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Demented parla da solo

Viva la disponibiligamia

La rivoluzione sessuale non è mai arrivata alla gente, ed è ora di rimediare.

Illustrazione di Simone Tso.

“Un’emozione sessuale è male solo se mal utilizzata”: questo ci dice la prefazione di un saggio libello molto interessante pubblicato nel 1971 chiamato Le posizioni perverse. Trattasi di un volume illustrato (supplemento alla criptica rivista OS) che sciorina immagini eloquenti di accoppiamenti etero/gay in varie posizioni plastiche e spesso tutti insieme contemporaneamente con titoli controversi quali “il morso e il seno”, “uno per guardare tre per baciare”, “tenerti come una preda”, “il sesso e la libertà”. In questo periodo di calura tutti noi—ammettiamolo—ci sbilanciamo dal punto di vista dei desideri pepati. Ma parafrasando l’ultima citazione di cui sopra: il sesso oggigiorno è la libertà? Probabilmente no.

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O meglio: sì, lo sarebbe. Ma per pensare una libertà tocca sempre essere in prigione: e in questa attualità che pare vera, per citare Panella, le cose stanno prendendo una direzione imprevista.

Ma facciamo ordine. La sessualità ha avuto sempre uno sviluppo strano, da una parte repressa dal potere, dall’altra applicata a bomba dal potere stesso. Negli ambienti bassi non è che la faccenda cambi, però è più rituale: basta riparare a situazioni prematrimoniali sgamate, qualche Ave Maria, ma nel gran segreto del granaio e via discorrendo troppe zozzate hanno luogo. In ambedue i casi sia la vittima che il carnefice, sia i preti che i fedeli si muovevano in territori sotterranei, in cui il tabù era la stessa fiamma che alimentava la trasgressione. Alimenta che ti alimenta, dalla prima pornografia corsara che in fondo nulla si inventava prendendo a piene mani dagli antichi grecoromani-indiani e via dicendo si arriva agli anni Settanta, in cui si spinge verso una liberazione sessuale che possa emergere nella massa, diventare finalmente la normalità, essere allo stesso momento pop nel senso artistico del termine, aprire porte per troppo tempo socchiuse e permettere a ciascuno di soddisfare le proprie voglie. Detto così pare tutto facile, ma in realtà è un bel casino.

Scrivo questo articolo proprio perché negli ultimi tempi mi sono ritrovato con molti amici conoscenti ecc. che sicuramente hanno delle perplessità e dei problemini a proposito. Io stesso noto che ci sono dei limiti alla propria felicità che, nonostante l’apertura mentale teorica e pratica, vengono raramente superati. Chiediamoci allora, gentile pubblico, come sia possibile nel 2013 una cosa simile.

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Forse perché negli anni del boom liberatorio, a base di fricchettonismo, Linde Lovelace e curiosità—per la verità a volte più piccolo borghesi che veraci—sull’utilizzo del pisello e della fregna, pareva che tutti dovessero per forza e comunque adeguarsi a delle regole?

Mettiamo che ne so: tu scopavi e, tornando al concetto di uscio, se vivevi in una comune dovevi lasciare la porta aperta, perché altrimenti eri un borghese. Basta chiedere ai protagonisti dell’era e ne avrete la conferma. Ora, è chiaro che se hai voglia di scopare con i sette nani che ti guardano coi nasi a bordo letto non ci sono problemi, ma se i tuoi gusti sessuali riguardano una sfera intimista c’è poco da fare, non ti si alzerà più e la fregna diverrà di marmo e non ci sono educazioni che tengano: il sesso non è solo educazione, altrimenti avremmo solo somari.

Esattamente: nei primi Novanta a scuola ci insegnavano—ai più fortunati—a stare attenti a non procreare prima del tempo, a mettersi il cappuccetto ma mai e dico mai a conoscere i nostri punti erogeni e a sviluppare la nostra immaginazione. Tant’è che io preferivo i corsi di inglese alle ore di educazione sessuale, che mi parevano una semplice irregimentazione sul tema “attenzione questi danno fuoco alle polveri, buttiamoci l’acqua.”

