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Ho cercato di capire l'Italia aggiungendo persone a caso su Facebook

Per quasi un mese ho aggiunto utenti casuali su Facebook e ho studiato le loro abitudini, i loro post e i commenti dei loro amici nel tentativo di scoprire come appare l'Italia su internet.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Non l'autore del post, ma un collega inglese.

Nonostante negli scorsi anni la morte di Facebook come piattaforma principale dell'interazione su internet sia stata predetta ogni sei mesi circa, la verità è che il social network è diventato una parte integrante del modo in cui ci approcciamo alla realtà. Non solo non dà segni di marcescenza, ma anzi—passata la fase iniziale di fruizione—è diventato uno spazio di consuetudine comunicativa e di presenza tanto quanto lo sono quelli nel mondo reale: casa tua, il locale che frequenti, il tuo posto di lavoro.

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Dal punto di vista dell'analisi sociologica e antropologica Facebook è un ambiente sterile perfettamente idoneo: non ci sono distorsioni fra quello che una persona si prefigge di comunicare e quello che effettivamente posta e propone. E se fosse esistito prima probabilmente gente come Erving Goffman e Kurt Lewin avrebbe potuto tirare le somme dello scibile umano senza dover ricorrere a stupidi esperimenti.

Mi è sempre piaciuto lurkare i profili Facebook degli altri; passo un sacco di tempo a farlo, e ho sempre aggiunto sconosciuti a man bassa. Fra i contatti più ingombranti della mia timeline, giusto per fare un esempio, ci sono un fisico senese sui 25 che fa il ricercatore a San Francisco, un bergamasco di mezza età che si occupa di installazione di infissi e odia i bresciani (e in particolare i rom bresciani), e una specie di archeologa-metallara abruzzese. Non li ho mai incontrati in vita mia, e non c'è alcun motivo per il quale il nostro legame abbia senso di esistere, però conosco le loro abitudini, le loro opinioni, i luoghi e parte delle persone che frequentano.

Ci sono utenti a cui piace aggiungere soltanto le persone con cui hanno qualcosa da condividere. Sui social media però ci sono circa 28 milioni di italiani, e io qualche tempo fa ho deciso di incrementare le amicizie casuali su Facebook per provare a capire quali siano gli umori generali del paese, il modo in cui si relazionano gli italiani fra loro e il modo in cui assorbono le notizie.

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Per qualche settimana ho aggiunto praticamente di tutto: normalissimi ventenni di provincia, ultraquarantenni (pescando a caso dagli amici degli amici di mia madre), ragazzetti appassionati di cosplay, neofascisti incalliti, sinistroidi, belle ragazze con un talento incredibile per la varietà fotografica attraverso cui è possibile mostrare le tette, spogliarellisti con una passione per le battute sui Marò, grillini, una candida renziana veneta che copia e incolla i testi di Jovanotti come se fosse una scriba moderna, un ex bagnino romagnolo. In tutto credo di aver aggiunto svariate centinaia persone.

Poi per altre due settimane ho analizzato i feedback che mi arrivavano dalla home di Facebook, per cercare di mettere insieme una specie di zodiaco del fermento social italiano.

La prima cosa che mi ha colpito è che la forbice di differenziazione per quanto riguarda gli argomenti di discussione è veramente esigua: solitamente si è portati a pensare che persone appartenenti a frange diverse della società discutano di cose molto diverse tra loro. In realtà a differire è essenzialmente il modo in cui ne discutono, e il risultato è che uno stesso argomento può apparire come una cosa e il suo esatto contrario a seconda di chi ne parla.

Questo è particolarmente vero nel caso di uno dei temi caldi dell'ultimo periodo, il ddl Cirinnà e la questione omosessualità-matrimonio-adozione, dove il ventaglio di opinioni a corredo di uno stesso link andava da #svegliatitalia a "di questo passo uno si potrà sposare col proprio cane." Gli altri argomenti d'attualità che hanno tenuto occupati i miei contatti in queste settimane sono stati la querelle Sarri-Mancini, le discussioni sull'opportunità di legittima difesa dei privati che sparano ai ladri trovati in casa, il film di Di Caprio con toto Oscar incorporato.

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Nonostante l'omogeneità degli argomenti trattati, però, lo stile comunicativo utilizzato è molto differente e particolarmente illuminante. Molti dei miei contatti la cui posizione politica è collocabile in quella zona grigia definita "sinistra" (riconoscibili per il fatto che commentano entusiasticamente l'ascesa di Bernie Sanders, criticano la Chiesa appena è possibile e postano meme di Salvini e Gasparri) commentano perlopiù notizie contingenti e lo fanno quasi esclusivamente attraverso l'ironia. Gli amici di estrema destra invece sono molto più riconoscibili, perché postano immagini di questo genere senza alcuna ironia.

