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Demented parla da solo

Il perché dei musei virtuali

La digital art è merda o cioccolato? Lo abbiamo chiesto a un "digital artist".

Illustrazione di Simone Tso

Ed eccoci qui, con la prima intervista ”fra sé e sé” di questa gradevole rubrica. La vittima designata è Flavio Scutti, artista di cui ricorderete le gesta ne Le Rose, ma che non si limita alle sette note e sconfina finanche nell’arte del futuro. Ed è proprio di questo che parleremo da soli: quest’arte del futuro è una cagata o ci possiamo fidare? Segue un dialogo autistico che potrebbe consacrare il Nostro alla stregua di un Post Castronova.

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VICE: Ultimamente ti vedo molto proteso verso quella che non saprei come definire: 3D art? Digital art? Come definire questa disciplina ai neofiti?
Flavio Scutti: A grandi linee la critica ha coniato termini come "Post-Internet Art" e "Glitch Art", ma vorrei tirarmene fuori, perché quello che gira per lo più nella rete non combacia filosoficamente né con le mie ricerche, né con quelle di molti altri artisti presenti nel gruppo con cui collaboro. Sono nomenclature che identificano nello stesso calderone molte correnti di pensiero, a volte parallele, ma spesso contrastanti. Io mi occupo dello sviluppo di nuove tecnologie applicate all'arte e degli aspetti spirituali dentro la vita digitale.

E *come sei entrato nella scena? So che spesso ti commissionano dei lavori, anche per cifre considerevoli.*
Già da parecchi anni attraverso varie comunità, blog e siti, c'è uno scambio tra gli interessati, ma molte cose si sono perse nella rete, negli HD rotti e talvolta recuperati. C'è stato tutto un mondo, scomparso dopo la chiusura del servizio di free web hosting GeoCities (1994-2009).
Dei recenti anni attribuisco gran parte della mia produzione artistica alla condivisione avvenuta sul gruppo facebook G L I T C H amministrato da Joseph Yølk Chiocchi (Research Assistant presso la SAIC-School of the Art Institute of Chicago).
Da questa esperienza sono iniziati vari workshop basati sulla ricerca dei nuovi linguaggi artistico-digitali, primo su tutti il progetto Cupcake Spamm curato da Ellectra Radikal & Michaël Borras A.K.A Systaime con cui abbiamo realizzato un primo evento a New York curato da Mark Brown.
Il primo ad interessarsi seriamente al mio lavoro è stato Christian Petersen, della rivista I Want You.

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D*al punto di vista artistico credo che questo movimento sia un po' traballante. Se è vero che ci sonocome in tutte le cosepersonaggi validi che riescono a cavare sangue da qualsiasi rapa, è vero anche che molti altri fanno cose obbrobriose, al limite del volantino per i solarium. Ora: il limite potrebbe essere essenzialmente che invece di innalzare il "brutto" a livello di arte si stia "estetizzando" questo brutto pretendendo di farne"il nuovo bello", togliendone qualsiasi potenza eversiva.*
Come in tutti linguaggi quando finisce la ricerca e diventa manierismo per i più, si cade in banalità clamorose dando vita a dei fossili viventi. Pensando alla risposta per la tua domanda, in metropolitana prendo un volantino di un festival di cultura orientale, una delle solite freakettonate equipaggiate di letto da fachiro per massaggio sonoro, ed effettivamente non c'è poi così tanta differenza. Un'estetica che vediamo da anni, adesso tornata di moda, per certi aspetti molto simile a quella dei primi anni Novanta, con un fattore in più: la non/consapevolezza. Anni fa lessi un articolo sulla rivista Virus Mutations (curata da Francesca Alfano Miglietti), in cui si dibatteva appunto del problema della bellezza nelle opere demoniache, della loro perfezione nel comunicare l'orrendo. Adesso mi chiedo, dov'è questo brutto? Vogliamo parlare di Arte o di volantini del solarium? Vogliamo far diventare tutto un'opera d'arte? Nella mia esperienza nel gruppo di lavoro si è cercato proprio di allontanarsi dal problema estetico dando un valore e un contenuto a qualcosa che era teoricamente astratto. La mia curatrice parla spesso del significato nel lavoro di un artista e il ruolo aggregante dell'arte, specialmente in quest'epoca in cui tutto è disgregato e individualista.

