Pubblicità
Claudio Riccio: Act è una rete nata nel marzo scorso e formata da persone a loro volta molto attive all'interno di altre associazioni, sindacati e movimenti antimafia. Veniamo tutti dal movimento studentesco: crescendo e iniziando a lavorare abbiamo iniziato anche a vivere sulla nostra pelle il problema del precariato, così abbiamo deciso di impegnarci e di lottare per il miglioramento delle nostre condizioni di vita materiali.Come si articola questo impegno?
I vari modi: sia in un ambito più classico di lotta e rivendicazione di diritti sia sul piano politico. Io ad esempio sono stato candidato alle elezione europee, da indipendente, con la lista L'altra Europa per Tsipras.
Pubblicità
Ultimamente, ci è capitato spesso di sentirci proporre lavori non retribuiti, in cui il guadagno dovrebbe essere in termini di esperienza e di curriculum. L'Expo è un po' il simbolo di quel modello, di quell'idea di lavoro gratuito che si sta affermando sempre di più e che regge perché i livelli di disoccupazione e sotto-occupazione sono molto alti, per cui tutti sono disposti ad accettare salari sempre più bassi.Quando abbiamo visto lo spot originale dell'Expo, che dice sostanzialmente, "Vieni a lavorare gratis, farai un'esperienza, avrai tanti like su Facebook" ci siamo sentiti offesi. Abbiamo deciso di fare il nostro contro-spot perché pensiamo che bisogna fare una battaglia politica e culturale forte: il fatto che si sia arrivati al punto in cui dire che il lavoro si paga non è più una banalità ma è quasi rivoluzionario la dice lunga sulla situazione che stiamo vivendo.Che tipo di reazioni ha ottenuto il vostro video?
È girato tantissimo, in tante forme, ed è stato ripubblicato da molti siti. Penso che abbia ottenuto questo successo perché ha colto nel segno, indicando un problema. Ci dice che c'è una generazione che non vuole rassegnarsi a veder svilite le proprie competenze e frustrate le proprie aspirazioni.
Pubblicità
Stando a dati di quest'estate l'80 percento dei lavoratori di Expo 2015 saranno volontari; la percentuale esatta è variabile, ma più o meno il numero è quello: migliaia di persone che lavoreranno gratis svolgendo ogni genere di mansione.Di fatto, le risorse pubbliche stanziate per Expo rischiano di venire mangiate interamente dagli appalti, tra l'altro poco trasparenti, senza che rimanga nulla per mandare avanti la struttura. Così, si ripiega sullo sfruttamento di tantissimi giovani disposti a tutto pur di fare esperienza.I ragazzi di Act! alla manifestazione del 25 ottobre a Roma. Foto via FacebookDi chi è la responsabilità di questa situazione?
In parte dei sindacati, con cui è stato firmato un accordo. Noi reputiamo che firmarlo sia stato un errore, uno dei tanti errori commessi dai sindacati nella loro storia. Ma la responsabilità è soprattutto politica: alla base di tutto questo c'è il fatto che la competizione al ribasso viene presentata come modello.
Se Expo fosse solo un episodio isolato - inaccettabile ma isolato - sarebbe un conto. Ma il fatto è che quello di Expo rischia di diventare un sistema, perché la direzione che il governo sta intraprendendo, con il decreto Poletti prima e con Jobs Act poi, è quella della competizione al ribasso, della precarietà e dei salari bassi… in questo caso, inesistenti.In che modo si possono cambiare le cose, a vostro avviso?
Costruendo insieme, in maniera partecipata, una riforma del lavoro alternativa. Questo è quello che stiamo cercando di fare: costruire una riforma del lavoro alternativa a quella che ci viene proposta oggi, che pensiamo sia dannosa, non risolva i nostri problemi e non faccia altro che creare ulteriore disoccupazione.Non vogliamo essere usati come scudo umano per attaccare i diritti di altri. In questo momento il governo sta usando chi non ha diritti per togliere diritti a chi ne ha pochi, e noi contestiamo questa strategia. Il video racconta un aspetto specifico di un problema enorme, che sta distruggendo questo paese.Buona fortuna, buona giornata e buon lavoro (retribuito).
Anche a te.Segui Mattia su Twitter: @mttslv