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A10N1: Skammerz Ishu

Il cancro e lo scorpione

Secondo un'azienda di stato cubana, il veleno di scorpione blu diluito può combattere il dolore causato dal cancro. Non esiste alcuna prova scientifica, ma anche in Italia c'è chi continua a farne uso.

Chi estrae il veleno dello scorpione Rhopalurus junceus lo fa con una scossa elettrica sulla coda. Sembra roba da squadrone della morte nicaraguegno, ma in realtà è un’abitudine tutta cubana. A fin di bene, perché si dice che il composto velenoso—c’è chi lo chiama Escozul—sia un potente analgesico e antinfiammatorio. Qualcuno ha pensato che forse era buono anche per combattere il dolore causato dal cancro. E ha inventato il Vidatox, che come farmaco complementare sembra fare miracoli. Basta affiancarlo a chemio e radioterapia.

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Luciano Iacovino è presidente dell’associazione italocubana La Villetta e dice che dopo una dozzina di tumori diagnosticati alle corde vocali si è sottoposto a vari interventi e terapie. E proprio il Vidatox lo ha fatto stare meglio. “Mi ha ridato l’energia e la voglia di vivere, il piacere di sentirmi bene,” dichiara sul sito ufficiale del prodotto. Angela è sua moglie, e dice che dopo quattro mesi di trattamento i sintomi del malessere diffuso che la tormentavano da dieci anni sono scomparsi. Il web è pieno di storie così.

Breve parentesi da foglietto illustrativo: Vidatox è il nome di un farmaco ricavato da 30 diluizioni del veleno di scorpione blu. Significa che prendi una parte di veleno e la diluisci in altre 99 di solvente—acqua e alcol. Dalla nuova soluzione riprendi una parte e la diluisci ancora in altre 99. E ancora altre 99 volte. Il tutto è ripetuto fino a 30 volte. Significa che del composto originale alla fine resta una parte infinitesimale. Si chiama omeopatia, e alcuni medici pensano che abbia almeno un effetto placebo su chi ne fa uso, per altri è solo fuffa.

Le 30 diluizioni sono centellinate nei laboratori di Labiofam, un’azienda di stato cubana che oltre al Vidatox fabbrica anche antibiotici e prodotti per l’igiene personale. Il suo presidente è José Fraga Castro, biochimico e nipote del caro Fidel. Ha dei baffi a spazzola fenomenali e firma accordi di distribuzione del farmaco omeopatico con aziende sparse in giro per il mondo, compresa la Cina. Chi dice di vendere o fabbricare la stessa roba senza l’autorizzazione di JFC, sicuramente è un taroccatore.

