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Ho passato una giornata da pensionato dato che non andrò mai in pensione

Visto che la nostra generazione non andrà in pensione prima dei 75 anni, secondo recenti stime fatte dal presidente dell'INPS, ho pensato di passare un'intera giornata da pensionato. Per capire cosa ci perderemo.
Niccolò Carradori
Florence, IT

L'autore, mentre parla con una pensionata alla fermata dell'autobus. Tutte le foto di Vincenzo Ligresti.

Diciamoci la verità, se in passato le etichette da affibbiare alle generazioni utilizzavano nomi indotti da generi musicali, boom economici o rivoluzioni civili, il sostantivo in grado di definire la nostra è soprattutto uno: la sfiga.
Millennial è solo il nome fittizio sotto cui si nascondono precariato, implosione di reddito e disgregazione del salvagente del welfare su cui non possiamo più fare affidamento.

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Fra queste sfighe ovviamente c'è il sistema pensionistico. Proprio qualche giorno fa si è tornati a parlare in toni entusiastici delle prospettive dei nati dopo il 1980 quando il presidente dell'INPS Tito Boeri ha dichiarato che in pensione ci andremo non prima dei 75 anni.
Se già di per sé l'età pensionabile si sta pericolosamente avvicinando alla soglia di longevità italiana (per gli uomini 79,4 anni), a questo va aggiunto che le pensioni saranno inferiori a quelle attuali. Pensioni che già adesso sono tra le più basse d'Europa, con un italiano su dieci che percepisce meno di 500 euro al mese.

Ora, visto che solitamente vengo pagato per sperimentare tutte quelle stramberie umane che le persone comuni non vogliono o possono provare nella vita reale, ho pensato di vivere l'ebbrezza della vita di un pensionato medio di Milano almeno per un giorno. Tanto in pensione non ci andrò mai, no? Per prepararmi ho telefonato a mia nonna, che di anni ne ha 78 e riceve mensilmente una pensione al di sotto dei 1.000 euro, e mi sono fatto spiegare per filo e per segno la sua agenda settimanale, e quella dei suoi amici pensionati, così da capire bene quali fossero le mosse per immedesimarsi nel pensionato italiano standard.

La prima cosa che ho capito parlando con mia nonna è che fondamentalmente la pensione è tutta una questione di ingegneria gestionale: lei negli anni ha imparato a bilanciarsi nella spesa del tempo guardando un sacco di televisione (una media di sei ore al giorno) fin dalle prime ore del mattino, appassionandosi a soap opera infinite ambientate in alberghi della Baviera—che già di per sé mi sembra un esercizio di sopportazione non da poco, perché che cazzo può succedere in un albergo in Baviera per 2.000 puntate?—facendo i lavori di casa, passando i pomeriggi nei mercati e supermercati, e occupando il resto della giornata insieme alla sua cumpa di anziani in vari spazi di aggregazione. Mia nonna non ha nessun tipo di interazione con sistemi di tecnologia moderna che vadano oltre l'uso del telecomando, così ho deciso di lasciar perdere per un giorno cose come iPhone e simili, supponendo che anche a me fra 50 anni capiterà di non aver dimestichezza coi device utilizzati dai giovani.

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Perciò venerdì mattina mi sono alzato alle 6.30, mi sono preparato il caffelatte e mi sono piazzato davanti al televisore della cucina. Il palinsesto mattutino è pensato in gran parte per gli anziani—una specie di puzzle per immagini e suoni di chiropratici che danno consigli su acciacchi e salute generica, retrospettive sugli impagliatori di cestini del basso Abruzzo e telegiornali che rendono il termine sensazionalismo un eufemismo.

Verso le nove sono uscito di casa per comprare un giornale con una vasta sezione locale—mia nonna mi ha rivelato che le uniche notizie che le interessano davvero sono quelle che riguardano la cronaca della città in cui vive—e ho aspettato un autobus per raggiungere il parco più vicino e riuscire a fare un po' di conversazione sulla malasanità e i problemi burocratici con altri compagni pensionati.

L'autore mentre legge la sezione locale di un quotidiano al parco.

Come saprete, se stai cercando di ammazzare il tempo con un po' di conversazione fra sconosciuti le fermate degli autobus e gli anziani sono il luogo e la compagnia migliore: durante questa giornata di prepensionamento ho ingaggiato con grande facilità almeno una decina di interazioni con tardo settantenni. Il tono è stato quasi sempre tragico.

