi trasferito a Los Angeles, Dan Keyes è diventato uno di loro.

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La prima volta ho incontrato Dan sulla terrazza di un ristorante messicano, tramite amici comuni. È successo poche settimane dopo il suo 30esimo compleanno—che, come ho appreso, cadeva esattamente lo stesso giorno e lo stesso anno del mio. Alto, ben curato, con un viso da bambino, è una delle persone più genuinamente piacevoli che abbia mai incontrato, praticamente il mio opposto. Nel giro di due ore siamo passati dall’essere completi estranei, a lui che mi dava il permesso di fingermi il suo agente alla riunione con la Warner/Chappel Music prevista per la settimana successiva. Aveva lasciato New York in tutta fretta meno di un mese prima, principalmente per il cuore spezzato, ma anche perché si era reso conto che la West Coast era l’unico posto in cui sarebbe dovuto andare. “È a Los Angeles che si fanno i dischi,” mi ha detto poco dopo il nostro incontro. “È una cosa di cui non mi sono reso conto davvero finché non sono arrivato qui.”

Dan si avvicinò all’industria musicale quando aveva 20 anni, sulla scia del successo dei Recover, una band post-hardcore di Austin, in Texas. “Suonavo con quei ragazzi da quando avevo 11 anni,” mi ha detto. “E una volta finita la scuola siamo partiti e abbiamo girato tutto il mondo. A 18 anni ho firmato il mio primo contratto discografico con John Janick, che ha fondato i Fueled by Ramen. Ora è il vicepresidente di Elektra.”

I Recover furono presto scoperti dalla Strummer, una sottoetichetta della Universal gestita da Gary Gersh, il tizio che fece firmare i Nirvana e i Sonic Youth con la Geffen e che aiutò nella gestione della Grand Royal, la defunta etichetta dei Beastie Boys. Sotto la stessa etichetta di Dan lavoravano anche Rapture, Mars Volta, Le Tigre, tutti gruppi che con album che non avevano incontrato il favore della casa sorella. L’album dei Recover dallo sfortunato titolo This may be the year I disappear fu l’ultimo pubblicato dalla Strummer, quando la Universal aveva già deciso di chiudere la casa discografica. L'album arrivò sugli scaffali dei negozi di musica senza un'adeguata campagna di lancio.

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Nonostante la battuta d’arresto, i Recover non erano pronti a smettere, e ricominciarono a viaggiare. Ma senza un sostegno da parte della loro etichetta, fallirono rapidamente, e Dan si sentì pronto per un cambiamento: “Volevo andarmene da tutto. E lo feci. Mi trasferii a New York con una valigia piena di vestiti e cominciai un nuovo capitolo della mia vita.”

Disoccupato e senza soldi, Dan trovò presto lavoro come cameriere in un ristorante del West Village e, poco dopo, un altro ingaggio come magazziniere in un negozio American Apparel a Broadway. Era eccitante ma anche scoraggiante, considerato che, solo un anno prima, Dan aveva firmato un contratto con una delle più grandi case discografiche. “Un giorno ero in pausa al lavoro, ho attraversato la strada e sono entrato alla Tower Records per comprare un album dei Recover,” mi racconta. “Sono tornato da American Apparel per mostrare a tutti i messicani del seminterrato che avevo inciso un album che era in vendita. Credo che nessuno di loro mi abbia creduto e che tutti abbiano pensato fossi pazzo.”

Ma le canzoni continuavano a uscire da ogni orifizio di Dan, e non ci volle molto perché la sua sorte cambiasse di nuovo. “Ero arrivato a New York con canzoni scritte da me che non erano adatte ai Recover. Erano più pop e dance, e i DJ iniziarono a metterle nei locali di Manhattan. E fu così che le etichette discografiche vennero da me.”

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Mentre cresceva l'interesse per la sua musica—che ora scriveva sotto il nome di Young Love—Dan si alleò con l’amico, fan dei Recover e manager, Trevor Silmser. “Ero a una festa con questo tizio A&R dell’Atlantic. Incontrai Trevor, che mi chiese cosa ci facessi a New York e io gli raccontai del trasferimento e di come le etichette mi stessero facendo la corte. Mi chiese se avevo bisogno di un aiuto, e subito dopo stavo suonando le mie canzoni a Rob Stevenson, il responsabile della A&R alla Island Def Jam.”

Era il 2005, l’industria musicale non era ancora del tutto implosa e gli artisti ricevevano ancora proposte allettanti. Dan perse presto il controllo della situazione, ma in senso buono. Rob fece sentire le canzoni di Dan a L.A. Reid, che a sua volta le fece sentire a Jay-Z. Il magnate del rap rimase molto colpito da una canzone, “Discotech”, che era stata pubblicata come singolo circa un anno prima dell’uscita di Too young to fight it, l’album del 2007 che segnò il debutto di Young Love. “In quell’occasione le stelle si allinearono,” dice Trevor. “Diedi la musica a Rob Stevenson della IDJ e subito dopo Dan e io eravamo in volo verso Miami per gli MTV Awards. Incontrammo Jay-Z sul tetto di un hotel, e Beyoncé stava sul bordo della piscina con un bikini argentato. Successe tutto nel giro di cinque giorni."

