Cosa dovremmo fare con le foto porno degli ex sui nostri computer?

Quando inondiamo i nostri hard disk di carne può arrivare un punto in cui le cose ci sfuggono di mano. Tetsuo. Robocop. Videodrome. Mischiare la carne alla tecnologia ha sempre portato a effetti tragici. Prendiamo per esempio qualcosa a cui tutti, o almeno la maggior parte di noi, possiamo relazionarci: tutte quelle foto degli ex che abbiamo accumulato nel corso delle nostre vite—a volte inavvertitamente, altre volte perché "non si sa mai"—sugli hard disk o su dispositivi di vario tipo. Non mi riferisco a quella foto di Tizio di fronte alla Fontana di Trevi, mi riferisco alle altre—quelle nascoste in cartelle chiamate "Documenti affitto 2013"—nelle quali lo stesso Tizio è nudo con la testa tra le tue gambe. Tra tutti abbiamo centinaia e centinaia di geopbyte di contenuto erotico di nostre frequentazioni. Carne e fluidi che scorrono tra cluster e pixel, antagonisti che convergono abitando lo stesso spazio e tempo. È bello quando succede, ma siamo pronti?

Di recente in Germania la Corte di Cassazione federale ha stabilito che un uomo avrebbe dovuto cancellare dal suo computer tutte le foto della ex contenenti il minimo indizio di erotismo o sessualità. Secondo la sentenza infatti esisteva una violazione dei diritti di intimità e privacy che poneva l'uomo in una condizione di "potere di manipolazione" sulla sua ex. L'uomo ha dovuto quindi cancellare tutti i suoi archivi, e probabilmente è qualcosa che si porterà fino alla tomba; in più, non sappiamo se come gesto di disperazione abbia deciso di farsi un CD con tutte quelle foto, "il disco d'oro" come lo chiamerà coi suoi colleghi.

Questo piccolo fatto di attualità mi serve come spunto per parlare di alcune cose. Se è sicuramente vero che tenere nel proprio computer una quantità incredibile di materiale audiovisivo di ex fidanzati in atteggiamenti intimi fa molto millennial, non dimentichiamoci che prima esistevano cose chiamate "fotografia analogica" e "scatole da scarpe nascoste sotto il letto." Ora sembra che dobbiamo pulirci la bocca ogni volta che parliamo di cose tipo sexting, Snapchat e la precarietà dell'intimità online, ma io mi ricordo perfettamente di quando nel 1992, cercando la colla in camera di mio fratello, in un cassetto ho trovato una scatola piena di foto di ragazze (fidanzate, amanti, "amiche") nude.

C'è sempre stata la possibilità di conservare, in qualsiasi formato, un'immagine residua di un nostro ex. Che si chiami dagherrotipo o "Joint Photographic Experts Group." Cosa abbiamo intenzione di fare con queste immagini delle nostre relazioni passate? Sono tutte ugualmente pericolose? È chiaro che una fotografia stampata su un foglio lucido non può diffondersi tanto brutalmente quanto un archivio fa attraverso la rete, però allo stesso modo può trasformare la tua permanenza in una scuola o al lavoro in un vero e proprio inferno. Il problema sta nel come si utilizza questo materiale, e ovviamente la possibilità che venga usato contro di te è sempre un'opzione tristemente e potenzialmente esistenze, ma dipende dal tipo di persona con cui sei stato.

Comunque, abbiamo il diritto di conservare queste foto o un tribunale ci deve obbligare a liberarcene? Dovremmo distruggere qualsiasi traccia delle nostre relazioni passate? Perdere un amante può significare perdere tutto quello che questa persona ha lasciato nella tua vita? E i ricordi? Parliamo dei ricordi. Di quella notte che avete fatto sesso sul pavimento della cucina, per esempio. È patrimonio immateriale della tua vita. Anche questo può essere pericoloso. Puoi sempre dire ai tuoi colleghi che Maria ti faceva delle cose incredibili, "i migliori che abbia mai provato." Esiste il diritto di divulgare quest'informazione? Una Corte Suprema può arrivare—è qui che voglio arrivare—a obbligarti a dimenticare le qualità di un tuo ex? Viviamo in un mondo strano, in cui tutto—assolutamente tutto—è possibile.

Foto di Eudes De Santana.

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