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Pechino è sempre più inquinata

È difficile descrivere la sensazione che si prova ad essere perennemente circondati da una coltre di polvere grigia. Ma è ancora più difficile giustificare il perché hai deciso di vivere in una città che ti sta lentamente uccidendo.

È incredibilmente facile chiudere gli occhi di fronte al degrado ambientale in Cina. È la Nazione che inquina di più al mondo (pur essendo solo 78esima nella classifica pro capite), ma questo dato diventa un’astrazione inutile, persa da qualche parte nella narrativa sul primato economico cinese. Come con altre crisi globali, l’autoillusione è la soluzione più semplice.

Anche se il carattere clamoroso di alcuni fatti dovrebbe farci reagire, non è poi così difficile nascondersi la realtà. Nel 2011, nelle miniere di carbone cinesi sono morte 1973 persone; i fiumi del Paese sono sempre più inquinati, e fornaci a carbone e falde acquifere contaminate stanno creando interi villaggi affetti dal cancro, ma… dato che non vivo vicino a nessuna di queste realtà, perché dovrei fare qualcosa?

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I cinesi, consapevolmente o meno, sono alle prese con un patto faustiano con i loro leader. Hanno rinunciato al diritto a lamentarsi in cambio dello sviluppo economico. Per dirla più schiettamente, il Partito Comunista può fare tutto quello che vuole finché la crescente classe media potrà comprare nuovi frigoriferi, e ogni tanto anche una borsa. Nella Cina moderna, lo sviluppo è di primaria importanza: tutte le altre preoccupazioni passano in secondo piano.

Ma “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” funziona soltanto se i problemi rimangono invisibili, o alla periferia dell’esperienza. Cosa succede quando i pessimi effetti collaterali dello sviluppo economico sono ovunque si guardi?

Due settimane fa, l’inquinamento a Pechino ha raggiunto un nuovo livello record, con l’indice della qualità dell’aria (IQA) che, secondo le misurazioni effettuate dall’ambasciata americana, ha segnato quota 775. Secondo l’EPA (Ente di Protezione Ambientale degli Stati Uniti) i valori dell’IQA superiori a 100 sono considerati insalubri e “raramente oltrepassano quota 200 negli Stati Uniti.”

Il livello più alto dell’indice è 301-500, definito “pericoloso” e accompagnato dall’avvertimento: “Tutti dovrebbero evitare qualunque attività fisica all’aperto.” Le letture dell’IQA del 12 gennaio, riportate ogni ora dall’account Twitter dell’Air Quality Monitor, erano di molto superiori al limite.

Oltre all’IQA potenzialmente letale, i livelli di PM2.5 che misurano la quantità di particolato fine con diametro inferiore a 2,5 micrometri di erano a 886. Non sono esattamente sicuro di cosa significhi ma immagino sia salutare quanto sniffare una busta di amianto.

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I dati possono essere molto vaghi. Qui c’è una foto che vi darà certamente un’idea più precisa.

Qui invece ci sono due scatti dallo spazio realizzati dalla NASA: Pechino in una giornata normale a sinistra, e Pechino nel suo giorno peggiore.

Malgrado io siamo rimasto in casa sia sabato che domenica, ho aperto la finestra per prendere una boccata d’aria. Aveva l’odore dell’interno di una fornace, un misto di carbone e cenere e fuliggine e gas di scarico.

È difficile descrivere la sensazione che si prova guardando fuori dalla finestra senza riuscire a vedere i palazzi, o ad andare in giro perennemente circondati da una coltre di polvere grigia. È ancora più difficile giustificare il perché hai deciso di vivere in una città che ti sta lentamente uccidendo.

Come risultato dell’inquinamento oltre qualsiasi record, i tassi di ospedalizzazione per attacchi cardiaci e problemi respiratori hanno registrato un drastico aumento; negli ultimi giorni è stato venduto mezzo milione di mascherine.

Malgrado risulti difficile sapere quanti decessi siano stati causati direttamente dall’inquinamento, secondo uno studio di Greenpeace e dell’Università di Pechino, l’esposizione ai PM2.5 ha portato alla morte prematura di 8,572 persone tra Pechino, Shanghai, Guangzhou, e Xi’an. Tutto questo soltanto l’anno scorso. Ma va bene, perché io non conoscevo nessuna di quelle persone.

