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In quegli anni io e mio cugino giocavamo a farci del male e, nonostante i mezzi a nostra disposizione fossero a volte armi farlocche, altre semplicemente rametti o calci e pugni, il modo di farci male lo trovavamo. Si chiama infanzia e non credo di doverla raccontare a qualcun altro.
La corrispondenza diretta tra immagini viste in un telefilm e azioni riprodotte in fase ludica, insomma, è sempre esistita, e non credo esista un modo per schermare i ragazzini dalla percezione della violenza, che avvenga in contesti domestici, per strada, a scuola o via cavo.Il discorso sulla formazione è talmente complesso che non credo sia mai stato intellettualmente onesto ridurlo a un unico ambito di influenze, tantomeno lo è ora che i diritti dei ragazzini e le loro tutele dall'esposizione virtuale sono così poco strutturati—almeno in Italia. In particolare, è bene ricordarsi che la violenza è anche quella cosa per cui in alcune scuole di altre parti del mondo non è concesso ai pischelli di darsi del "frocio" o di attuare qualsivoglia forma discriminatoria, tanto che Obama si avvia a concludere il suo secondo mandato lasciando alle sue spalle una legge sull'identità di genere nelle scuole.Crescere, soprattutto in contesti disagiati simili a quelli in cui è ambientata la serie, significa sobbarcarsi un sacco di potenziali pericoli e, nella maggior parte dei casi, zero tutele da parte dello Stato e poche possibilità di manovra da parte della famiglia. Ma perché Gomorra, in particolare, sembra costituire una problematica sui generis?
Le ragioni potrebbero essere molte più di quelle che mi sono venute in mente, ma l'argomento è controverso perché in un certo senso rappresenta un unicum, almeno per quanto riguarda la nostra recente produzione culturale.
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