I combattimenti clandestini di Miami sono pieni di sangue

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I combattimenti clandestini di Miami sono pieni di sangue

Per un anno e mezzo il regista Billy Corben ha seguito i combattimenti di strada illegali di Miami e ha raccontato le vite di chi gravita nel circuito. L'abbiamo intervistato insieme a Dada 5000, uno dei protagonisti.

Tutti gli still di Dawg Fight per gentile concessione di Billy Corben

Nel 2008 il regista Billy Corben si è imbattuto in un articolo nel Miami New Times che parlava dei combattimenti clandestini di Miami, e da allora ha iniziato a seguirli con interesse sempre maggiore. Corben è un ex collaboratore di VICE e il regista dei documentari Cocaine Cowboys e Square Grouper. Il circuito dei combattimenti di strada governato da Dhafir "Dada 5000" Harris l'ha coinvolto così tanto che per un anno e mezzo Corben ha filmato i suoi protagonisti, e il risultato è il film Dawg Fight.

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Dawg Fight è il ritratto più bello e brutale che la scena si potesse augurare: non ha solo una risoluzione migliore di qualsiasi filmato apparso su YouTube, ma è anche più forte e sanguinoso.

Mentre il film attrae il classico appassionato dei combattimenti in cerca di un po' d'azione, punta anche alle famiglie che da quella violenza vengono distrutte. Corben ha cercato di raccontare una storia che andasse al di là una bizzarra sottocultura della Florida, e VICE ha incontrato lui e Dada 5000 perparlare dei combattimenti, dei combattenti, e del film, che uscirà su Rakontur e Netflix a maggio.

VICE: Dada ha organizzato nuovi combattimenti dalla fine delle riprese per Dawg Fight?
Billy Corben: Abbiamo raccontato quella che poi è stata la fine dei combattimenti organizzati. Non ne vado troppo orgoglioso: per il solo fatto che girassimo e che ci fossero persone che vedevano cosa facevamo, abbiamo contribuito alla fine di questo mondo clandestino. Non era nostra intenzione, ma è successo.

Ora Dada organizza ancora qualche evento, ma non succede più con la stessa frequenza di prima. L'anno scorso ha provato a organizzare un combattimento e ha ricevuto un decreto ingiuntivo, quindi si è trovato di fronte a un bivio. Poteva scegliere di tornare ai combattimenti clandestini e renderli ancora più inaccessibili, oppure uscire allo scoperto. A giugno comunque ci sarà un evento, una figata totale. Sono riusciti a preservare la natura "clandestina" dei combattimenti e al tempo stesso a renderli più sicuri coinvolgendo combattenti più o meno professionisti e personale medico.

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A livello personale, ti è piaciuto assistere ai combattimenti?
Ero più interessato alla storia che al combattimento in sé. Mi interessavano da un punto di vista drammatico e cinematografico. Mi interessavano le storie di quei ragazzi. È difficile, perché sono veramente brutali. Durante le riprese un ragazzo si è rotto il polso. Non avevano i guantoni. All'improvviso è arrivato un medico, non so nemmeno perché fosse nei paraggi. Sulle prime credevo fosse una pornostar di ritorno dal set. Sarebbe un ottimo ritratto di Miami. Forse era uno spettatore che nella vita faceva il medico; comunque è stata l'unica volta che l'ho visto.

C'è qualcosa di strano nel guardare quella brutalità mentre Dada pesa i ragazzi sulla bilancia della madre. Sono tutti pronti a mettersi in gioco. C'è una parte di quella comunità che crede che i combattimenti siano la cosa migliore che gli sia mai capitata.

Credi che Dada sia una brava persona, o secondo te sfrutta i lottatori per fini personali?
Una via di mezzo. Non prende un centesimo da quei combattimenti. Non credo ne vada particolarmente fiero, infatti è stata sua madre a dirmelo. Non prende un soldo. Probabilmente ci rimette anche. Credo che ci sia una parte della sua personalità indubbiamente buona. Ha avuto più di un'occasione per approfittare dei lottatori, e ha scelto di non farlo.

Perché a Miami succedono cose del genere?
È la seconda città degli Stati Uniti per disparità di reddito. Quella in cui si fa più ricorso ai programmi di sussistenza alimentare di tutti gli Stati Uniti. La Miami di oggi è l'America di domani. Vuoi sapere quali calamità e sfide graveranno sull'America? Le vedrai qua: l'immigrazione e le droghe, le truffe all'assistenza sanitaria, l'innalzamento del livello del mare e le disparità di reddito. Siamo il canarino in una miniera di carbone. Siamo il futuro dell'America. Miami è il posto in cui vai per prenderti una pausa dalle tue responsabilità. Perché il governo dovrebbe comportarsi diversamente?

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Sono riuscito a parlare anche con Dada 5000, che gestisce i combattimenti clandestini di Miami ed è anche protagonista di Dawg Fight. Ora è alle prese con l'organizzazione di una crociera nell'Oceano Atlantico in cui i combattenti si scontreranno su un ring a forma di diamante. Mi ha fatto vedere tutta la roba che aveva sul cellulare, e mi ha implorato di pubblicare il suo numero così che i fan lo possano chiamare.

VICE: Cosa pensi del film?
Dada 5000: Ti fa vedere un'altra parte di Miami, una parte di cui non si parla, una parte oscura. È vero, grezzo, autentico… non tutti riusciranno a identificarcisi, almeno in alcune sue parti. Non capiscono, non sono d'accordo, non ne riconoscono l'importanza. Ma io preferisco vedere questi ragazzi nel mio giardino, mentre provano a guadagnare onestamente, che dietro l'angolo ad aspettare di accoltellarmi. Devo complimentarmi con Billy [Corben], davvero. Non solo ha accettato di entrare in questo mondo, ma ci si è immerso fino al collo.

Credi che guardare i video dei combattimenti su YouTube o andare a vederli di persona sia una forma di sfruttamento dei lottatori?
Non voglio parlare di razzismo o pregiudizi. I ragazzi sanno quello che fanno. Per loro è una via d'uscita. Vedono le telecamere e pensano, se riesco a fare una bella figura, qualcuno tra il pubblico si accorgerà del mio talento, mi chiamerà e mi darà una possibilità.

Cosa dovrebbero fare le autorità per migliorare la vita delle persone che vivono a West Perrine?
Aiutarle. Creare dei programmi che le aiutino a essere indipendenti. Queste sono persone che vogliono lavorare. Non hanno ricevuto un'istruzione. Bisogna ridurre la disoccupazione. Questo motiverebbe la comunità, e al tempo stesso farebbe girare i soldi.

Hai un sacco di ruoli: promotore, arbitro, manager, ti occupi della vendita dei biglietti. Temi mai che queste responsabilità entrino in conflitto tra loro?
È un dono, no? I lottatori sono solo una parte della baracca. Io sono un'altra. Se non urlassi come faccio, i combattimenti sarebbero meno interessanti. Mi vedi che salto da una parte all'altra pieno di energie. I ragazzi ne hanno bisogno. Tiro fuori quello che hanno dentro e che da soli non riescono a esprimere.