Per un adolescente è importante sapere che se schizza dentro poi nasce il pupazzo o che deve prevenire le malattie veneree, siamo d’accordissimo, ma anche che c’è dell’altro—il piacere reciproco. Ecco, il piacere: la pornografia è senza dubbio il modo più diretto in cui abbiamo capito come funzionavamo per godere, anche se talvolta in maniera hollywoodiana e poco inerente alla realtà. Quando ho saputo che Holmes usava delle lenti speciali per farsi il cazzone ancora più grande ho capito la grande presa per il culo, pari a quella dell’utilizzo di pasticche “intosta banana”, droghe e la famosa mitica tecnica della sburra finta con la sacchetta di latte da schiacciare, che neanche so se è vera. Però attenzione, rimane immaginazione, sogno che porta a possibilità: tutti i film del periodo d’oro del porno, quindi direi dai Settanta ai fine Ottanta, sono pieni di trovate galattiche, surreali, giocose.

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Pornazzi psichedelici, capolavori assoluti di ironia, impossibile vederli e farsi prendere male anche in situazioni di estremo sadomasochismo o violenza. Sono lo specchio di un cinema che assocerei alle svisate di Miles Davis e compagina bella, insomma qualcosa che nella sua onestà di desiderio è totalmente reale. Cioè scopavano e gli piaceva davvero, si divertivano a fare dei film cazzoni (e anche coi cazzoni nel vero senso del termine). Poi andando sempre più avanti, tralasciando lo sviluppo dei generi e sottogeneri che anche sticazzi, ci ritroviamo nel magico mondo del POV, cioè il piano sequenza fisso di colui che attua l’atto sessuale (di solito un maschio attivo, tanto per essere moderni). Poche avanguardie—di solito giapponesi—hanno poi sviluppato il POV interno (soprattutto femminili, per essere moderni). Metti che qualcuno lo piglia al culo, c’è una bella telecamerina che in soggettiva registra le azioni der cazzo. Insomma, qualità. Però dove sta la fantasia dei bei tempi? È un po’ rara come una perla in un’ostrica.

Questo in un certo senso ci fa capire che la rivoluzione sessuale non è mai arrivata alla gente se non come mera letteratura, che il sesso sarà sì entrato nelle pubblicità, nella vita quotidiana della società dello spettacolo e via dicendo, ma come sono entrati i nudi nelle opere commissionate dalla chiesa. Anzi, neanche: si tratta di nudi in cui il cazzo non si vede mai e la fregna sempre, a differenza di molti affreschi per i cattolici. Insomma, è una rivoluzione asessuata. Del sesso abbiamo solo l’immagine d’allevamento, come la pescheria del supermercato i pesci idrogenati. Come la mettiamo?

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La mettiamo che ci troviamo a rischio sublimazione ogni dieci secondi: se oggi è possibile a colpi di mouse trovare tutte le perversioni del mondo, tra le quali che ne so scoparti tua nonna che esce da una torta di panna alle fragole, nella realtà queste cosiddette fantasie saranno sviluppate per un quarto. Perché? Be’ ma è chiaro, massima libertà d’azione vuol dire tabù che si rafforza. Sono trappolette psicologiche niente male, che alla fine potremmo considerare alla stregua di psicofarmaci visivi oppure, per fare un paragone, all’uso di eroina, che alla fine che te frega de scopà sul serio? Rientra in gabbia e falla finita. Sì ok, certo che pure io mi faccio le pippe su xhamster, ma su 600 video ce ne sono pochi che davvero spaccano. La maggior parte sono artificiali come ‘sta bottiglia di Lete…è tipo vedere i Transformers nuovi al cinema, che non capisci un cazzo di come si trasformano; è come vedere Batman, stai lì che skippi perché ti annoi. Con l’amatoriale sicuramente prende meglio, però—ci mancherebbe pure—preferisco scopare davvero e magari farmeli da solo i filmini.

Infatti, farlo dal vero: però allo stesso tempo il vero è più impegnativo.