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Labiofam consiglia di comprare il farmaco su MallHabana.com, dove una fiala da 30 millilitri costa 157 dollari. Le spedizioni coprono quasi tutto il mondo, tranne una ventina di paesi che si ostinano a sequestrare il prodotto alla dogana. Ecco, procurarsi il Vidatox è facile solo se hai voglia di farti un giro a Cuba, dove le farmacie lo vendono a chiunque dall’aprile 2011. Ma se hai il cancro e stai troppo male, magari ti conviene chiedere a un amico che si fa il viaggio al posto tuo. Sul gruppo Facebook ‘Escozul Catanzaro’, Filippo posta un aggiornamento: “Partenza per Cuba per fine mese chi avesse bisogno di escozul o vidatox mi contatti al 328….46.” Nessuno commenta, ma visto che il suo numero di cellulare è in chiaro viene più istintivo chiamarlo. Le persone amano aiutarsi tra di loro. Denise rilancia: “Se avete bisogno di TRJ-C30 omeopatico della Labiofam chiamare Yaquelin al numero 339….82 appena tornata da Cuba con 4 boccettine.” Le impostazioni di privacy del gruppo non nascondono nulla. E infatti anche i carabinieri riescono a farsi un giro su bacheche simili per raccogliere informazioni. Nel 2011 il nucleo operativo di Milano si interessa a ThisIsCuba.net, un sito dove le persone si scambiano messaggi e consigli per il viaggio a Cuba. Il caso Escozul è esploso in faccia alla gente l’anno precedente, quando ci hanno messo il naso Le Iene. Poi è arrivato un servizio di Adnkronos Salute: dice che in soli cinque mesi circa 35.000 italiani sono andati a Cuba per procurarsi gratuitamente—merito della sanità universale castrista—i farmaci diluiti. Ma le cose cambiano non appena Vidatox è inserito nel registro cubano dei farmaci omeopatici. Come è naturale che sia, il prodotto va pagato. Il vantaggio della gratuità castrista si volatilizza, senza contare il fatto che i biglietti per l’isola della rivoluzione costano. Un guaio. Per fortuna esiste un’alternativa più economica, e sta proprio dall’altra parte dell’Adriatico. È il 24 settembre 2011. Francesco Matteucci scende all’aeroporto di Bari con 192 flaconi di Vidatox nel bagaglio. Quando la polizia gli chiede cos’è quella roba, Matteucci presenta un buono di consegna da parte dell’azienda albanese Pharma-Matrix. Dice che deve portarli all’ambulatorio Stella Maris di San Marino. Non fa una piega, e durante il sequestro gli agenti apprendono che Matteucci—dottore in legge—è il presidente di Pharma-Matrix in persona. Però non è un impostore. Ha un accordo di distribuzione firmato con Labiofam e nella sua clinica a Tirana fa prescrivere il Vidatox da parte di medici albanesi. Il prezzo è 98 euro al flacone. Secondo Matteucci, con 200 euro al mese un paziente riesce anche a coprirsi le spese di viaggio. Insomma, niente segreti. Ma la storia non finisce lì. La Guardia di Finanza dice di avere sequestrato 809 confezioni di Vidatox tra settembre 2011 e luglio 2012. Il record è di un autista albanese sbarcato con il suo pullman dal traghetto Durazzo-Bari: 600 flaconi. Sai, importare farmaci non registrati è un reato, soprattutto se hai intenzione di venderli a qualcuno. Matteucci lo sa e lo dice senza problemi in una intervista a ThisIsCuba: “Siamo volutamente andati a registrare i prodotti Labiofam in Albania. Noi non nascondiamo che siamo qui per evitare le sanzioni previste dalla legge italiana.” Ma c’è il colpo di scena. A febbraio 2012, una cittadina italiana fa ricorso al giudice dopo il sequestro delle sue quattro dosi di Vidatox. Le ha comprate da Pharma-Matrix per conto del padre, malato di cancro. Il punto è: la legge non vieta alle persone di assumere medicine prescritte all’estero. E in quel caso, quattro fiale sono considerate una dose per uso personale. A maggior ragione, i giudici non sono neppure sicuri del fatto che il Vidatox sia davvero un farmaco. Morale della favola, il precedente giudiziario permette anche agli altri malati di procurarsi le dosi firmando una liberatoria. I documenti sono tutti scaricabili dal sito di Pharma-Matrix. Il caso Vidatox interessa anche a Giovanni Ambrosino, un chirurgo che è stato a Cuba per capirci qualcosa di più. La verità sul veleno dello scorpione cubano è il suo primo libro dedicato al tema, e ci tiene a precisare che “I contenuti del libro sono stati forniti dalla Labiofam, azienda di stato cubana, produttrice del veleno dello scorpione.” Detto questo, Ambrosino riporta i consigli per assumere Vidatox: da una a cinque somministrazioni giornaliere. Ti fai cadere cinque gocce sotto la lingua, sempre lontano dai pasti. Ma tra le pagine del libro ci sono anche decine di storie di vita, comprese quelle di pazienti che rifiutano la radioterapia e scelgono di curarsi con il veleno dello scorpione. Il problema è proprio questo, sostituire le terapie antitumorali con il Vidatox. Neppure Labiofam si spinge a dire che il suo farmaco omeopatico sia una panacea. È un di più, un qualcosa che il paziente assume di propria volontà, ma senza ignorare i consigli dei medici. Tuttavia, in Italia il veleno di scorpione non è considerato un medicinale e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sostiene di non avere mai ricevuto richieste di registrazione per il Vidatox. Nonostante tutto, gli atti dell’indagine conoscitiva della Commissione Sanità al Senato aprono uno spiraglio. Forse c’è l’opzione di autorizzare l’importazione del farmaco omeopatico per uso compassionevole. Un po’ come è successo con Stamina. Ma serve almeno una di queste tre condizioni: sottoporre il Vidatox a sperimentazione clinica con risultati positivi in fase II; segnalare studi scientifici validi; presentare una domanda di registrazione all’AIFA. Anche se Labiofam sostiene di avere somministrato Vidatox e veleno di scorpione a decine di migliaia di pazienti, oggi non esiste alcuna prova scientifica a sostegno dell’efficacia di questi farmaci complementari alla terapia antitumorale. Ma l’importante è sentirsi bene.

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