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Demented parla da solo

Vademecum del frequentatore di mercatini

I consigli di un esploratore solitario per far sì che il bottino ottenuto non sia paccottiglia.

Non so voi, ma io sono particolarmente suggestionato da questo periodo dell’anno, momento di passaggio fra l’estate e l’autunno in cui la riflessione dei mesi freddi viene scossa da fulmini di afa. Il tempo è incerto? Piove o non piove? Che fare, uscire o stare a casa? Forse, a mo’ di contrappasso, una mano ancestrale mi muove verso la pratica dello shopping compulsivo risolvendo il busillis: non si tratta di Amazon, non si tratta di andare per negozi. La mia mira sono i mercatini.

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Le ultime sagre di paese, gli eventi a conclusione di un’estate assai magra cercano di racimolare l’ultimo barlume di visitatori, gli ultimi luccichii di festa in città. Ebbene, eccomi a rovistare in mezzo a una serie di stand di roba usata in cui mi getto stimolato all’idea di trovare tesori nascosti. Ovviamente questi tesori rispondono alla voce dischi, libri, strumenti, ma spesso e volentieri anche alla voce giocattoli, vestiti e in linea di massima tutto quello che quando lo guardo mi parla di sé e in maniera pressoché inappellabile. Insomma io cerco. Ma come si fa a cercare in maniera oculata in modo che il bottino ottenuto non sia paccottiglia? Be’, ci sono varie tecniche che modestamente ho perfezionato in anni e anni di setacciamento alla ricerca di ideali pepite nei mercatini di tutto il mondo. E vado subito a descriverle.

La prima cosa da fare è puntare la festa-situazione-contesto in cui cercare: quello che troverete in un mercatino di piazza a una festa della salsiccia o patronale forse potrà darvi maggiori soddisfazioni dei mercati nelle feste “ufficiali”. Da una parte, infatti, il rapporto sorpresa/prezzo è totale, dall’altra al contrario applicano abbondanti creste, trattandosi di mercanti affatto sprovveduti e anzi piuttosto paraculi. Una volta capito che potete muovervi secondo il target prescelto, buttatevi a pesce.

DISCHI

Prediligendo la ricerca dei dischi in vinile—pratica che potrebbe essere erroneamente descritta come “crate digging”, usando una terminologia americana assai in voga a cui si ricorre purtroppo un po’ a caso—la mia mano va verso la cassetta della frutta che li contiene e comincia a sfogliarli a una velocità di crociera che dev’essere sostenuta ma calibrata a non perdersi per strada i titoli. Questo perché quanto prima si visiona la merce, più possibilità si hanno di vedere altri stand e di non farsi soffiare qualcosa dagli altri avventori— ovviamente solo in caso di mercato a più vie. Scelgo soprattutto le annate '79 - '83, in quanto sostengo che ci sia più possibilità di trovare chicche che mantengono una sorta di modernità. E poi sono sicuramente le più diffuse. Ovviamente voi potete scegliere l’annata che preferite, come si fa col vino: ma proprio per questo più il disco è vecchio più rischiate nevralgie al portafogli.

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Che il vinile abbia la busta interna o meno importa fino a un certo punto: di solito molte buste interne bianche sono sostituite alle originali—che magari ospitavano i testi—per dargli un tono e alzare il prezzo a culo. Dunque basta essenzialmente che il disco non sia rigato, ovviamente, ma anche quello può avere poca importanza se il titolo è degno di Geova: magari la riga non è così devastante e a casa dandogli una bella lavata con acqua e sapone avrete un ascolto decente. Il suono vintage della polvere a volte dona una qualità aggiunta, come le rughe sul volto di una bella donna.

