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Il nuovo volto di Gabriel Garko ha inaugurato il postumano italiano?

Ormai tutti, anche quelli che non si sognerebbero mai di guardare la tv, si sono imbattuti nella nuova faccia di Gabriel Garko. Ma la cosa interessante di questa trasformazione non sono i commenti.

Qualche giorno fa su Rai Uno durante L'Arena di Massimo Giletti l'attore Gabriel Garko è stato ospite per parlare della sua vita e della sua carriera. Anche chi non si sognerebbe mai di guardare un singolo minuto di quella trasmissione non ha potuto evitare di trovarsi lì su Facebook o su Twitter qualche frame con i close up che mostrano la trasformazione dell'ex "più bello d'Italia".

Inutile passare in rassegna i commenti e le battute di chi ha stigmatizzato l'eccessivo ricorso alla chirurgia plastica—comunque la si voglia vedere, e al netto di un risultato visivo serenamente grottesco, Gabriel Garko ha ridato un senso all'espressione "metterci la faccia".

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Sì, perché non si può liquidare semplicemente quel volto trasmesso così come un maldestro tentativo di un "ex bello" di preservare la sua bellezza. Per almeno due motivi: il primo è che per quanto il concetto di "bello" sia difficile da concepire, non bisogna essere Joachim Winckelmann, donne o omosessuali per constatare che a 42 anni Gabriel Garko era ancora potenzialmente attraente sul piano fisico e che il suo volto già possedeva naturalmente quelle caratteristiche tipiche dei sex symbol nostrani, da Riccardo Scamarcio in giù.

Il secondo è più di ordine tecnico-chirurgico: stando alle ipotesi di un medico specialista consultato sul tema, Garko si sarebbe infatti sottoposto a un "aumento della regione zigomatica, […] iniezioni di botulino sulla fronte," una blefaroplastica e probabilmente anche un "rimodellamento mandibolare con acido polilattico, mal riuscito." Insomma, non si tratta solo di un incidente di percorso, ma un vero e proprio progetto di riconfigurazione dei tratti somatici.

Un cambiamento d'identità che, sia chiaro, non rappresenterebbe niente di nuovo e sconvolgente in sé, ma lo diventa in relazione al contesto e al personaggio: un attore italiano, che ha interpretato preti, ufficiali nazisti, e per di più famoso soprattutto sul piccolo schermo.

Valeria Lukyanova ha preso molto sul serio questa storia della trasformazione. Guarda il nostro documentario sulla Barbie dello Spazio.

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Se oltreoceano il post-human è ormai una condizione attorno alla quale non soltanto l'arte, la fantascienza e l'intrattenimento si sono espresse efficacemente in più di vent'anni—attraverso Michael Jackson o Jocelyn Wildenstein, per fare due nomi—in Italia il termine fatica ancora a trovare spazio sui media tradizionali. In parte, forse, è anche perché a eccezione delle varie attrici siliconate non ci sono casi così eclatanti, soprattutto al maschile. L'immagine di Garko infatti sembra suggerire una nuova frontiera che va al di là dei ritocchi alla Silvio Berlusconi o Scialpi: il transgenderismo soft.

Tra i commenti più ricorrenti molti hanno fatto notare la somiglianza (soprattutto per gli zigomi appuntiti) tra Gabriel Garko e la sua ex Eva Grimaldi. È proprio questo il punto: non si tratta più, se confermati, di semplici ritocchi per migliorare le prestazioni fotogeniche di un attore (per altro piuttosto superflue nell'era Photoshop) ma dell'accenno a un lento e inesorabile processo di assimilazione di tratti somatici transgender che ora sembra affacciarsi anche in Italia sui volti di personalità ufficialmente "eterosessuali".

Non è una questione di genere sessuale: Gabriel Garko non è Bruce Jenner, e nemmeno il protagonista del serial Transparent, ma qualcosa più dalle parti dell'ultimo Maradona post lifting (simile alla Consuela dei Griffin), l'idea insomma di utilizzare il volto come statement scioccante, reinterpretando la propria identità attraverso nonluoghi della chirurgia estetica che uno può incrociare a Los Angeles, come a Dubai o ai Parioli.

Ovviamente tutto ciò è mediato dal contesto italiano, in cui Gabriel Garko potrebbe fagocitare e fare propri i tratti somatici (già manipolati, già standardizzati dalla chirurgia plastica) della cougar Eva Grimaldi, assorbendone così il potere mediatico e il conseguente potere attrattivo per il suo pubblico fidelizzato e di una certa età. Una sorta di uguale differente, di uguale che cambia. Il differenziale colloquiale del popolare, come lo chiamava De Certau.

Garko durante la sua intervista con Giletti ha confidato una preziosa verità: "La bellezza è fine a se stessa." E chissà se dietro 'sta roba camaleontica non ci sia davvero un'elaborata manovra di sopravvivenza tattica.

Segui Riccardo su Twitter: @ByzantineVampyr