FYI.

This story is over 5 years old.

Foto

Fotografare l'enormità di internet

Ho sempre pensato alla fotografia come a un'attività organizzativa più che creativa, di revisione più che di scrittura. E in questo senso, Internet è una riserva quasi intatta di immagini pronte per essere selezionate, una sorta di duplicato del mondo...

541.795 soli al tramonto su Flickr (Parziale) 1/26/06, 2006, particolare di 2000 stampe cromogeniche, ciascuna di 10x15 cm, di Penelope Umbrico (per gentile concessione dell'artista).

Nei giorni "sì", ho l'impressione che la realtà esista.

O meglio, mi sembra che ogni evento in ogni momento e in ogni luogo avverrà a prescindere da che se ne faccia esperienza o che venga registrato o fotografato—che l'albero che cade nella foresta faccia rumore, ecc.

Pubblicità

Penso sia per questo, in parte, che ho sempre pensato alla fotografia come a un'attività organizzativa più che creativa, di revisione più che di scrittura. John Szarkowski, il leggendario curatore del MOMA, ha espresso meglio di me questo concetto: "La fotografia può essere paragonata all'atto di indicare."

Indicare è una reazione a qualcosa che è già qui. È il fotografo che sceglie quali momenti, in un mondo finito, valga la pena conservare, ed è sempre il fotografo che sceglie quali di questi momenti selezionati meritino la nostra attenzione: la nostra seconda, terza e quarta occhiata. È tutto un fine processo di distillazione— l'abilità di ricavare, da questa massa soverchiante di dati visivi che è il mondo, una quantità digestibile di immagini molto potenti.

Per cui, mentre la complessità visiva e la profondità del mondo digitale iniziano a rivaleggiare con quelle del mondo "reale", ha senso che parte di questo processo di indicazione e selezione avvenga lì. L'internet visivo, tutto nicchie e fessure, è una riserva quasi intatta di immagini pronte per essere selezionate, come una sorta di duplicato del mondo che deve ancora essere saggiato da turisti con gli smartphone.

New American Picture di Doug Rickard è un progetto che raccoglie un anno di screeshot da Google Street View, una grande esplorazione di quel selvaggio West. Ho visto Rickard parlare del progetto, e sembra un bambino che ha scoperto un nuovo parco giochi. Ha trasformato la realtà mostrata da Street View in una raccolta di 100.000 immagini, poi ha tramutato questa selezione in 10.000 fotografie, e infine ne ha scelte 20 per una mostra.

Pubblicità

Quando ho visto il progetto per la prima volta mi sono messo in cerca di tracce, come se potessi usare un sesto senso per scoprire che queste immagini erano state estratte da una realtà composta di dati, di zero e di uno, invece che di carne e ossa. Ma alla fine ho percepito soltanto la potenza grezza delle fotografie, ognuna delle quali aveva in sé quell'ineffabile emozione che è parte di molte delle grandi fotografie scattate nella vera America—sapete, quelle che potete toccare con mano.

Di recente, Thomas Dworzak della Magnum ha raccolto immagini trovate su Instagram. Dworzak, uno che ha fotografato la guerra per gran parte della sua vita, esplora questa realtà digitale usando hashtag e chiavi di ricerca come una volta usava gli aerei, le gambe e la sua conoscenza del mondo. Il risultato è un insieme di libriccini composti prevalentemente da screenshot che riescono a catturare visivamente lo spirito del tempo che circonda—un esempio su tutti, l'attentato alla maratona di Boston.

Forse, la cosa che mi piace di più delle raccolte di foto Instagram di Dworzak, che le ha realizzate senza alcuna intenzione di venderle, è il fatto che esse non si limitano a mostrare come la nostra cultura assorba gli eventi, anzi: rivelano quanto il processo di creare e condividere immagini sia inevitabilmente legato a questo assorbimento.

Potrà sembrarvi il solito discorso sull'arte che incontra Internet, il tipo di cosa che molte persone sono stanche di leggere e di vedere nelle gallerie d'arte. Ma penso che questa stanchezza sia sostenuta da una certa nuova ansia iconoclasta che va contro la vera natura del mezzo.

I progetti di Rickard e Dworzak, come anche quelli di artisti come Penelope Umbrico e Mishka Henner, mi ricordano che la fotografia è uno dei grandi meccanismi di adeguamento di fronte all'eccessività visiva del mondo. Sono trasmissioni in chiaro in mezzo a quella che è una cacofonia incomprensibile e soverchiante. Più il volume aumenta—ogni giorno su Instagram vengono caricate 55 milioni di nuove immagini—più sono grato ai bravi selezionatori.

Senza di loro tutto questo "troppo" non sarebbe nulla.

Gideon Jacobs è il direttore creativo di Magnum Photos.