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Gli errori che fanno gli italiani nei CV secondo le persone che li valutano

Il curriculum e il modo in cui lo realizzate sono una questione seria. Esistono molte teorie e tutorial per riuscire a venirne a capo, ma noi abbiamo deciso di chiedere qualche dritta a chi sceglie quale candidato chiamare e quale no.
Illustrazione di Giovanni Forleo.​

Se siete arrivati anche voi a quella soglia in cui dovete provvedere personalmente ai vostri bisogni biologici e sociali, c'è un passo importante che avrete compiuto almeno una volta: la compilazione di un curriculum.

Il curriculum è una questione seria, e il modo in cui lo realizzate rivela molto di ciò che siete e volete. Esistono molte teorie e tutorial su YouTube per riuscire a venire a capo di questo problema. Ma la verità, dato che i CV non offrono feedback—se non quando si viene chiamati per il colloquio, chiaramente—o seconde possibilità, è che queste teorie rimangono supposizioni.

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Per provare a fare chiarezza sui tanti dubbi che aleggiano sulla compilazione del curriculum, e per capire se quel corso di cartapesta finanziato dal Comune che avete seguito alle elementari vada inserito nella lista delle competenze, ci siamo rivolti ad alcune persone che per lavoro leggono e valutano molti CV. Così da capire, definitivamente, come impostare un curriculum vitae nel modo migliore. VICE: Quanti CV vede al giorno?
Nicoletta Bressa (candidate manager in un'agenzia per il lavoro): È difficile quantificare. Tanti, dipende dalla posizione che stiamo cercando. In media giornalmente riceviamo un centinaio di candidature. Quanto tempo le serve in media per capire se un CV le interessa?
È uscito un articolo poco tempo fa che diceva che bastavano pochi secondi. Sicuramente cambia tanto da selezione a selezione. Per esempio, in questo momento sto seguendo una selezione dove un elemento discriminante è il titolo di studio perché è necessaria una laurea in materie chimico-farmaceutiche, quindi ovvio che ora mi bastano 30 secondi, il tempo di identificare questo requisito. In altri casi, dove non ci sono chiavi così stringenti, in un minuto si guarda quella che è la storia del candidato, e dopo si decide se procedere. Oppure se seguo una selezione dove la persona verrà inserita con un contratto di apprendistato, l'età diventa un elemento fondamentale. In Italia l'età va inserita, non funziona così ovunque [negli Stati Uniti, per esempio, non va specificata] ma in Italia è consigliabile. Quando questi stringimenti non vigono, guardo alla chiarezza. Da quel che ha visto in questi anni, il CV ideale contiene tutte le esperienze o si limita a menzionare quelle relative al campo per il quale si sta facendo domanda?
Dipende molto dal livello di esperienza. Su un profilo giovane, di un ragazzo che si affaccia per la prima volta nel mercato del lavoro, anche indicare le esperienze fatte durante il percorso di studi è molto valido. Il fatto che durante il periodo di studi si è fatto il cameriere, o il promoter, sono cose che tengo in considerazione. È ovvio che quando diventiamo persone con più esperienza, queste cose si omettono e ci limitiamo alle cose inerenti alla propria professione. Oltre a questi, qual è l'errore più comune commesso in un curriculum?
L'errore più grosso è quello di fare un curriculum lunghissimo, che non cattura l'attenzione. A volte si pensa che scrivere tanto sia meglio; in realtà è fondamentale scrivere bene, non tanto. Al colpo d'occhio il curriculum deve essere chiaro: dati di riferimento, esperienze scolastiche ed esperienze lavorative. Le capita mai di andare a vedere i profili social dei candidati?
Vado sempre, sempre. Soprattutto vado a vedere sempre il profilo di Linkedin, che oltre al curriculum è una carta d'identità del candidato. Vado a vedere se il profilo è compilato in maniera esaustiva, gli interessi, che tipo di aziende il candidato segue… Per il resto, anche Twitter lo controllo spesso, anche se velocemente. Facebook invece diventa un passaggio ulteriore: un'occhiata si può dare, però non è poi così frequente. Quello che è frequente è inserire nome e cognome su Google, così escono gli elementi più ricorrenti. Di solito Google è il primo interlocutore, che poi rimanda ai social. Google è diventato un elemento integrante della parte HR. La cosa più divertente in cui si è imbattuta visionando i CV?
Le cose più divertenti riguardano le foto. Io sono a favore delle foto nei curricula, credo che sia bene includerne una, purché sia una foto professionale e non da Facebook. Capita che la gente mandi foto non professionali, o addirittura tagliate a metà perché il candidato era con un amico, quindi taglia a metà una foto in cui rimane un pezzo di amico.

