L'Agenzia Spaziale Europea vista dall'interno

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L'Agenzia Spaziale Europea vista dall'interno

Per la prima volta nella storia, l'Agenzia Spaziale Europea ha permesso a un artista di accedere al proprio personale, ai propri programmi e alla propria tecnologia. Il fotografo Edgar Martins l'ha presa così bene che ci ha passato due anni.

Il fotografo Edgar Martins ha passato gli ultimi due anni a esplorare gli edifici dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e a immortalare gli ambienti strani e asettici che la caratterizzano. La realizzazione di questo progetto segna la prima occasione nella storia in cui l'Agenzia Spaziale Europea ha permesso a un artista di accedere al proprio personale, ai propri programmi e alla propria tecnologia.

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Nato sul finire degli anni Settanta, Edgar non è un figlio della corsa allo spazio, ma è sempre stato affascinato dal programma Apollo. "Da bambino volevo diventare fare l'astronauta—un sogno non facile da realizzare per un europeo residente nella Cina comunista—e faccio tuttora un sogno ricorrente in cui sono nello spazio, anche se non riesco mai a ricordare in che modo ci arrivo," dice. "Nel sogno entro nell'orbita terrestre, fluttuo a gravità zero, guardo giù verso il pianeta per la prima volta, da lontano, e mi sveglio sopraffatto dalla bellezza di quell'esperienza."

"Lo spazio e tutto il misticismo e i prodigi tecnologici che lo circondano hanno una grande presa sulle nostre coscienze sociali e individuali. Se penso a questo argomento finisco sempre per cadere nelle antinomie della percezione e dell'esistenza, nel tentativo di esplorare confini e forme instabili."

Una tuta spaziale accanto al modulo d'addestramento Sojuz TMA, sala 1A (Centro per l'addestramento Yuri Gagarin, Federazione Russa).

"Stiamo gradualmente ottenendo una nuova immagine dell'universo che evidenzia i limiti della nostra comprensione delle teorie cosmologiche comunemente accettate, facendo coesistere l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande in una visione ancor più fattuale," dice Martins. "Forse la cosa più interessante di tutto questo processo, per me, è che mi ha fatto finalmente comprendere due cose molto semplici. La prima è che quello di nulla, di vuoto, è diventato il concetto oggetto di maggiore speculazione nella storia dell'umanità. La seconda è che nonostante tutti i progressi della tecnologia e nell'ambito della robotica, l'esplorazione spaziale dipende ancora strettamente dall'individuo."

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Modellino di un modulo ISS (Centro visitatori, Airbus Defence and Space, Brema, Germania).

Camera pressurizzata per l'addestramento - Sojuz TMA, sala 1A (Centro per l'addestramento Yuri Gagarin, Federazione Russa).

Il cubo di Rubik dell'astronauta Jean-François Clervoy, presente a tutte e tre le sue missioni spaziali.

Riflettore, Laboratorio materiali e strutture (ESA-ESTEC, Noordwijk, Olanda).

Casco di una tuta SCAPE (CSG - Agenzia Spaziale Europea, Kourou, Guyana Francese).

Modello del Node 2, o Harmony (ESA-ESTEC, Noordwijk, Olanda).

Cavi usati nelle prove per il veicolo della missione BepiColombo (ESA-ESTEC, Noordwijk, Olanda).

Simulatore del modulo Columbus (ESA - EAC, Colonia, Germania).

Campagna di lancio del Veicolo di Trasferimento Automatizzato (CSG - Agenzia Spaziale Europea, Kourou, Guyana Francese).

S5 (CSG - Agenzia Spaziale Europea, Kourou, Guyana Francese).

Gru mobile per il Vega, vista dal basso (CSG - Agenzia Spaziale Europea, Kourou, Guyana Francese).

Parti dello spettrografo per gli studi nel vicino infrarosso (NIRSpec) a bordo del Telescopio Spaziale James Webb (Airbus Defence and Space, Ottobrunn ISO Class 5 Integration Facility, Germania).

Interno del simulatore spaziale (ESA-ESTEC, Noordwijk, Olanda).

Il Mercury Transfer Module (MTM) della missione BepiColombo (Airbus Defence and Space, AIT Stevenage, Regno Unito).

Maxwell Electromagnetic Test Chamber (ESA-ESTEC, Noordwijk, Olanda).