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Fabrizio Politi era il Briatore della nautica, adesso è Batman

Come passare da fidanzato di Geri Halliwell a salvatore dalla crisi economica mondiale e futuro premio Nobel (forse).

Settimana scorsa ho scritto un pezzo per la rivista (che potrete leggere a breve su questo sito). Parla di quelle persone che ti insegnano ad avere successo, i life-coach. Per farlo ne ho incontrati un po', tra cui Roberto Re, che oltre ad essere il life-coach più quotato in Italia, è anche un uomo di statura media, mediamente abbronzato e sorridente più del necessario. Qualche giorno fa l’ufficio di Roberto mi ha proposto di intervistare un suo cliente, Fabrizio Politi, la cui biografia è online e più o meno lo definisce come "il 'Briatore' del settore nautico, lo stilista del mare, l'amante dello sport, del lusso, delle belle donne (tipo Geri Halliwell, Chiara Iezzi, Cristina Dal Basso), delle giuste frequentazioni, da Marta Marzotto a Santanché, da Simona Ventura a Valeria Marini ad Alba Parietti," e che oggi, "dopo una vera e propria trasformazione spirituale, è protagonista di un nuovo movimento politico, Economia Popolare," il cui unico scopo è quello di risolvere la crisi. Bello no? Io mi sono convinto al "Briatore del settore nautico", così ho risposto e ho fissato l’appuntamento. Fabrizio vive a Milano in zona centro-centro, la sua casa è anche il suo ufficio, ha un cane che si chiama Dina e una camionetta militare appostata fuori dalla porta d’ingresso, perché al piano di sotto vive l’ambasciatore americano. Fabrizio sta all’ottavo piano, l’attico, e dalla sua vetrata dieci metri per tre si vedono 1) i fenicotteri di Villa Invernizzi, 2) il Duomo e 3) tutte quelle cose che ti fanno pensare a Milano come alla Babilonia padana, tipo le piscine sui tetti o i campi da tennis pensili. Entriamo dall’ascensore direttamente nell’appartamento e ci accoglie la filippina, in divisa, che ci offre l’acqua, poi ci sediamo. Fabrizio non è particolarmente alto, ha la barba curata, la giacca, scura, il gilet attillato e la camicia bianca. “Ho sempre fatto l’imprenditore, ho fatto un po’ di politica, e poi ho deciso di mettermi a disposizione del Paese.” Tutto quello che mi è stato detto nella mail di presentazione è vero, Fabrizio dodici anni fa si è buttato sul mercato offrendo le barche più costose del mondo alla gente più ricca del mondo, e fino al 2010 è andata bene, poi l'ha venduta e nel 2012 è fallita. “La mia azienda non ha mai avuto grandi problemi. Il mercato del lusso si rivolge a chi i soldi li ha. Noi costruivamo barche di altissima qualità, e per questo venivano da noi. Una volta ne ho costruita una anche in Egitto, ma li non c’è la cura italiana. Certo, i giovani sono più disponibili al lavoro, e ci danno dentro anche 20 ore al giorno, ma poi in Italia sei costretto a rifarla. Tra ricchi, il prestigio è tutto. Se Abramovich arrivasse in porto con un cento metri fatto in Cina farebbe ridere, è come la copia della Ferrari, o prendi quella vera o no, e se lo fai sei uno sfigato.” Quando parla del passato Fabrizio è quella persona che mi sono immaginato di incontrare. Adesso, però, è diverso. Volevo incontrare il Briatore della Nautica, ma quello che ho trovato è la sua versione pentita e illuminata, molto Grillo e poco Nathan Falco, condito da quello che ti immagini un culo pieno di soldi con il pentimento di chi su quel culo ci si è seduto per troppo tempo e a un certo punto ha pensato "sarò mica una merda?" Quando gli chiedo cosa vuol dire "Lusso" mi risponde che “il lusso oggi è una mancanza di rispetto.” Non è senso di colpa, “no, assolutamente, è il rispetto di una persona colta ed educata. ‘Me la potrei permettere ma non mi sembra il caso’, ecco, una cosa così.” Perché nel 2008 Fabrizio ha smesso con la vita che faceva prima, quella dei yacht e delle donne del Grande Fratello e si è dedicato allo spirito e alla soluzione dei problemi del mondo. “Mi sono ritrovato davanti a questo scenario terribile, quasi di guerra, e mi sono chiesto cosa potessi fare. Ho studiato, e ho guardato la crisi, e nel 2009 ho avuto l’illuminazione: la base sociale è povera perché alcune aziende assorbono tutta la ricchezza. A quel punto ho voluto individuare un limite da cui fermare l’accumulo di denaro e ridistribuirlo. Detto così è un esercizio banale, ma nella pratica è tutta un’altra cosa.” Quello che Fabrizio ha fatto è stato pensare e implementare un nuovo sistema