Mentre aspettavo l'autobus per esempio mi sono messo a parlare con una donna sull'ottantina che in soli cinque minuti ha demolito la società moderna con un'insistenza particolarmente spiccata verso la tecnologia, e poi ha cominciato con naturalezza a raccontarmi la sua vita da pensionata. Mi ha rivelato senza troppi problemi quanto prende di pensione, e quanto prendono in media le altre persone che conosce. "Io sono sfortunata rispetto a molti altri perché non ho mai posseduto una casa di proprietà, quindi adesso con i pochi soldi che prendo faccio fatica a pagare anche l'affitto di una casa popolare."

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Potrebbe sembrare un commento banale, ma non lo è in prospettiva: quasi tutti gli anziani con cui ho parlato mi hanno confermato che scegliere di acquistare una casa in giovane età fosse stata la scelta migliore. Quanti nati dopo il 1980 conoscete che hanno deciso di accendere un mutuo e comprare casa? Al di là del fatto che per la maggior parte di noi è praticamente impossibile farlo, il problema abitazione per i futuri pensionati millennial mi sembra una questione da non trascurare, considerando i due spiccioli che ci aspettano a 75 anni. Dopo questa giornata ho deciso che il mio sistema di risparmio deve essere ripensato integralmente, per non dovermi pentire un giorno di aver speso il mio benessere da anziano in magliette dei Dead Kennedys su Amazon.

Erano passate poche ore ma avevo già sperimentato due componenti di fondo della vita di mia nonna e di molto altri pensionati: noia e preoccupazione per i soldi. Fino a oggi avevo sempre attribuito l'insistenza di mia nonna nel voler risparmiare anche sullo yogurt al periodo post bellico in cui è cresciuta, quando l'attenzione per il costo del cibo aveva un senso. Ipotizzando per un giorno di avere a disposizione soltanto i soldi della pensione, però, mi sono reso conto che l'ossessione per le offerte dei supermercati e la qualità del cibo acquistato non sono residuati di un imprinting antidiluviano.

L'autore mentre valuta dei kiwi al supermercato.

È stato allora che ho capito il vero senso del rapporto tra anziani e supermercati, e mi sono reso conto che la spesa è stata la cosa più costruttiva che ho fatto in tutta la giornata.

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Per ammazzare la noia, invece, ho deciso di sperimentare uno di quei passatempi stereotipati che si addossano ai pensionati: supervisionare i lavori nei cantieri pubblici. Ho trascorso perciò una buona mezz'ora osservando gli operai che issavano assi di metallo sulle impalcature della nuova fondazione Feltrinelli. Tuttavia, non posso dire di aver afferrato fino in fondo l'utilità di questo passatempo—posso solo dire che oltre a fornire un motivo per criticare i lavori pubblici, lamentarsi e fare polemica, osservare i cantieri è un'attività legata alla nostalgia per la topografia di una città che cambia, credo. Ho allora cercato di immaginare di cosa potrei aver nostalgia fra 50 anni. "Non mi piace per niente come sta cambiando questa piazza. Un tempo qui c'era la prima hamburgeria gourmet di Milano, altri tempi. Quante sboccate su quello spartitraffico il venerdì notte… che ricordi."

L'autore mentre osserva e valuta i lavori in un cantiere di Milano.

Nel frattempo era quasi mezzogiorno, così ho deciso di tornare a casa per pranzo, guardare un altro po' di tv, e fare un riposino. Ho pranzato con Forum—un format che spaccherebbe anche fra 50 anni—e poi mi sono steso sul letto e ho aspettato l'ora buona per tornare fuori e godermi il pomeriggio da pensionato.

Quello di cui avevo bisogno per ravvivare la mia giornata era trovare un luogo di aggregazione in cui poter stare con i miei simili. Così ho fatto un po' di ricerca, e ho scoperto che vicino a Porta Venezia c'è una zona verde con un bocciodromo che di pomeriggio è sempre piena di pensionati. Sono uscito di casa e ho preso un altro autobus, che mai come a quell'ora è terreno fertile per i pensionati.

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In capo al mezzo ho visto un conciliabolo di persone anziane che discutevano animatamente. Mi sono avvicinato per sentire di cosa parlavano, e sono rimasto coinvolto nell'unica esperienza da pensionato veramente indotta. Mentre cercavo di inserirmi nella conversazione, un uomo sulla settantina ha visto il fotografo che mi seguiva tentare di scattarmi una foto, e si è subito lanciato con impeto contro di lui urlando che stava commettendo un reato perché, "Non voglio essere fotografato, poi mi mettete su internet. C'è il copyright! Adesso chiamo la Digos e vi faccio cancellare tutte le foto!"