Facciamo degli esempi. Portati sull’onda lunga del romanticismo di ritorno, del momento ideale e anche del vedere film in cui c’è esagerata prontezza di riflessi sessuali c’è chi nel 2013 quando cerca di scopare si ritrova invece nelle situazioni seguenti:

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1 – Il non combinare niente, paradossalmente a seguito di ricerca spudorata dell’amplesso tramite corteggiamento, allusioni ecc. Al momento del da farsi, ciao. scatta un’irrazionale paura della figuraccia e quindi la figuraccia è assicurata. Il sesso come ansia di sesso: roba da metateatro;

1.2 – Tirarsi indietro di fronte ad attrazioni, avventure e fregnacce varie per paura di rompere qualche equilibrio. Insomma aridaje con la paura, che non mi pare che abbia mai costruito niente se non la merda che ci troviamo attorno;

2 – Schiavi del genere, alcuni—e sottolineo alcuni—eterosessuali negano la propria frociaggine e alcune lesbiche/gay la loro eterosessualità, tanto che se improvvisamente si accorgono che gli piace qualcosa che hanno sempre negato per principio, poi vanno nel pallone e mettono la polvere dei loro sentimenti sotto il tappeto. Fa sempre parte di un modo di fare cattolico, non c’entra nulla la direzione sessuale. In questo solo i trans vincono davvero, forse;

2.1 – Di contro ci sono notevoli bulimie sessuali che alla fine si risolvono come fosse mangiare troppo polpettone: si limitano a quello non andando a fondo del gusto perché alla fine della fiera è meglio evitare di prendersi responsabilità: diciamo la tecnica di “cenerentola”, che a mezzanotte scappa—ma in questo caso lo fa il principe azzurro. Un vecchio brano dei Soft Cell, ovvero “Numbers”, descrive perfettamente la situazione: “Body 1 –body 2 –body 3” tipo collezionisti di conchiglie senza mollusco. In questa categoria rientrano anche i cosiddetti “avvoltoi da sbronza”, che si caricano negli hotel personaggi incapaci di intendere e di volere per il breve lasso di una notte, tanto il giorno dopo se ne scappano dalla finestra con una corda di lenzuola;

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3 – Nei rapporti a tre, più diffusi di quanto si pensi, non tutte le ciambelle riescono col buco: c’è chi instaura un rapporto a tre come un rapporto a due, quindi fare tutto tutti insieme tutti sempre. Maro’ che palle! E poi invidie, competizioni, insomma un inferno. Ma questo appunto per un’errata concezione del terzetto: il terzetto—così come il quartetto—propone vie di fuga, non il rimanere ammanettati alla spalliera della gelosia.

Dove voglio andare a parare? Che la sessualità dal vero implica essere pronti a tutto e non è una passeggiata. Nel mondo della fantasia invece ogni desiderio è un ordine, tutto funziona da subito senza rischio.Il sesso non può farne a meno, ma a volte c’è chi preferisce la fantasia in assoluto e in quel caso i limiti della realtà diventano solo un ostacolo fastidioso da non affrontare.

A questo proposito torniamo sull’argomento gelosia, che più reale non si può: dal canto suo non è sempre una forza negativa. È uno dei motori dell’erotismo. Certo, non parlo di gelosia in quanto oppressione e follia di controllo da bambini feriti nell’ego, ma di passione, desiderio, voglia e scioglimento di se stessi nel cucchiaino dell’altro: che cazzo, immaginatevi un amante non geloso di voi, che delusione! Sarebbe come un amante dell’hi fi indifferente a uno stereo che improvvisamente non suona. Poi ce ne può avere altri sessanta di amanti, ma cristo comunque un minimo geloso di te deve essere in quanto creatura unica e irripetibile, altrimenti andasse sulla 148 che con 100 euro può risolvere i suoi problemi esistenziali.

