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Cosa rimane di Trump dopo il dibattito e l'ultimo scandalo

Dopo l'uscita del fuorionda in cui si vanta di poter "prendere le donne per la figa"e il secondo dibattito, Donald Trump sembra con l'acqua alla gola, sommerso dagli scandali ma ancora in grado di sopravvivere e di sferrare qualche colpo.

Donald Trump durante il secondo dibattito presidenziale. Grab via YouTube

Nel miglior profilo scritto su Trump, quello di Mark Singer uscito sul New Yorker una decina di anni fa ma ripubblicato recentemente in forma cartacea, l'autore concludeva i suoi sei mesi passati inseguendo il magnate americano con questa frase: "Trump ha bramato e poi realizzato il paradigma del lusso—un'esistenza indisturbata dal lamento di un'anima."

Ho pensato spesso a questa frase nei giorni fra il primo e il secondo dibattito—specialmente negli ultimi, dopo l'uscita del fuorionda in cui il candidato repubblicano si vanta di poter "prendere le donne per la figa" grazie al suo status di celebrità. Secondo gli americani, o almeno, secondo i sondaggisti americani, questo è il momento in cui il silenzio dell'anima di Trump ha finalmente fatto abbastanza rumore da spostare in modo determinante e definitivo l'asticella in queste elezioni presidenziali.

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Trump si è scusato per quelle parole, definendole delle spacconate da spogliatoio, mentre i democratici credono che si tratti della confessione di un molestatore di donne seriale. Ci troviamo di fronte al primo caso in cui entrambe le campagne hanno ragione: Trump è un molestatore di donne seriale e le sue parole sono volgari, ma se dovessimo squalificare dalla vita sociale tutti gli uomini rei di essersi vantati in maniera implausibile della loro bravura nel portarsi a letto delle donne non rimarrebbero uomini.

Il filmato sull'autobus di Access Hollywood è un dietro le quinte che svela l'ipocrisia della società americana, non quella di Trump. Ci dice che agli americani non interessano le storie delle donne entrate in contatto con la mano di Trump, ma ciò che esce dalla bocca di Trump. Sui social non si retwittano le storie di abusi del magnate americano, ma gli apprezzamenti sessuali dell'ex conduttore di The Apprentice verso la figlia. È per questo che su Twitter è nato #notokay, un movimento per portare alla luce le storie quotidiane di abusi sessuali simili a quelli di cui si è vantato Trump.

— John Aravosis (@aravosis)9 ottobre 2016

Quello che abbiamo scoperto nell'ultima settimana non è quindi il "lato nascosto di un uomo"—ogni sua sfumatura è sempre stata ben illuminata in pubblico—ma il lato oscuro e bigotto dell'americano medio. Gli americani nel 2016 non sembrano infatti aver problemi con un Presidente che impedirebbe l'ingresso a donne, vecchi e bambini rifugiati perché musulmani, né con un Presidente che ha annunciato ripercussioni penali per le donne intenzionate ad abortire o ancora con un Presidente che invece dei trattati NATO ha promesso di offrire protezione in cambio di denaro, come la Mafia—ciò che trovano scandaloso è un Presidente che dice "figa".

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Ed è un problema così enorme da rendere tossico Trump. Dopo l'uscita del video, più di venti politici americani repubblicani gli hanno ritirato il loro endorsement—e fra loro ci sono senatori e membri del congresso, come l'ex candidato presidenziale del 2008 John McCain o Schwarzenegger.

As proud as I am to label myself a Republican, there is one label that I hold above all else - American. My full statement: — Arnold (@Schwarzenegger)8 ottobre 2016

Qualcuno parla addirittura di un #pussygate. Così, in una manciata di ore, l'idea di un Trump costretto a lasciare a poche settimane dal voto—uno scenario mai visto nella storia americana—diventa abbastanza plausibile da costringerlo prima a chiedere scusa e poi a smentire possibili ritiri dalla corsa alla Casa Bianca.

Questo è stato il clima che ha preceduto il secondo dibattito presidenziale, quello in cui tradizionalmente i due candidati si presentano in versione informale e rilassata, pronti a rispondere alle domande degli elettori indecisi. Ma non c'è stato nulla di informale e rilassato in questo dibattito. O di "presidenziale", se è per questo.

I primi trenta minuti sono stati brutali. Partiti addirittura senza la rituale stretta di mano che accompagna sempre ogni dibattito. Nella storia è successo solo fra Hillary Clinton e Donald Trump e nello scontro finale in Karate Kid.