Quella che è seguita è stata la mezz'ora più emozionante della mia giornata: il signore ha chiamato la polizia e ha tenuto inchiodati al telefono una serie interminabile di dipendenti pubblici spiegando loro che, "negli anni Settanta sono stato minacciato dalle Brigate Rosse, io c'ero, quindi non ci passo sopra, adesso dovete raggiungere l'autobus su cui mi trovo e controllare questi individui." Ho tentato invano di spiegargli che le foto non ritraevano lui ma me, e che non essendo un brand non aveva il copyright, ma è stato completamente inutile: la polemica ha presto assunto le dimensioni di un vero e proprio dramma neorealista. Tutto l'autobus è stato coinvolto nella questione foto-copyright-Brigate Rosse-agenti di polizia inefficienti, che si è conclusa con un niente di fatto che tuttavia ci ha occupati tutti per diverso tempo.

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In un'altra giornata mi sarei lamentato dell'ennesimo anziano polemico che monta una questione enorme per un posto saltato in fila dal medico di base, ma in quella situazione devo dire che l'ho compreso: la polemica è il modo perfetto per passare il tempo.

Uno spazio aggregativo per anziani a Milano.

Il bocciodromo era l'oasi degli anziani di Milano: la zona era piena zeppa di tavolini per giocare a carte, box per le bocce e pensionati.

È bello scoprire che nella terza età non esistono problemi di integrazione. Il gruppo ti accetta subito, anche se sei un pensionato fittizio, e ti coinvolge in una serie di partite a ramino, tornei di bocce e polemiche politiche e storiche interminabili. Foibe, festa della liberazione, Berlusconi, Renzi, comunali di Milano, calcio, problemi giovanili, immigrazione: gli argomenti di discussione sono praticamente infiniti e si ripresentano ciclicamente.

Ho passato il resto del pomeriggio destreggiandomi fra un partita a bocce—sono un campione rodato fin dall'infanzia—e una discussione sui pregi e i difetti dell'età pensionabile.

L'autore mentre gioca a bocce insieme ad altri pensionati.

Il dato evidente è che il pensionato tipo odia la propria condizione attuale: quasi tutti si riferiscono al proprio lavoro con nostalgia, visto che erano abituati a una vita attiva, essere produttivi li gratificava, e perdere tempo li angoscia. Improvvisamente ho capito che avrei potuto dargli un sacco di consigli su come passare il tempo, e che mi sentivo quasi più esperto di loro sull'età pensionabile. E questo mi ha portato a una conclusione.

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Adesso che lavoro, una delle nostalgie più grandi che possiedo riguarda il periodo dell'università, quando mi alzavo tardi la mattina e passavo le mie giornate fra una sessione d'esame e l'altra leggendo liberamente quanto volevo, guardando serie televisive a raffica, facendomi i cazzi degli altri su Facebook o al massimo andandomene in giro per le biblioteche universitarie per fare un po' di vita sociale aspettando la sera per uscire. Non mi sono mai lamentato dell'inattività, anzi, e come me la maggior parte degli universitari che ho conosciuto: la nostra generazione ha un rapporto talmente stretto con i sistemi di intrattenimento pensati per lei che non fa fatica a impostare il proprio tempo libero, anzi, sogna di averne sempre di più.

L'autore mentre discute insieme ad altri pensionati di Milano.

E mentre salutavo i miei nuovi amici pensionati per tornare a casa, guardare altra televisione e chiudere la mia giornata da pensionato precario, mi sono reso conto che probabilmente siamo la generazione che al contempo non vedrà mai la pensione e che sogna di andarci più di tutte, perché sappiamo esattamente come investire il tempo libero che avrebbe.

Quindi, se avete vent'anni, sappiate che state attraversando il periodo più simile a un pre-pensionamento per millennial, e dovreste godervelo. Andate a leggere liberamente nei parchi saltando le lezioni, rimanete in casa a guardare Narcos tutto il pomeriggio e fate quante più apericene potete, e drenate quante più risorse potete dal sistema: è l'unico momento per farlo. Se non vi siete iscritti all'università, però, non sapete cosa vi siete persi, e sono cazzi vostri: la vostra età pensionabile è già passata.

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