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In questo senso la gelosia è una delle maggiori manifestazioni di desiderio quanto la monogamia, paradossalmente, un trampolino di lancio verso l’altro da sé, verso nuove scoperte, la sicurezza della propria carica. Nelle mie storie più importanti—spesso durature—ogni volta che faccio l’amore con chi amo provo uno slancio d’amore anche per altri soggetti, attrazione e via dicendo. Insomma è cosi che si sconfiggono le guerre, e non lo dice un fricchettone ma Tinto Brass, anarchico puro, che se non si fosse fissato sui buci di culo e non avesse a suo tempo votato Lega avrebbe il premio nobel in tasca. Ricordiamo infatti il suo legame simbiotico con la sua fu moglie, sozzona come lui e praticamente la sua copia a livello fisico (un plastico di gomma di Jabba the Hutt), complice delle sue sceneggiature e delle sue fantasie attuate o meno. Che la monogamia regga ancora alla grande, non in quanto scelta ma in quanto imposizione dall’alto, è noto a tutti: ma se avete letto la sceneggiatura di Porno-Teo-Kolossal del solito Pasolini noterete che a un dato momento il potere decide che bisogna esse froci, bisogna esse perversi, bisogna fare una marea di cose che normalmente faresti come dici tu ma vanno fatte come dicono loro. Infatti trovo paradossale che molti uomini preferiscano tradire andando a mignotte come unico modo “legale” per sfogare i propri sogni, eppure è molto diffuso. De gustibus, e soprattutto de portafoglius.

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Diciamo che dopo anni di letteratura a proposito tutto è fattibile e stato fatto, in teoria. Ma nella pratica non è mica come nei film, appunto, che arriva l’idraulico e zin zan. Il caso e la situazione sono il dio dell’eros, quando meno hai calcolato ti arriva la pezza e lì ti chiedi veramente se tu in quanto individuo pensante sia importante o solo una zavorra. Quando invece c’è l’ossessione, parte qualcosa di più vicino allo stupro: ottenere a tutti i costi ciò che si cerca. L’erotismo e l’amore sono all’opposto, si ottiene sempre quello che non si cerca. C’è sempre da imparare.

A proposito di stupro, nessuno ha dimostrato che i porno abbassino la soglia delle violenze, sicuramente però tengono impegnati i violenti il più possibile. Ma i violenti di solito hanno tempo da perdere in cazzate.

La poligamia invece? Be’ una bomba, io mi farei un harem di tutti i sessi colori e sapori.

Ma poi nella realtà che cazzo esce fuori? Che appena brucio le fettine sul fuoco mi menano tutti, non solo uno. Io preferisco la disponibiligamia, che non è fare il puttano ma semplicemente, come dice Orietta Berti, “stasera mi è suonato il campanello, e strano io l'amore ce l'ho già, vorrei aprire in fretta il mio cancello, mi fa morire la curiosità, ma il grillo disse un giorno alla formica, il pane per l'inverno tu ce l'hai…” Il sesso è una tavolozza piena di colori, devi scegliere tu quali usare per il dipinto: non si è mai sentito di un artista che reprime il proprio slancio sulla tela affinché rimanga immacolata.

Certamente le giovani generazioni non hanno di questi problemi: beati loro da una parte, dall’altra sono come esploratori senza bussola, perché di bussole ne hanno fin troppe e ognuna segna il nord ndo je pare.

Per farla breve, siamo liberi di fare quello che vogliamo a livello sessuale, ma in realtà, per quanto ci si possa illudere, non sappiamo ancora come: improvvisamente hanno aperto le gabbie e ci fanno saltare a cazzo nella giungla e ci siamo dimenticati da dove siamo venuti, cioè dagli Inca che  lapidavano i colpevoli di adulterio. Per risolvere il problema, citando la rivista da cui inizio, la formula è semplice: “il sesso è importantissimo e decisivo al fine della nostra vita felice e dunque, proprio per questo, da vivere serenamente senza alcuna implicazione morale, con quell’atteggiamento che ci accosta tutti insieme ad una buona bevuta in compagnia o a un pranzo succulento.” In poche parole, all’amore. Daje, scopamose tutti e in culo al sistema.

Segui Demented su Twitter: @DementedThement

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