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VICE: Secondo lei, qual è la cosa che valorizza maggiormente un CV?
Valerio Masotti (titolare e art director di un'agenzia creativa): Nel mio settore, l'ambito del video, quello che è vitale vedere e la prima cosa che guardo è il portfolio lavori. Quindi sostanzialmente la capacità messa in pratica.

Ci sono tendenze negative o errori ricorrenti nei CV che ricevete?
Capita che arrivino delle candidature che non specificano in quale ambito si vorrebbe operare. Email molto vaghe in cui i candidati dicono "mi piacerebbe fare parte del vostro organico" senza spiegare in quale ruolo, quali sono le loro competenze specifiche. Quelli vengono scartati in partenza, non si presentano bene.

Per quelli che non vengono scartati invece, come funziona? Quanto tempo dedica alla lettura di ogni CV?
Cinque minuti, di solito. Parto dal leggere lo showreel, e se lo showreel è interessante approfondisco e vado a vedere la formazione e tutto il resto.

Le capita mai di andare a controllare i profili social dei candidati?
Sì, a volte capita con il profilo Behance. Poi capita anche di andare a vedere Facebook, perché il nostro è un mondo legato all'immagine. Può arricchire la presentazione di un candidato, e vedere se ha creatività nell'esprimersi anche con il materiale fotografico diventa un elemento in più.

Ricevete mai CV che spiccano non tanto per le qualità ma per la loro assurdità?
Ce ne sarebbero, uno preciso non mi viene in questo momento. Spesso però mi capita di ricevere email di candidatura in cui i candidati si dimenticano di allegare il curriculum.

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Intestazione di un CV Europass. Immagine via

VICE: Quanti CV vede al giorno?
Antonio Pecoraro (recruiter in un'azienda di cosmetici): Dipende dalle posizioni. Per le posizioni più low profile, quelle che riguardano la vendita, in media ne arrivano 50 al giorno. Per profili manageriali, una decina al giorno.

C'è un tipo di CV che preferisce?
Io preferisco i curricula più mirati, anche perché poi il colloquio, sia quello telefonico che quello di persona, porta comunque la persona a raccontarsi in dettaglio, quindi le altre esperienze emergono. Preferisco i curricula che si limitano alle esperienze attinenti al campo per il quale si sta facendo domanda.

Quale è l'errore da evitare assolutamente?
L'errore comune che si fa in Italia—in rapporto anche col Regno Unito, dove c'è la sede centrale—è quello di non includere la lettera di motivazione, anche se noi la chiediamo esplicitamente. La lettera di motivazione è una grande opportunità per il candidato di proiettarsi al di là della mera elencazione. Spesso i candidati non la scrivono, e questa è un'indicazione del fatto che stanno mandando curricula a iosa. L'altro problema è che non si specificano di preciso le proprie competenze, non sono chiare.

Per quanto riguarda il formato invece? Ipotizzando tre tipiquello preimpostato tipo l'Europass, il formato non impostato ma tradizionale e quello "grafico"quali sono i pregi e i difetti di ognuno?
Quello preimpostato permette al candidato di essere più chiaro e di elencare in modo più organizzato le esperienze ma molto spesso è sterile; in presenza di candidati particolarmente creativi e fantasiosi quello tradizionale porta ad arricchire molto. Quello "grafico" è importante nell'ambito creativo.

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Su cosa si basa per capire se un candidato è interessante per l'azienda?
Sulla lettera di motivazione. Per me un candidato di 40 anni con esperienza, più di una laurea, che manca sulla lettera e non parla di se stesso in maniera un po' più ricca e discorsiva è comunque una persona poco attenta a presentarsi per il ruolo che stiamo cercando, quindi parte molto male. Sono spietato, in quel senso.