Dan al lavoro ai Pulse studios con un completo molto costoso che ha ricevuto gratuitamente.

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Dan era di nuovo sulla cresta dell’onda, in tour in giro per il mondo, questa volta con il completo sostegno della sua etichetta e con più soldi di quanti ne avesse mai avuti. Firmare con la Island significava che Dan avrebbe dovuto scegliere di nuovo un'etichetta, e scelse la EMI, che lo incoraggiò ad ampliare i suoi orizzonti. Nel corso dell’anno successivo, Dan scrisse canzoni con e per Ricky Martin, Katy Perry e Björn Yttling dei Peter Bjorn and John. La canzone che scrisse per Ricky Martin, “Shine”, ebbe un discreto successo all’estero. La collaborazione con Björn, “Last Ones Standing”, fu scritta nel 2007 e divenne un singolo di successo dell’album del 2010 Won’t go quietly, del cantante/rapper Example. La sua collaborazione con Katy Perry non è ancora in commercio.

Un anno dopo terminò il tour di Young Love. Dan tornò a New York con alcune canzoni che sarebbero state alla base del secondo album. Nel frattempo, l’industria musicale era alle prese con il crollo delle vendite e con un modello d’affari che non funzionava più, e le cose alla Island Def Jam erano cambiate. “Ero tornato, e Rob Stevenson se n’era andato; quasi tutti quelli del mio gruppo avevano lasciato,” dice Dan. “Ero praticamente finito. Il primo disco mi aveva dato una bella spinta, era andato bene e mi aveva conferito un bel po’ di visibilità, ma quando ero pronto per registrare il secondo, tutti quelli dell’etichetta se n’erano andati.”

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In ogni caso, l'album ebbe buoni risultati, quindi Dan andò avanti. Si trasferì a Los Angeles per qualche mese, per registrare quello che sarebbe diventato One of us, con John King dei Dust Brothers, il duo di produttori responsabile di dischi di successo come Paul’s boutique dei Beastie Boys, Odelay di Beck e la colonna sonora di Fight Club.

“Dan ha sempre un sacco di ottime idee in studio” mi ha detto John quando gli ho chiesto della loro collaborazione. “Sa suonare tutti gli strumenti ed è un bravo cantante. È come Prince.” Gli ho chiesto come sia cambiato il ruolo del produttore durante la sua carriera, e quali effetti hanno avuto su di lui i problemi dell'industria discografica. “Un tempo 'produttore' significava 'responsabile A&R dell'etichetta'. Negli anni Ottanta è nata la musica dettata dai produttori. All'inizio lavoravo proprio così: creavo la canzone, in 15 minuti il rapper faceva il suo e poi io la finivo. Sono sempre stato molto partecipe. Mi piacerebbe non esserlo così tanto, ed essere aiutato da bravi ingegneri e tecnici del missaggio, ma la decimazione dell'industria discografica ha portato a budget ridotti, e io sono in grado di aiutare i musicisti facendo il lavoro del produttore, dell'ingegnere, del tecnico e del proprietario dello studio tutto insieme. Faccio ogni cosa di cui l'artista ha bisogno, dai ruoli che ho appena detto, all'autore e al consulente.”

Nel 2007, dopo l'uscita di One Of Us, Young Love intraprese un tour mondiale. “Per l'ultima data del tour avrei dovuto suonare al Bowery Ballroom, il locale dove mi esibivo solitamente a New York e in cui normalmente facevo sold out. Ma per la seconda volta nella mia vita mi ero esaurito. Ero in ospedale perché stavo veramente male. L'etichetta mi ha mollato lo stesso giorno. È stato assurdo.”

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Era la seconda volta che l'industria discografica lasciava a piedi Dan, in entrambi i casi per negligenze interne alla stessa. Inoltre, lui aveva speso praticamente tutto quello che aveva guadagnato durante il tour mondiale—aveva poco più di 20 anni, ed è esattamente così che avrebbe fatto ogni giovane nella sessa situazione.

In qualche modo Dan riuscì ad andare avanti lavorando per Lon Ballinger, che voleva costruire uno studio di registrazione nel locale di cui era proprietario, il Webster Hall. L'impiego permise a Dan di rimanere vicino alla musica senza essere schiacciato dai meccanismi dell'industria. Trevor lo aiutò a costruire lo studio, che in seguito ha ospitato band come Spoon, Edward Sharp e Mumford & Sons. Per la prima volta da un po' di tempo Dan aveva uno stipendio fisso, ma scriveva meno e la cosa lo deprimeva.