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Di Flavio Scutti 

L*a nuova psichedelia passerebbe anche da questi ponti: però se la nuova psichedelia è fare solo pattern di mari acidi forse c'è da rivedere l'idea stessa di psichedelia.*
Magari si cade nello stereotipo hippie di psichedelia, ma l’uomo ha da sempre la tendenza a usare strumenti per trascendere la propria dimensione terrena e unirsi totalmente all’universo, questo fin dall’antichità più remota. Ogni epoca ha il suo modello, la nostra ha una base molto forte in internet, non più la vita extra-corporale, ma la vita online, per me la dimensione più vicina alla coscienza permeata dai flussi energetici, in cui non c'è solo “da dove veniamo? Dove stiamo andando?", ma anche “Che ci facciamo qui tutto questo tempo? Questa è la nostra vita? Di cosa è fatta?” Pensiamo adesso alla questione divino-teologico del “Dio ti vede”, adesso ti vedono tutti, di conseguenza le persone quando vogliono elevarsi intraprendono questo inconscio percorso inverso dell'andare dal trascendente-virtuale alla realtà-terrena. Il popolo ha perso ogni rapporto con l'essenza della vita e le esigenze di base, vive in una perenne confusione. Di conseguenza anche l'idea di psichedelia è tutta da rivedere e ampliare con nuovi modelli.

Mi chiedo, i famosi musei virtuali a che pro esistono? Per un movimento d'avanguardia non sarebbe fondamentale abbattere ogni tipo di museo, come auspicato dal futurismo? Da un certo punto di vista sembra di entrare in una specie di "real life" ancora più esangue della vita vera. Tu credi che sia la vera avanguardia e che si stia scrivendo una nuova pagina dell'arte contemporanea?
Abbiamo discusso anche di questo e condivido con te l'idea di chiudere tutto. Oltre che fare arte virtuale, potremmo fare anche arte trascendente, dei Mandala-Art, mesi e mesi di programmazione e lavoro di elaborazione che una volta finita viene distrutta eliminando il file dal computer e la sua diffusione in rete. Solo che la caratterista degli artisti è quella di voler comunicare quello che fanno e un luogo dove comunicare il proprio lavoro deve pur esistere, nonostante ogni tentativo intellettuale, non si è mai riuscita ad eliminarla, anzi si è moltiplicata nel multi-user virtual environment, da Habitat (1987) e Club Caribe (1988) fino a Second Life (2003-oggi). Attualmente molti artisti hanno un proprio Avatar, anche di discreto successo in questi mondi virtuali paralleli. L'arte di per sé serve a bilanciare il valore etico nel mondo, è giusto ci sia anche nel mondo che definiamo virtuale.
Credo non si debba parlare più nemmeno di avanguardia, perché non si tratta di qualcosa che sta avanti, ma nel mezzo.

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Di Flavio Scutti

Tempo fa mi piacevano molto dei tizi che facevano animazioni 3D completamente storte e orribili, le postava la performer svedese Merzedes Šturm-Lie. Mi sembrava una bella rilettura ironica del discorso "virtuale", dall'avatar al videogioco. Negli anni Novanta invece abbiamo avuto la new age, i primi esperimenti di grafica digitale e le prime teorie salutiste in qualche modo false che ora stanno tornando in tutti i sensi. Probabilmente è una situazione simile alla diffusione dell'8bit dopo la sbornia digitale:una rilettura del passato che torna a bomba.
Ci sono vari esempi di Avatar ben riusciti che esplorano proprio queste differenze, cito Ellectra Radikal e LaTurbo Avedon di cui conosco il percorso.
La sbornia c'è stata eccome, anzi, non ne veniamo più via, anche perché tutto questo mondo virtuale-3D fa parte della nostra tecnologia e non ce ne libereremo più, come non ci siamo liberati (tanto per fare citazioni iconografiche in merito) delle Piramidi Egizie e Sudamericane, del Partenone, del Colosseo, della Muraglia Cinese, dei Castelli della Loira, dei grattacieli (anche se c'hanno provato); delle matite, della pittura ad olio ecc, ecc…