Clinton and Trump didn't shake hands at the beginning of this debate, so yes, things have been tense from the start — Los Angeles Times (@latimes)10 ottobre 2016

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È stato affascinante seguire il dibattito leggendo le reazioni degli americani su Twitter. Tutti sotto shock, perché per loro due avversari politici che non si rispettano e si interrompono a vicenda sono uno scandalo. Per noi, sono il talk show del martedì mattina su La7.

Haha tis debate is such a mess, 'Jesus Christ' is trending — Sage Boggs (@sageboggs)10 ottobre 2016

Abbiamo dovuto attendere più di mezz'ora di insulti e recriminazioni prima di sentire parlare di politica. E ciò che si è discusso è passato in secondo piano rispetto a quei primi minuti iniziali. L'unico momento in grado di riaccendere gli animi è avvenuto quando Trump ha annunciato con nonchalance che dopo la sua elezione come Presidente nominerà un procuratore speciale con il solo compito di imprigionare Hillary Clinton.

In una normale elezione non si parlerebbe d'altro, ma in questa persino una minaccia normalmente proferita nelle "democrazie" dell'Europa centro-orientale—quella cioè di privare della libertà i tuoi avversari politici—è passata in secondo piano. Anche gli ennesimi tentativi di attaccare Trump attraverso la sua ammirazione per Putin non hanno lasciato traccia nella coscienza degli elettori. Sia Donald che il suo vice Mike Pence hanno infatti tessuto le lodi da "duro" di Putin. Pence ha addirittura detto che Putin è un leader migliore di Obama. È un sentimento comune fra le destre occidentali oramai, specialmente fra i leader che amano usare parole come cacciare, uccidere, rispedire, allontanare, prima noi.

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Questa fascinazione che hanno a destra per Putin la trovo sospetta, magnificano allo stesso tempo la democrazia occidentale e la politica di un dittatore che quando vuole mandare dei messaggi politici ai suoi avversari fa uccidere 298 persone con dei missili terra-aria. Mi ricordano i tizi che quando guardano i porno parlano solo della dimensione dei peni. Cosa desiderate veramente?

Quello che desidera Trump il mondo l'ha sempre capito. Agli americani, come sempre, interessa capire quello che fa a letto.

Ciò che rimane di questo secondo dibattito è un Trump con l'acqua alla gola, sommerso dagli scandali ma in grado di sopravvivere per l'ennesima volta e di Hillary che non ha potuto—o strategicamente voluto, in attesa del dibattito finale—dare il colpo di grazia. Come può risollevarsi Trump a un mese dal voto?

Secondo FiveThirtyEight è ancora presto per determinare il danno causato dal video e dal secondo confronto. I primi sondaggi non mostrerebbero un crollo totale delle preferenze, ma anche un lieve calo a questo punto si rivelerebbe disastroso. Con i sei punti di distacco che separano attualmente i due candidati Trump dovrebbe recuperare 1,5 punti alla settimana per quattro settimane di fila. Nel clima mediatico attuale, quello in cui un quotidiano della fascistissima Arizona decide di interrompere centoventisei anni di endorsement repubblicani di fila, è praticamente impossibile.

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Una delle ultime speranze e risorse di Trump in questo momento si chiama Wikileaks. Il sito, nato dieci anni fa per pubblicare i segreti di stato dei governi corrotti di tutto il mondo, da mesi si sta concentrando con un particolare gusto sulla corruzione di Hillary Clinton.

Grazie all'opera di Julian Assange siamo stati in grado di leggere delle macchinazioni del Partito Democratico per bloccare l'ascesa di Bernie Sanders e, mentre il mondo ascoltava Trump parlare di figa, Wikileaks ha diffuso le mail di John Podesta—il presidente della campagna elettorale della Clinton—in cui è possibile scoprire gli stretti legami fra la candidata democratica e Wall Street. Tutto questo è stato anche preceduto dalle oltre trentamila mail conservate nel server privato illegale che la Clinton ha utilizzato durante la sua attività di Segretario di Stato. Dietro tutta questa attività ci sarebbero degli hacker mossi da Putin, sostiene Clinton, ma questo non assolve l'ex first lady dal contenuto delle mail.

È una frase che dovrà essere utilizzata ancora parecchie volte ma, in una normale tornata elettorale, questi sarebbero scandali abbastanza grossi da distruggere le chance di elezione di un candidato. Ma Trump è riuscito a fare di peggio e, a meno di nuove rivelazioni in grado di ribaltare l'attuale narrativa tossica del candidato repubblicano, sono scandali che difficilmente l'americano medio può comprendere.

Non avere un'anima ha anche i suoi difetti.

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