Verso la fine del 2010 iniziò a lavorare per la Fenway Recordings, una società con sede a Boston e New York che rappresenta MGMT, Mission of Burma, the Cribs, Saves the Day e un'altra dozzina di altri artisti in cui credono molto. Dan lavorava a stretto contatto con il team di New York della Fenway—Ben Matusow e Nick Palmacci—che lo ha aiutato molto nelle session di scrittura con altri artisti, produttori e compositori sin dal suo trasferimento improvviso a Los Angeles.

Dan avrà anche dato solo un giorno di preavviso prima di fare i bagagli e andare sulla West Coast, ma Ben crede abbia fatto bene: “Fare musica a Los Angeles è più logico, specialmente per un compositore o un produttore, perché ci sono più posti in cui lavorare. A New York c'è dell'energia, e c'è sempre della creatività, ma non è facile mantenere una scena vivace.” Ho chiesto a Ben la sua opinione sull'attuale stato dell'industria discografica—di come, secondo lui, si è evoluto il ruolo dell'autore dai tempi di Tin Pan Alley o persino di Bob Dylan, e di come questo abbia influenzato l'intero settore. “Ora come ora, questo ambito dell'industria discografica mi appassiona, prima di tutto perché è pieno di energia. Ogni giorno veri talenti si alzano e scrivono canzoni… e ultimamente se ne parla parecchio perché quasi tutte le altre fonti hanno sofferto negli ultimi dieci anni. Ma come la musica, anche l'industria discografica deve evolversi.”

È a quelli della Fenway che va il merito dell'incontro tra Dan e Marc Wilson, il manager A&R della Warner/Chappell Music—quello in cui mi sarei dovuto intrufolare fingendomi il manager di Dan, così da capire meglio come lavora una delle più grandi etichette del mondo. Come succede con quasi tutte le idee che vengono da ubriachi alle due del mattino, il giorno dopo non ne eravamo più convinti. Ben ci ha detto che non sarebbe stato un problema partecipare all'incontro senza mentire sulla mia professione. Aveva ragione, e due giorni dopo ho accompagnato Dan alla sede principale della Warner/Chappell.

Marc ha iniziato la sua carriera alla BMG, che poi è stata comprata dalla Universal. È stato allora che si è spostato alla Warner/Chappell, prima come assistente di Greg Sowders, vice presidente e capo della A&R, e poi come manager di una sua lista di band (che tra gli altri include i Plain White T's, Chickenfoot, Bad Religion, Theory of a Deadman e Steve Aoki).

Ho chiesto a Marc come fa a sapere che il suo team di autori lavorerà bene con un determinato artista, e come fa ad accoppiarli. “Credo che ogni caso sia diverso, alcuni sono più preziosi con la loro musica. Certi non hanno bisogno di co-autori e scrivono da soli ottime canzoni. Altre volte il tipo della A&R ha una certa visione delle cose. Tipo 'Mi piace molto questo gruppo, hanno bisogno di una mano nella composizione, ma il look e tutto il resto è azzeccato,' oppure 'Mi piace il gruppo, la canzone, ma sono stati in studio per un mese a ancora non hanno concluso granché. Non hanno ancora scritto un successone.' Allora l'etichetta può decidere di affidarti ai co-autori. La cosa può diventare problematica. Alcuni gruppi dicono 'Ma che cazzo, hai fatto firmare a noi il contratto, perché dovremmo far scrivere ad altri le nostre canzoni?' Comunque, alla fine della fiera abbiamo tutti lo stesso obiettivo, aiutare un artista a passare al livello successivo.”

L'incontro di Dan con Marc era uno dei molti programmati dalla Fenway, che gli organizza anche sessioni in studio con vari gruppi. Da quando si è trasferito a Los Angeles però, Dan ha occhi soprattutto per la Pulse Music Publishing, in cui lavorano autori di successo come Bonnie McKee (che ha scritto “California Gurls”, “Last Friday Night [T.G.I.F.] e “Teenage Dream” di Katy Perry), Oligee (che lavora con Flo Rida, Kelly Clarkson, Travie McCoy), e Luke Walker (Black Veil Brides, Rob Roy, Christian TV). Peter Lloyd, della Pulse, descrive la società come “unica, perché abbiamo creato un ambiente lavorativo comunitario, in fermento. I nostri uffici sono nello studio di registrazione, quindi gli affari si mescolano alla creatività.” Sembra che la fortuna sorrida di nuovo a Dan.

Dopo che mi ha dato la buona notizia, gli ho chiesto come si immagina tra sei mesi. “Voglio aver scritto quasi un album intero di mie canzoni, voglio avere una parte di un disco pop di successo, voglio una macchina che non si rompa ogni settimana. Voglio un posto in cui vivere, così potrò smettere di dormire sui pavimenti e sui divani di tutta Los Angeles. Voglio iniziare un nuovo capitolo della mia vita e avere successo in ciò che mi piace, cioè fare musica. Voglio ripagare tutti i miei amici che si sono presi cura di me, e rivoglio la mia ragazza. Ho un machete in mano e mi sto facendo strada in questa cazzo di giungla, ma vedo la fine e mi ci sto avvicinando. È la prima volta da tanto tempo che so di essere sulla strada giusta.”