'Collection of Documentaries' è la nuova bibbia delle sottoculture brit

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'Collection of Documentaries' è la nuova bibbia delle sottoculture brit

Lee Crichton era solo un parrucchiere di Londra, finché ha deciso di pubblicare una raccolta di lavori che esplorano la società britannica contemporanea e sfidano l'opinione comune su cosa sia "la vera Gran Bretagna."

Normalmente Lee Crichton fa il parrucchiere a Londra. Tuttavia, essendo sempre stato un fan appassionato di The Face, ha deciso di far risorgere lo spirito della famosa e ormai defunta rivista culturale britannica pubblicando la sua raccolta di fotografie.

Il risultato è Collection of Documentaries, una raccolta di lavori che esplorano la società britannica contemporanea e mirano a sfidare l'opinione comune su cosa sia "la vera Gran Bretagna." Grazie al suo stile conciso e agli scatti spontanei, il progetto si pone come una riflessione sull'influenza che il Regno Unito ha esercitato sulle culture giovanili di tutto il mondo.

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Abbiamo contattato Lee, che di Collection of Documentariesè redattore, e Adam Evans-Pringle, grafico, per parlare del loro progetto e del loro rifiuto di pubblicità e social media.

VICE: Com'è nata C.O.D? Ho sentito che avete avuto qualche problema di fondi, giusto?
Lee Crichton: In primo luogo, il desiderio di creare la rivista è nato dal mio amore verso i magazine in formato cartaceo. Quando ho visto il mondo diventare così ossessionato dai social media—e come risultato il settore saturarsi—ho sentito il bisogno di tornare alle origini.

Prendete la cultura rave, quella vera; allora non c'erano cellulari, le persone si godevano il presente. Oggi tutti si preoccupano più di fare una foto e scrivere una didascalia d'impatto, quando invece dovrebbero solo perdere il controllo. Sono quelli i momenti che volevo documentare e celebrare.

Io, Winter [Vandenbrink, il curatore fotografico] e Adam volevamo creare qualcosa di diverso, con una sua personalità. Per quanto riguarda i fondi, ovviamente pubblicare in formato cartaceo è molto più costoso e meno accessibile, ed è per questo che i media digitali stanno prendendo il sopravvento. Un potenziale finanziatore ci ha piantati in asso all'ultimo. Perciò, diciamo che ho dovuto lavorare il doppio, in negozio. Ma ne è valsa la pena. E speriamo che con la seconda uscita avremo più successo.

Foto di Sonya Kydeeva

Che cosa ti ha ispirato quando hai messo insieme il materiale?
Ruota tutto intorno alla cultura britannica. Essendo io stesso parte di questa cultura, e vivendo a Londra, mi sono sempre interessato agli artisti che sono venuti a vivere qui, e al modo in cui la nostra cultura ha influenzato le città in cui sono cresciuti e la loro infanzia—un fenomeno che adesso è visibile più che mai. Winter, il nostro curatore fotografico, viene da Amsterdam e ha una visione dell'Inghilterra diversa dalla mia. E questo ha dato vita a tante idee interessanti. Ci sono volute parecchie discussioni accompagnate da altrettanto vino per capire che la diversità delle nostre opinioni e dei nostri punti di vista avrebbe potuto dar vita a qualcosa di veramente bello.

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L'impostazione grafica è molto semplice, con tanti spazi bianchi.
Adam Evans-Pringle: In una galleria d'arte gli spazi bianchi hanno la stessa importanza di quelli occupati dal contenuto artistico, e la rivista è stata concepita come una galleria d'arte, per valorizzare le singole immagini. Inoltre, data la diversità dei collaboratori, era difficile scegliere la copertina adatta, così non l'abbiamo messa.

Siccome lavoro nella pubblicità devo sempre trovare un compromesso tra creatività, funzionalità e obiettivi di marketing, spesso anche contro il mio stesso volere. Questa volta è stato bello potermi liberare di quei vincoli. Abbiamo iniziato C.O.D con l'idea di tornare alle origini e produrre qualcosa che si può toccare con mano, ed è quello che abbiamo fatto.

Perché avete scelto di non inserire pubblicità nella rivista?
Lee: All'inizio è stato più che altro un atto di ribellione; spesso le riviste sono piene zeppe di inserti pubblicitari che non hanno nulla a che vedere con il contenuto. Nel primo numero questo aspetto si esprime attraverso una stessa immagine che compare più volte. Ovviamente sappiamo che non potremo durare a lungo senza nessun aiuto da parte della pubblicità, quindi non l'abbiamo esclusa definitivamente.

Per chi è stata pensata questa rivista? C'è un pubblico specifico?
Lee: Non voglio rivolgermi a nessuno in particolare. Il contenuto di C.O.D è così vasto che sarebbe difficile indirizzarsi su un pubblico specifico. La cosa interessante del non avere una presenza sul web è che è difficile studiare il proprio target, a parte quello dei luoghi in cui si può comprare la rivista. Noi ci affidiamo solamente al passaparola e ad altre vie secondarie, quindi non ho idea di chi la stia leggendo.

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Come hai fatto a trovare tutti questi collaboratori?
È stato soprattutto merito di Winter. Essendo un fotografo è in contatto con molti giovani talenti provenienti da tutta Europa. Lui ha trovato i fotografi, e io mi sono occupato dei testi.

Sfogliando la rivista mi è sembrato che la perdita dell'innocenza fosse un tema ricorrente. Era intenzionale o volevate veicolare un altro messaggio?
È una cosa che è venuta naturale, risultato del punto di vista dei collaboratori sulla cultura britannica. Noi abbiamo contribuito con una generale assenza di revisione, specialmente nei testi di Stuart. Trasuda innocenza perché ha uno stile molto infantile, in senso buono, e noi non abbiamo voluto modificarlo.

Foto di Winter Vandenbrink

Qual è la tua serie preferita nella rivista e perché? Hai delle foto preferite?
Penso quelle di Sonya. Forse perché sono quelle più vicine alla cultura britannica e mi ricordano il calcio degli anni Ottanta, una cosa che mi ha sempre affascinato.

La mia foto preferita però è questa di Winter (qui sopra). La prima volta che l'ho vista mi ha ricordato me stesso; quella sensazione di quando sei un ragazzo e ti compri qualcosa di sportivo che volevi da tanto… A me è successo con un paio di pantaloni della tuta adidas; per lui è stata questa maglietta. Anche qui in primo piano c'è l'innocenza. Lui, il ragazzino, non sarà per sempre così.

Che piani avete per il prossimo numero?
Io e Winter stiamo lavorando al secondo numero. Il primo sarà disponibile a marzo, e il secondo a settembre, stessa cosa per il prossimo anno. Vogliamo far conoscere C.O.D, coinvolgendo il pubblico giusto pur rimanendo di nicchia.

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Trovate altre foto dal primo numero di C.O.D. qui sotto.

Foto: Florent Routoulp, Styling: Nicolas Garner

Foto: Florent Routoulp, Styling: Nicolas Garner

Winter Vandenbrink

Winter Vandenbrink

Salvatore Caputo

Salvatore Caputo

Ewan Mitchell

Paul Joyce