In generale utilizzano toni che potremmo eufemisticamente definire "marcati", e oltre alle contingenze seguono anche filoni di fomento ben precisi e protratti nel tempo: l'odio per una qualche minoranza (essenzialmente i rom), per il governo Renzi, per il gender. Insomma questi profili, fra selfie steroidei in palestra, spam selvaggio di tutte le bufale che girano su internet riguardanti l'immigrazione, status in omaggio alle forze dell'ordine o dei corpi armati e vetusti santini di Mussolini rispecchiano esattamente lo stereotipo che si ha di loro nella realtà.

Parlando di fissazioni, però, c'è da dire che i rom compaiono spesso anche fra i post di coloro che non hanno un indirizzo politico ben riconoscibile, e che perlopiù utilizzano Facebook per postare selfie con amici, compilation di Vine con la gente che cade e si fa male, e immagini dalla pagina "cani molossi passione." A differenza delle persone esplicitamente di destra cercano di incasellare i loro pregiudizi con fatti concreti, che li hanno scandalizzati.

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Per qualche motivo, un'altra categoria particolarmente stigmatizzata in Italia è quella dei vegani. Credevo che col tempo la loro presenza fosse stata lentamente accettata, ma nei miei giorni di osservazione ho capito che non è così. I post che li riguardano sono fintamente ironici e hanno un che di persecutorio.

Specialmente perché spesso vengono tirati in ballo anche quando si sta tentando di attaccare un altro gruppo settario.

Alcuni vegani rispondono a questo "accerchiamento" trasformando il proprio profilo in una specie di fortino dell'antispecismo: spammano continuamente video sull'"olocausto animale", partecipano a discussioni sul tema, e ogni tanto condividono articoli come la "storia di Kolima e Paolo."

Una presenza che invece nel tempo si è sistematizzata e ampliata su Facebook, specialmente con gli effetti della crisi, è quella dei complottisti. I loro profili si discostano dagli altri perché contengono pochissimo materiale personale (foto profilo, tag con amici, canzoni condivise da YouTube). Quando commentano una notizia non prettamente di inclusione politica—come ad esempio i contenuti virali legati al calcio, al cinema o alle notizie divertenti—lo fanno per evidenziare come sia inutile perdere tempo con certe inezie.

Il restante 99 percento del loro profilo è una specie di glossario delle teorie complottiste; a prima vista potrebbe sembrare che condividano un retaggio culturale con gli utenti di destra, perché spesso attaccano le stesse sorgenti politico/societarie. Ma non lo fanno tanto per proteggere i valori legati a uno schieramento politico: in realtà si limitano a ricondurre ogni questione di rilevanza sociale a un disegno economico che stritola l'Italia.

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Le due tipologie di utenti Facebook che ricevono più commenti sono quelli che si contrappongono a praticamente tutto quello che viene postato, e che utilizzano i social network come valvola di sfogo per la propria misantropia, ma soprattutto quelli di chi "sta nel mezzo, ma non tanto". Gli utenti di questo tipo si potrebbero in qualche modo definire "medi".

Condividono i meme divertenti sulle difficoltà dei genitori ad approcciarsi con la tecnologia, e talvolta catene informative sulle questioni allarmanti di origine territoriale e quotidiana:

Inoltre si espongono sulle questioni di dibattito pubblico in modo meno categorizzato rispetto a chi è più schierato e individuabile. I loro profili, quindi, sono particolarmente utili per fare delle disamine su quello che è l'umore generalizzato degli italiani su Facebook. E quello che risulta dai loro post è una specie di conservatorismo timoroso. Sulla questione del ddl Cirinnà, ad esempio, si espongono spesso con aperture verso le unioni gay, ma rifiutano nettamente la possibilità per le coppie omosessuali di adottare dei figli. Con risultati del genere:

I post di questo genere sono molti, e il sentimento che li accomuna è quasi sempre la paura—paura che lo status quo tranquillizzante della famiglia possa sparire, che le contaminazioni siano pericolose per il quieto vivere ecc ecc. Se funzionano è perché sono costruiti su base emotiva, e rappresentano le dinamiche della maggioranza di coloro che ho aggiunto a caso nell'ultimo periodo.

La quasi totalità del dibattito più caratterizzato si esaurisce in una serie di commenti di assenso scritti da persone che appartengono alla stessa parrocchia di chi ha creato il post, sia esso di destra o di sinistra. E testimoniano molto bene come nel nostro paese le differenze fra fazioni siano così nette e insulari che non creano dibattito nemmeno quando si occupano del medesimo tema.

Questo in un certo senso è abbastanza triste, perché nonostante il mio tentativo di aggiungere quante più persone casuali potessi e di vedere quanto fosse possibile confrontarsi con individui appartenenti a una cerchia diversa dalla propria, l'esperimento mi ha fatto pensare che su Facebook il rischio è quello di rimanere sommersi da una serie di post talmente stereotipati e chiusi nelle proprie posizioni da non permettere alcun tipo di apertura mentale.

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