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Intervista a Josh Simmons

In occasione della nostra collaborazione con Reebok abbiamo intervistato Josh Simmons, forse il miglior fumettista horror al mondo.

Il mese scorso avevamo teoricamente chiuso questa rubrica mensile in collaborazione con Reebok, con l’intervista a Matthew Thurber. Sammy Harkham, Johnny Ryan, Roope Eronen, Frédéric Fleury, Benjamin Marra e lui mi sembravano un buon sestetto. Poi però Reebok ci ha richiamati, perché avevano il cuore infranto. Volevano un’encore. E noi gliel’abbiamo concessa. Signori e signore: Josh Simmons, forse il miglior fumettista horror al mondo. A parte Charles Burns, ovviamente, che però non considero un fumettista prettamente horror. E con quest’ultima frase ho vinto la medaglia per “Frase più nerd dell’anno”.

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VICE: Come sei diventato un fumettista?
Josh Simmons: Ho iniziato a disegnare fumetti regolarmente da quando avevo 14 anni e non ho mai smesso.

Quali sono i tuoi artisti contemporanei preferiti?
Larry David, Louis CK, Vernon Chatman, Tim and Eric—molti comici contemporanei, quando creano un’atmosfera frenetica e folle, che genera ansia, funzionano come l’horror, hanno lo stesso effetto su di me. Vince Gilligan e Matthew Weiner—Breaking Bad e Mad Men, per fare due esempi, sono tra le cose migliori in circolazione oggi. Ma la cosa che probabilmente mi emoziona di più è leggere dei nuovi fumetti di altri artisti della mia età, guardarli crescere e migliorare come spero di fare io—CF, Anders Nilsen, Sammy Harkham, Gabrielle Bell, Kevin Huizenga. Più di ogni altra cosa apprezzo i bravi narratori, suppongo.

Il tuo lavoro è stato paragonato a quello di Ivan Brunetti, pensi che sia un paragone appropriato?
Probabilmente sì. Forse abbiamo una visione del mondo simile. Mi piace molto il lavoro di Brunetti, vorrei che pubblicasse più fumetti…

Parlami di House, la tua graphic novel praticamente senza parole.
House è stato il primo libro che ho fatto scegliendo consciamente di raccontare una storia “horror”, o la mia versione di una storia horror. È stato pubblicato nel 2007 da Fantagraphics. In parte è senza dialoghi, perché fino ad allora i miei fumetti erano stati pieni di dialoghi ed ero stanco delle chiacchiere. È una storia dalla trama molto semplice. Penso che molte storie della mia nuova raccolta, The Furry Trap, abbiano strutture più complesse e intricate, più personaggi, e che nel complesso siano più appaganti. Però spero che House sia più simile a una bella canzone che a un bel film. Diciamo una canzone molto cruda e spoglia, come una delle più belle dei Suicide.

Pensi di far parte della tradizione di fumetti horror?
Non so se sono io a doverlo dire.

Va be'. Ma esiste una tradizione di fumetti horror? Come la descriveresti?
Direi che esiste una tradizione dell’horror nella cultura in generale, a cui sono interessato. Per quanto riguarda i fumetti, penso che ci siano pochi artisti horror bravi. Mi piacciono Renee French, Junji Ito, Al Columbia, Charles Burns e Suehiro Maruo. Molti dei migliori fumettisti di oggi si sono cimentati con l’horror. Quanto ai libri, tra gli autori che mi piacevano da ragazzo e mi piacciono ancora ci sono H.P. Lovecraft, Shirley Jackson, Stephen King e Thomas Ligotti. I registi horror probabilmente mi hanno influenzato più di tutti. I film più belli di John Carpenter, David Cronenberg, George Romero e Tobe Hooper erano fantastici per me quando ero un ragazzino. Molti altri grandi registi si sono dilettati con l’horror e hanno prodotto uno o due film bellissimi: Shining di Kubrick, Rosemary’s Baby di Polanski, etc.

Pensi che l’horror sia un genere adatto ai fumetti? O meglio, pensi che i fumetti siano un buon medium per raccontare storie horror? Il cinema non ha completamente monopolizzato il genere?
Credo che l’horror funzioni bene sia nei film che nei fumetti. Il cinema è il mezzo più facile per fare horror. Non è difficile fare paura con un’immagine improvvisa e spaventosa e della musica forte. Ma le storie horror migliori dovrebbero fare molto di più, qualsiasi sia il medium.

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