Esempio di résumé creativo. Foto via

VICE: Come sono cambiati i CV negli ultimi anni?
Dario Prada (amministratore in un'agenzia pubblicitaria): Negli ultimi anni si sono omologati molto. Nel 90 percento dei casi le persone utilizzano il modulo europeo invece che la creatività, anche in settori che hanno a che fare con la creatività, e da quei curricula non viene fuori molto. Nel caso di lavoro creativi, i modelli preimpostati sono deleteri. Proprio perché ne arrivano tanti, emergono quelli che attirano la tua attenzione, non quelli tutti uguali. Ovviamente questo è solo il primo impatto, poi ci sono i contenuti.

Posto che come dice quelli un po' diversi a livello grafico spiccano, qual è la prima cosa che nota in un CV?
Guardo lo skill, e in alcuni casi anche l'approccio. L'esperienza è importante, ma è l'approccio che fa la differenza. Con il curriculum arriva un piccolo testo di presentazione, la prima cosa che si guarda è quella e spesso all'interno di quelle poche parole di presentazione c'è un'omologazione, il classico 'ti allego il mio curriculum', ma ogni tanto emergono delle caratteristiche personali, e questo viene premiato.

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Nella sua esperienza, qual è l'errore più comune commesso da un candidato in un CV?
Inserire lavori non attinenti a quello per cui la persona si sta candidando, sicuramente.

Quali sono le cose più strane che ha trovato in un CV?
Una in particolare, che risale a questi giorni, è il curriculum di una ragazza che ci ha inserito una serie di cose personali, delle storie molto intime. Poi mi sono arrivati dei curricula completamente sgrammaticati, che ho stampato e appeso al muro per divertirmi ogni tanto.

VICE: C'è un "errore" imperdonabile nei CV? Qual è?
Carrie (store manager di un negozio di abbigliamento): Per quanto riguarda i curricula, la [mancanza di] chiarezza. I curricula che non sono organizzati bene e in cui non si trovano subito le varie informazioni spesso tolgono la voglia di leggerli. L'errore che mi sorprende sempre, invece, riguarda le foto. La foto di per sé è un elemento in più, ma spesso ne arrivano alcune che ritraggono il candidato sulla spiaggia o cose del genere. La foto deve essere professionale, ed è un errore che si fa spesso.

Su questa domanda ho avuto opinioni discordanti: preferisce i CV che includono tutte le esperienze o quelli che si limitano a citare quelle relative al campo per cui ci si sta candidando?
Io preferisco quelli che includono tutte le esperienze. Capire che il candidato ha cominciato a lavorare in giovane età ed è abituato al mondo del lavoro, qualunque esso sia, è una cosa che valuto positivamente. Includerli tutti va bene, ma tendo a non fidarmi dei candidati che hanno cambiato troppi lavori. Al di là dei lavori stagionali, vedere un candidato che ha provato a lavorare in molti luoghi e sempre per pochi mesi non è un buon segno, mi fa dubitare sulla professionalità della persona.

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Per quanto riguarda l'impostazione grafica invece, preferisce un formato preimpostato, oppure uno "tradizionale"?
Preferisco quello tradizionale perché è più ricco e meno standardizzato, si può capire di più del candidato, e ci vuole di più a compilarlo, quindi mostra una maggiore attenzione. Con quelli compilati, tutti uguali, è molto difficile emergere.

E nel colloquio invece, qual è l'errore da evitare?
Più che l'errore da evitare, nel colloquio bisogna essere bravi a trovare il giusto equilibrio tra la timidezza e l'esuberanza. Ci sono candidati che sono troppo timidi, sembrano insicuri, parlano a voce bassa e appaiono sommessi. Questi purtroppo sono aspetti che in un mondo in cui si ha a che fare con il pubblico non vanno bene.

Poi ci sono i candidati troppo esuberanti, che per farsi vedere sicuri di sé e spigliati parlano troppo, esagerano, e anche quello non gioca a loro favore. In un colloquio il candidato deve trovare il giusto equilibrio tra questi due eccessi, deve prenderla come una chiacchierata in cui si mostra per quello che è senza cercare di strafare.

Interviste raccolte con la collaborazione di Stefano Coizzi. 

Illustrazione di Giovanni Forleo.

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!