Come capire quale titolo comprare? Ovviamente con un minimo di conoscenza in materia non vi sarà difficile. Ma quello che cerco io sono i perfetti sconosciuti. Perché? Perché andare sul sicuro significa in qualche modo mettersi le ciabatte ai piedi e guardare la tv: dischi minori e mai visti prima sono spesso un pozzo di scienza. A quel punto, ad ogni modo, bisogna soffermarsi sui tecnici del suono/produttori e—per chi a digiuno in materia—osservare attentamente le copertine: a volte l’abito fa il monaco, soprattutto se qualcosa in voi vi dice “interessante”. Fidarsi sempre della vocina interiore, che a volte vale più di una ricerca su Internet. Già, ultimamente la gente cerca i vinili telefonino alla mano, connessi alla rete, controllando cosa funziona e cosa no. Questo tipo di pratica mi sta leggermente sulle balle: sarebbe come se a un cane da tartufi si mettesse al collo un sensore che cerca i funghi da solo. Il fiuto a quel punto che fine fa? Sono contrario ma non a prescindere, più che altro internet può servire a confermare un’intuizione: metti che io veda un disco interessante e non lo compri perché non sono sicuro. Vado a casa, controllo su internet, mi si conferma la validità del disco: a quel punto torno sul luogo del delitto e se lo trovo bene, altrimenti me la prendo in saccoccia. Sono quindi per la retroattività della faccenda, perché per me cercare dischi è come andare a caccia, la preda ha la possibilità di fuggire.

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La vittoria facile è quella dei perdenti, il vero giocatore gioca per giocare e per l’emozione del rischio. Che poi normalmente io punto sui dischi a due euro, massimo cinque: tante volte ho trovato delle meraviglie addirittura a un euro, ragion per cui non fermatevi sull’assioma “più costa più interessante è”. Ultimamente si sono scaltriti e mettono le merdate a svariati euro: se deve essere “merdata” che lo sia fino in fondo e costi quello che deve costare.

VESTITI

I vestiti sono assai diffusi, per cui non è mai difficile trovare qualcosa di buono. Anche in questo caso la ricerca vale come sopra: andate sull’economico puntando soprattutto sullo stile e gli accostamenti. I tessuti vanno sempre controllati. Ok, comprate una camicia a pochi euro: però se si sbrindella dopo due lavaggi a quel punto era meglio comprare una mozzarella. A meno che non vi piaccia il look “mercatino”, che appunto ostenta l’originaria appartenenza del capo, senza pretese di perfezione. Cercate sempre di prendere delle taglie che—se non sono pari pari le vostre—siano almeno un po’ di più: potrete modificarle successivamente. Io vado soprattutto nel banco delle t-shirt, di cui sono appassionato collezionista.

C’era il periodo che andavo sull’immaginario 8 bit, quello in cui prediligevo tematiche aliene, mentre ora sto nella fase black metal/death metal/gruppi tedeschi sconosciuti, quindi faccio incetta di magliette a caso con nomi di gruppi dalla grafica intricata di cui non si capisce una cippa, informandomi successivamente sui protagonisti. È una stimolazione a usare i neuroni, altrimenti è troppo facile. Essenziale è a mio parere sapere sempre cosa si indossa, informandosi a posteriori. Non si sa mai che indossiate una maglietta contro la droga a causa di uno scarso appeal col tedesco: almeno potete dire che lo sapete e la portate per situazionismo. Per le scarpe l’importante è che abbiano dei componenti che in caso di “sola” si possano re-incollare/cucire. Il momento personalizzazione è importantissimo al mercato: ovviamente non comprate dei vestiti normali, ma roba che potrete e potete modificare a piacimento, che avrete solo voi in tutto il pianeta.

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LIBRI

Ah be’, qui si possono fare affaroni anche con 50 centesimi, soprattutto in Italia che è un paese di ignorantoni. Ancora ricordo quando acquistai Due scuole di musica elettronica in Italia di Enore Zaffiri per la cifra suddetta, libello originale degli anni Sessanta. Cose da pazzi, eppure è così. Leggete sempre la bio degli scrittori, il contesto di partenza, la trama: sembra banale ma c'è anche chi compra solo dal titolo. Ovviamente anche la casa editrice ha il suo perché, ma se non la conoscete non ha importanza. Potrebbe essere un’indipendente d’epoca e valere anche qualcosa. Soffermatevi sull’oggetto, sull’aspetto grafico eccetera. Ma come si fa coi fumetti poi alla fine è il contenuto che fa tutto: se a leggere due righe vi sentite catturati compratelo immediatamente. A differenza dell’acquisto dei dischi usati, che non si possono preascoltare, acquistare libri è più diretto e perderete sicuramente meno tempo. State attenti però a non farvi fregare coi prezzi, perché in questo ambito tendono ad alzare la posta senza alcun tipo di criterio, solo per il gusto di farlo.

