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Vicente Mina: Quando sono arrivato a Shanghai, ho vissuto vicino a un campus universitario. I corsi cominciavano in quei giorni e le strade si sono riempite di giovani studenti in uniforme. Ho cercato di saperne di più e ho scoperto che si trattava di un addestramento militare, obbligatorio per gli studenti al primo anno in tutte le università del paese. Per circa una settimana mi sono limitato a osservare e a scattare qualche fotografia, e intanto ho conosciuto gli istruttori militari, che non sembravano gradire molto la mia presenza.Allora ho deciso che era un buon tema su cui lavorare: indagare su come l'esercito e il governo esercitano la loro influenza e il loro controllo sulle giovani generazioni di studenti universitari cinesi. Così durante l'anno ho raccolto informazioni e contatti per poter riprendere il progetto durante l'addestramento dell'anno seguente.
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Avere a che fare con i militari non è stato facile. Durante le sessioni di addestramento potevo lavorare con relativa libertà, mantenendo le distanze e comportandomi come un turista un po' curioso. L'ultimo giorno di addestramento, in un padiglione del campus dell'Università di Fudan—una delle più importanti del paese—si celebra la cerimonia di chiusura dell'addestramento, a cui assistono alte cariche dell'Esercito di Liberazione della Repubblica Popolare Cinese. Ottenere il permesso per fotografare l'evento sarebbe stato impossibile, per cui ho aspettato la prima occasione buona per entrarci di straforo. Mi hanno cacciato via dopo meno di due minuti, facendomi anche cancellare le foto che avevo scattato. Nonostante ciò, sono riuscito a salvarne qualcuna.
Gli studenti ricevono un'istruzione militare strutturata in un rigido programma preparato dal governo. Per la legge cinese, questo addestramento è una parte obbligatoria dell'educazione superiore. Secondo quanto dicono le autorità, lo scopo è promuovere l'amore per la nazione, rafforzare la disciplina e il cameratismo, far entrare in contatto i giovani con il mondo dell'esercito e prepararli ad affrontare le difficoltà della vita. Secondo alcune persone con cui ho parlato, però, questo programma educativo risale al periodo immediatamente successivo alle manifestazioni di Piazza Tiananmen nel 1989.
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Le ultime notizie sulla situazione dell'economia cinese e la drammatica successione di esplosioni nel porto di Tianjon con le loro terribili conseguenze umane e ambientali stanno rivelando al mondo la realtà della situazione cinese. Il tasso di povertà è altissimo, ci sono grandi problemi ambientali e un consumismo selvaggio. Il paese è oppresso dalla dittatura di un governo guidato da un partito che si fa chiamare comunista ma per cui i diritti umani non hanno nessun valore. Per esempio, due mesi fa sono stato nel distretto di Jinshan, nel sud di Shanghai, a coprire una manifestazione come inviato per la AFP (Agence Frence-Presse). Gli abitanti manifestavano pacificamente contro il progetto di costruire nella loro area un impianto chimico produttore di PX (p-xilene), una sostanza altamente tossica che si utilizza per la fabbricazione della plastica. In passato il governo era relativamente permissivo di fronte a questo tipo di proteste su temi ambientali. Le utilizzava come mezzi per far credere alla popolazione che viveva in uno stato libero.Ma la realtà attuale è diversa. Tutte le persone che hanno partecipato alla manifestazione di Jinshan sono state fermate e sono state obbligate a fornire i propri dati, compilando un formulario dato dalla polizia. Questi sono esattamente i metodi repressivi che si applicavano negli anni cinquanta, durante la presidenza di Mao Zedong, e che recentemente sono tornati a essere messi in pratica. È difficile accedere a questo tipo di eventi. Tutta l'informazione è filtrata e controllata dalla censura messa in atto dall'Agenzia Ufficiale delle Notizie della Repubblica Popolare Cinese, la Xinhua. Questo complica il lavoro dei mezzi d'informazione in Cina, dato che di solito hanno accesso solo ai sontuosi eventi politici e culturali, alle realizzazioni capitaliste e agli eventi sportivi internazionali che il Regime usa come propaganda per proiettare un'immagine di libertà e prosperità.
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