monetario basato su una curva che ha chiamato Mo.Mo.Sy, “Ho preso l’esempio dalle leggi di Dio e ho pensato di applicare all’economia un Sistema Toroidale, uno di quei sistemi capaci di auto-alimentarsi.” In pratica Fabrizio si è messo lì e ha catalogato qualcosa come seicento mila aziende, definendo un limite all’interno del quale o sei in o sei out. “Esiste una regola fissa in qualunque settore, che è Due. Io ho diviso 600 mila azienda in 773 settori e l’ho individuata, Due, se sei sotto a Due vai bene, se sei sopra a Due vai male, stai speculando e sei nocivo.” Il sistema non si ferma qui, e come ogni azienda anche Fabrizio usa i social network; ma non Facebook, uno tutto suo: si chiama SixthContinent e serve a dar vita a “una coscienza collettiva per una massa critica di consumatori capace di piegare i micro-flussi economici.” Perché il consumatore ad oggi sceglie tra prezzo e qualità, mentre “la scelta dovrebbe variare a seconda dell’effetto economico che produce. Il consumatore deve imparare a guidare il suo denaro e scegliere che tipo di economia deve sostenere. Non è un cosa complessa. Basta sapere quando compro quel bicchiere dove va a finire il denaro. Quando c’è consapevolezza le cose hanno un effetto, e quando il consumatore associa i suoi consumi a qualcosa che non gli piace, sa come muoversi. Hai presente il boicottaggio della STANDA quando era ancora di Berlusconi? Ecco.” Questa idea porterà Fabrizio in Svezia, nel 2014, per i premi Nobel. Ad essere precisi, quello per l'economia: “Stiamo lavorando alla candidatura al Nobel per l’Economia per il 2014, la mia intuizione era giusta, adesso staremo a vedere.” E quando gli chiedo, un po’ basito, "NOBEL?!?" lui mi dice sì, che “sono arrivato da zero, mi sono fatto da solo, anche economicamente, e più di una volta sono ripartito da zero. Sono un grande appassionato di economia e penso di aver studiato sette volte i libri che ha studiato un laureato in economia. Infatti avevo previsto cosa sarebbe successo, dal governo Monti in poi.” Perché era prevedibile? “No, io l’ho previsto quando non era prevedibile, perché è la stessa cosa che è successa durante la grande depressione.” Quindi era prevedibile. “Bastava studiare.” Ma Fabrizio non si ferma al Nobel, e visto che i partiti non vanno più di moda, ha dato vita a un movimento. “Ho fondato Economia popolare e ho intenzione di candidarmi alle elezioni, italiane ed europee. Tra maggio e giugno inizieremo la campagna elettorale.” Niente di politico, “non siamo né di destra né di sinistra, si tratta di un progetto economico, presenteremo agli altri partiti un comitato elettorale di politica economica e gli chiederemo di darci fiducia per due anni.” Una sorta di governo tecnico, credo, nato da una necessità concreta che è solo ed esclusivamente l’economia. “È inutile fare politiche sociali se non ci sono soldi, prima chiudiamo il tappo. Questo è l’11 settembre dell’economia, l’Italia sta andando a fuoco. Finché l’acqua si abbassa, il lavoro si sposta in Asia e il denaro se ne va in alto, non risolveremo niente, invece noi, in un attimo, e con due sole leggi, potremmo riportare il lavoro in Italia e il denaro in basso.”  Messa così, non si può dire niente, e lo sa anche lui. “Chi avrebbe il coraggio a dire no a un sistema di concorrenza leale e distribuzione progressiva della ricchezza? Nessuno, neanche i nazisti. E allora? Allora facciamolo.” Fabrizio parla dei suoi progetti per il futuro, ma io voglio capire il passaggio dalle copertine di Novella 2000 alla sofferenza d’essere una pedina sociale. “Tutto il mondo è cambiato. Una certa mondanità non c’è più. Prima certe cose andavano bene, adesso no, non sono rispettose. Ricevo inviti tutti i giorni, ma non ci vado.” Cos’è successo? “Ho sempre cercato il miglioramento personale. A un certo punto mi sono avvicinato alla cabala, mi sono messo in contatto con un insegnante e mi ha cambiato la vita, da quel momento sono andato spessissimo in Israele; ora è qualche mese che non vado, ci sono molte tensioni, non è esattamente il momento migliore.” Non lo era neanche prima. “È tutta una questione di spiritualità. In Israele la spiritualità è tutto, e la minima intolleranza diventa un offesa a Dio. Io non giustifico chi tira una pietra, ma capisco la mancanza di rispetto.” E per la Palestina? ”È la stessa cosa, difendono il loro Dio, e il loro Credo, e se devono armarsi per difenderlo, per loro va fatto. Non lo giustifico, ma lo comprendo.” Il