La cosa più sorprendente rispetto al picco dell’inquinamento visibile è che il Governo cinese ha effettivamente ammesso il problema. I funzionari hanno imposto la chiusura di alcuni stabilimenti, obbligando inoltre le auto a non circolare finché lo smog non si fosse diradato.

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La notizia è comparsa anche sui media ufficiali. Il Global Times ha scritto, “Se continuiamo con questo livello di sviluppo invece di adattarlo, i danni a lungo termine saranno seri.” Si tratta di uno sviluppo davvero sconvolgente, considerato che in precedenza la stampa ufficiale si riferiva all’inquinamento in maniera eufemistica, come a una “densa nebbia.”

I media ufficiali hanno anche citato i numeri dell’IQA presi dalle letture dell’ambasciata statunitense, cosa senza presedenti dato che le misurazioni erano una volta fonte di tensioni politiche. Pechino faceva regolarmente pressioni sull’ambasciata per spingerla a interrompere la divulgazione dei suoi dati, perché erano notevolmente più alti di quelli ufficiali.

Nonostante le misurazioni IQA rappresentino spesso fonte di tensioni politiche, in questa occasione la stampa ha riportato anche le letture dell’ambasciata statunitense. In passato, Pechino ha fatto regolarmente pressioni sull’ambasciata per spingerla a interrompere la divulgazione dei dati, notevolmente più alti di quelli ufficiali.

Ma nel caso vi stiate facendo prendere dall’ottimismo lasciatemi sottolineare che il governo ha ammesso il problema dell’inquinamento soprattutto perché non poteva più nasconderlo. Se la polvere di carbone fosse invisibile e inodore, sarebbe un’altra storia.

E nell'eventualità stiate pensando, “Be’, quantomeno i funzionari del governo devono respirare la stessa aria che respirano tutti gli altri,” devo nuovamente riportarvi alla realtà. I capi di alto grado dispongono dei migliori depuratori in circolazione—tanto a casa quanto in ufficio—e mangiano cibo proveniente da fattorie private gestite dall’esercito. Vengono portati in giro con macchine private e hanno accesso alle più avanzate cure mediche. I leader della Repubblica Popolare respirano letteralmente un’aria diversa da quella della gente su cui governano.

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Quando si tratta di inquinamento, i quadri non hanno incentivi a migliorare la qualità dell’aria se non la paura costante di instabilità e rivolte. Alla fine, forse è quello che guida tutte le riforme in Cina.

Senza dubbio, due recenti articoli (qui e qui) suggeriscono che il patto faustiano sta iniziando a sgretolarsi e che i cittadini sono alla ricerca di una maniera per sfuggire alle clausole. La classe media è sempre più disillusa a causa del lento ritmo del progresso e si chiede se una borsa di tanto in tanto valga l’aria tossica, l’acqua imbevibile e il cibo pericoloso.

Molti pechinesi iniziano a pensare che la risposta sia no.

Con la Cina è facile pensare che il loro inquinamento sia loro, incastrato tra i loro palazzi di appartamenti appena costruiti e messo a ricoprire le loro circonvallazioni in costante espansione. Ma il diossido di carbonio e le sostanze particolate hanno poca considerazione nei confronti della sovranità nazionale.

Il ginepraio cinese è un microcosmo di storia. Pechino e Lanzhou sono la Londra e la New York di oggi, che erano a loro volta versioni dell’era industriale dell’antica Roma e della Grecia. Anche solo 60 anni fa, Pittsburgh doveva tenere le luci accese durante il giorno perché la luce del sole non riusciva a passare attraverso lo smog che opprimeva la città.

Le nostre memorie storiche sono brevi o inesistenti. Quelli di noi che non hanno mai vissuto negli incubi industriali del diciannovesimo secolo nel nord dell’Inghilterra o in quella che F. Scott Fitzgerald chiamava la “Valle delle Ceneri” nel ventesimo secolo non hanno riferimenti per stimare le profondità del degrado ambientale che può produrre l’industrializzazione. Paradossalmente, ne siamo molto più ricchi. Ma solo sul breve termine. Se la Cina è bloccata in un patto faustiano, è perché il mondo intero si è lasciato incantare da una bugia simile: che le economie possono crescere senza limiti e le ricadute non devono mai essere pagate.

Ma se un giorno questa crescita dovesse fermarsi, e ci restassero solo i problemi? Diversamente dal Faust, non ci saranno angeli a salvarci.

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