FOTO

La pratica di acquistare foto sembra un fatto recente, ma in realtà è da un pezzo che si fa. Da peculiarità di appassionati collezionisti autistici poi si è arrivati agli hipster o bambocci o come li vogliamo chiamare, gli artisti artistoidi usciti dalle accademie che se le comprano perché oramai va di moda e allora addio core. Ci sono tante di quelle pubblicazioni con le foto dei mercatini in giro che alla fine hanno davvero scassato u cazz. Ragazzi sentite a me, acquistate i dagherrotipi. Quella è davvero roba seria e indigeribile. Lasciate le foto anni Settanta ai fighetti e aspettate che muoiano loro e il trend connesso per acquistarle di nuovo.

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STRUMENTI MUSICALI/ELETTRONICA/MACCHINE FOTOGRAFICHE

Un tasto veramente controverso, questo: più che altro di solito si fanno degli affaroni stellari, anzi SOLO affaroni. Il problema è solo la scarsa diffusione e la difficoltà di “testaggio”. Per fare un esempio eclatante, un mio amico—ora di casa a Berlino—una volta trovò a Torrevecchia un sintetizzatore VCS3 (per intenderci quello usato in quasi tutti i dischi elettronici dei primi anni Settanta), venduto dagli zingari come mixer da dj! Ancora getto lacrime pensando a quanto poco l’ha pagato. Altre volte si trovano strumenti in fase terminale, ma per gente come noi a cui piace il rumore e lo schifo è manna dal cielo. Sul resto delle elettroniche—metti portatili ecc ecc—tocca andare secondo il caso, poiché non c’è nessuna garanzia di successo. Lì fate leva solo sul vostro intuito di cacciatori pensando più all’oggetto in sé che alla funzionalità. Una volta presa la mira sparate il vostro colpo e che dio vi benedica. La stessa cosa vale per le macchine fotografiche, l’importante è che siano d’epoca, male che vada le piazzate sul comodino.

GIOCATTOLI

Bobby Solo diceva “tanto non si cresce mai.” Esatto, soprattutto se trovate dei giocattoli della madonna che vi sognavate da piccoli e che non avete mai potuto possedere/permettervi: è il momento giusto per il vostro riscatto, e di quanto possano valere ce ne fottiamo.

ROBA DA MANGIARE

Quale gaudio scorrazzare per i banchi alimentari al mercato, è una cornucopia da impazzire. Capitano delle occasioni da paura per accaparrarvi prodotti tipici a prezzi concorrenziali: una volta ad esempio ho comprato un uovo di struzzo stratosferico e una grappa al peperoncino di cui ancora ricordo gli effetti psichedelici (ho vomitato in macchina per overdose ma era tutto delizioso). L’unico problema è distinguere fra bancone e bancone e capire come approcciarsi con lo stesso. Il consiglio è essere il più possibile di buon umore e mostrarvi empatici: immagino sia spesso difficile ma se non lo siete di carattere fate un piccolo sforzo, sarete ricompensati. Capita spesso che vi possano regalare della roba, infatti; ad ogni modo vi renderete subito conto se chi avete davanti è a posto o meno. Regola che vale per tutti gli stand: il commerciante affabile e troppo gentile nasconde un figlio di mignotta, il tizio scazzato nasconde uno che ti venderebbe pure sua madre, quello che invece ama il suo lavoro o come minimo cerca di farsela pigliare bene è quello che fa per voi. Talvolta anche i burberi fanno per voi, almeno per il rapporto qualità prezzo. Quelli che vi permettono di contrattare sono i migliori, fanno affari come una volta e in Italia sono poco diffusi, quindi approfittatene se li avete a tiro.

Durante il mio peregrinare in varie città del mondo ho sempre puntato verso mercatini: da Londra (che ve lo dico a fare) passando per Bruxelles nel mega mercatino della merda, per arrivare a Mosca, dove vendono regolarmente anche alimenti scaduti, in ogni parte del mondo il mercatino ha quell’aura di infinito, dove anche le cose teoricamente morte risultano semplicemente piantine secche che puoi far ripigliare con l’acqua della tua anima. Da bambini chi di voi non ha improvvisato mercatini davanti casa coi Topolino o le vecchie riviste della mamma? Il mercatino dell’usato è punk, puoi vendere quello che ti pare, anche i sassi, e qualcuno te li comprerà. Quasi quasi mi metto a fare un mercatino vendendo pensieri: 50 centesimi a espressione, manco Lucy con lo psychiatric help. Se volete essere miei clienti corro subito a prendere i permessi: faccio sconti ma—come dicono a Napoli—“signo’ non rubbate che ho già arrubbato io!”

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