Q*ual è oggi come oggi il superamento della glitch art? Non credi sia superata? Io ho le mie idee in proposito ma volevo sentire se ti fai spesso questa domanda.*
Il superamento c'è stato quando da fattore aleatorio si è riusciti a controllare il processo che genera questa tipologia di immagini/oggetti, a tal punto da codificarlo e realizzare qualsiasi tipo di prodotto con tali caratteristiche stilistiche, dalle stoffe, agli oggetti di design. Ormai è una tecnica come le altre, si usa per generare altre cose. La ricerca nel gruppo in cui lavoro serve sopratutto a questo, ad aprirsi verso nuove strade stilistiche, nuovi linguaggi e nuove tecnologie da applicare all'arte.

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L'inserimento delle pagine di internet all'interno di svariate opere implica che noi non siamo mai liberi dall'influenza della rete, mi pare chiaro. Quindi in pratica è come fare un ritratto dal vivo, una fotografia del nuovo reale. Mi sa che il futuro è abbandonare il nostro corpo e diventare dei simulacri viventi. Forse in questo aveva ragione Pierangelo Bertoli quando cantava "Nel 2000"?
In seguito ad alcuni discorsi sull'arte contemporanea, mi fecero una domanda molto simile sull'influenza della rete e per spiegare a cosa stavo lavorando, ho chiesto a quel ragazzo, in un bar con le luci basse, se sapeva ritrarre la sua giornata al computer su internet e mi ha risposto incoscientemente di no; dopo qualche minuto ha scattato una foto dallo smartphone e me l'ha fatta vedere sul social network.
Tempo fa ho studiato molto le teorie delle forze deboli nell'universo, su cui si basa gran parte della ricerca sulla fisica nucleare contemporanea. Sono seguite anche una serie di opere. Adesso mi sento di affermare che se tutti fossero coscienti che siamo fatti della stessa materia dei simulacri, potrebbe esserci una concreta soluzione all'incertezza che permea la nostra complessa società.

Di Ellectra Radikal

Tu come riformeresti l'arte moderna, se potessi fare a meno di categorie, generi, mode e altri trend più o meno inscatolanti e più o meno validi?
Il primo giorno di primavera mentre guardavo il sole ho pensato a quanto fosse bello e allo stesso tempo inguardabile. Anche l'arte, specialmente quella moderna, ha bisogno di filtri per essere guardata, e la bellezza non è tanto in sé, ma in quello che crea. Quelli che ne vedono tanta senza filtri rimangono abbagliati e cominciano a raccontare la loro emozione sopravvalutata usando termini altisonanti un po' a caso. Comincerei riformando la percezione critica, che oggi non fa differenza su chi si occupa dell'etica nella società e chi del marketing applicato alle icone.

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Bene, un’ultima domanda …ti piacciono i supermercati?
“Perché no” cit.

Approfondimenti

• Post Internet

  http://122909a.com/

• The Image Object Post-Internet (2010) by Artie Vierkant

  http://jstchillin.org/artie/vierkant.html

• Within Post-Internet (2011) by Louis Doulas

  http://pooool.info/within-post-internet-part-i/

• Post Internet by Gene McHugh (2011)

  http://uncopy.net/wp-content/uploads/2012/07/mchugh-postinternet.pdf

• In Your Computer, Domenico Quaranta (2011)

  http://language.cont3xt.net/wp-content/uploads/2011/06/quaranta-inyourcomputer.pdf

• An Unknown Error Has Occurred: New Media and Glitch Art by Yolanda Green

  http://chicagoartmagazine.com/2011/09/an-unknown-error-has-occurred-new-media-and-glitch-art/

• Glitch Studies Manifesto by Rosa Menkman

 http://dl.dropboxusercontent.com/u/17713740/Glitch%20Studies%20Manifesto%20rewrite%20for%20Video%20Vortex%202%20reader.pdf

Demented Burrocacao è una nostra conoscenza di lunga data, e per VICE si occupa di recensioni, reinterpretazioni e altra musica. Una volta si è anche fatto intervistare. Come avrete capito, questa è la sua rubrica. 

Settimana scorsa: Gli schiavi dell'alta classifica