cambiamento radicale si è ripercosso prima sulla sua vita, e sull’opinione degli altri, e poi sulla nostra. “Mi sono isolato per due anni e molti hanno pensato che fossi impazzito, ma in quel periodo sono passato da egocentrico a "mondocentrico". Quando diventi mondocentrico, sei concentrato su quello che sta accadendo nel mondo, ed è difficile non pensarci. Le persone che mi conoscono lo sanno, io non sono quasi mai allegro. Non c’è nulla di male in un aperitivo, o un’inaugurazione, ma a me dà fastidio festeggiare, perché sento il dolore di qualcosa di molto più grande. Quando ti connetti, soffri.” È a questo punto che capisco veramente di cosa sta parlando Fabrizio, e non è nulla di trascendentale, anzi: cosa sognavate di diventare da piccoli? A chi vi ispiravate? Io lo so, e lo sa anche Fabrizio. ”Prendi Bruce Wayne, Bruce Wayne cosa fa? Non è tutta fantasia, anzi. Batman è pieno di riferimenti all'ebraismo. Quando parla della caverna nelle fondamenta di sud est, di cosa parla? Di Israele, le fondamenta di ‘sud-est’ sono Israele. La filosofia che c’è dietro è molto bella, e dietro ci sono molti studi ebraici. Bruce potrebbe fregarsene, ma non lo fa, sente il dolore della società decadente che lo circonda, che poi ha ucciso i suoi genitori, e non riesce a non fare qualcosa, e a non pensarci. È un’immagine semplice, ma è molto profonda. Per me è la stessa cosa, dipende da che cosa sei connesso. Conosco tantissima gente che magari non ha un euro ed è felicissima e conosco gente che ne è piena e che sta male. I soldi non c'entrano nulla, dipende dalla tua connessione col mondo.” E della sua, come di chi gli sta intorno, i suoi amici e amiche. Simona Ventura e Alba Parietti sono le prime a connettersi, “Assolutamente, considera che molta gente dello spettacolo è bravissima a capire la gente, e sa dialogare con i propri spettatori, li capisce, ed è la stessa cosa. È gente particolarmente sensibile, certo, non tutti, ma la stupidità è ovunque.” Ok, facciamo le foto. Fabrizio va in studio e si vuole mettere dei cuscini sotto la sedia “Altrimenti da quella posizione vengono male”, ma poi resta in piedi, alla scrivania, dove c’è il Mac di cui dovrebbe coprire il logo, qualche foto e la sua tastiera Bloomberg con cui controlla flussi e mercati. Poi  accanto alla poltrona vedo il Fabrizio di una volta, quello che volevo incontrare, impilato in una decina di copie di Playboy sulla moquette di canapa—o un materiale di cui non conosco il nome ma sono convinto sia bellissimo. È a questo punto che mi racconta della sua ultima avventura, e io lo ascolto, e sono ancora più confuso. “Settimana scorsa ho denunciato IKEA e Zara al Tribunale dell’Aia per crimini contro l’umanità. Che poi ci puoi metter anche H&M e tutti gli altri, il punto è che queste aziende raccolgono denaro in certi Paesi e lo portano via. È tutto un giro di dumping sociale, ambientale e fiscale, fanno chiudere i loro concorrenti, e in cambio, non danno niente ai Paesi ospitanti portandoli alla recessione economica, alla depressione sociale, ai fallimenti e ai suicidi. Questo è un crimine contro l’umanità, la gente muore e i colpevoli sono loro.” I documenti sono in viaggio, “li abbiamo mandati via raccomandata.” Ma le aziende non sono le uniche, "denunceremo anche i politici, i ministri dell’economia, i vecchi presidenti, tutti quelli che ci hanno portato fin qui.” Il nuovo sistema monetario internazionale non è materia per tutti, e può farti passare la voglia di ridere. Per questo quando ci lasciamo alle spalle l'ascensore con bordature d'oro e salutiamo i militari dell'ambasciatore siamo confusi. Fabrizio non è più quello che porta a spasso il suo coniglio con la bionda de La Pupa e il secchione, ma è quello che si chiude in casa e guarda Al Jazeera e ci rimane male. Il fatto è che quello che dice Fabrizio, quando non parla di Batman, ha anche un senso. Il dubbio però mi viene quando lo dice sullo sfondo di una Milano dall’alto, seduto su una divanetto in seta viola con la filippina dietro l'angolo. Ma questo è solo un mio problema. Fabrizio non è che il prodotto incrociato di ciò che vediamo tutti i giorni. Un po' quello lì, un po' quello là. Perché se una volta c'era Berlusconi, adesso c'è Casaleggio; mettili insieme, radigli i capelli, fagli crescere la barba e fallo piangere su uno yacht e avrai Fabrizio, il Batman della nautica, forse anche il prossimo Presidente del Consiglio.

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