Tutte le foto di Max Cavallari.Ogni volta che nel titolo di un giornale figura l'espressione "italiani all'estero," mi viene in mente quel Natale in cui io e la mia famiglia passammo la prima metà del pranzo a domandarci come lo stesse trascorrendo mia cugina a Brighton e l'altra metà a chiederglielo su Skype. Questo tipo di interazione microfonata non riguarda ovviamente solo me o i miei parenti, ma tutte quelle famiglie con figli, fratelli o coniugi che per motivi lavorativi o di studio hanno lasciato la città in cui sono cresciuti e, in alcuni casi, sono andati all'estero.
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Secondo il recente report "Italiani nel mondo" della Fondazione Migrantes, il 2015 è stato l'anno in cui le fila di queste famiglie dislocate sono cresciute, per estensione, più di quanto non fosse successo nell'ultima decade: si parla di circa 107mila nuovi espatriati, per un complesso di 4,8 milioni di italiani registrati all'Aire. Mentre questi dati venivano raccolti e aggiornati, ho scoperto che Max Cavallari, un fotografo 27enne con base a Bologna, aveva deciso di rappresentarli col progetto (Di)stanze, una serie di ritratti di famiglie rimaste in Italia con figli o altri componenti all'estero racchiusi nello schermo dei device con cui di solito si interfacciano fra loro."L'idea mi è venuta perché facendo parte di questa generazione," mi spiega Cavallari, "col tempo ho poco a poco visto metà dei miei amici partire per l'estero." Il primo ritratto, infatti, lo ha scattato proprio alla famiglia dell'amica Elena, in cui i genitori sono seduti nel loro salotto di Modena, mentre il volto della ragazza figura nella sua nuova camera di Düsseldorf, in Germania.
Dopo aver collezionato una decina di ritratti di famiglie nelle sue zone, Cavallari ha pensato che il passo successivo sarebbe stato estendere il progetto al resto d'Italia, "dato che si trattava di una tematica a livello nazionale." Così, ha iniziato a iscriversi a gruppi privati per italiani all'estero. "Ne esistono davvero tantissimi: Italiani a Bruxelles, Italiani a Tenerife, Italiani a Madrid," racconta. Raccolte una cinquantina di adesioni, anche grazie al form compilabile sul sito del progetto, è partito il 5 settembre scorso in macchina, tra dormite nella suddetta e couchsurfing, per fotografare nel giro di un mese tutti i partecipanti. Anche se, in effetti, gli mancano ancora "Umbria e Trentino," precisa.
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La partenza è avvenuta molti mesi dopo la nascita dell'idea, perché uno degli obiettivi principali di Cavallari era la ricerca di situazioni familiari diversificate che rispecchiassero la realtà. "Anche se inizialmente questo fenomeno veniva associato alla 'fuga dei cervelli'," spiega Cavallari, "ormai è appurato che accomuna chiunque si trasferisca all'estero con l'obiettivo di rimanere all'estero." Da questo deriva il racconto delle situazioni più disparate: "ricercatori partiti con un gruzzolo di base, figli alla ricerca di un lavoro mantenuti a tempo, genitori che si sono trasferiti per aprire un negozio altrove."Per quanto i soggetti all'estero abbiano tutti una storia a sé stante, qualcosa che li accomuna c'è: la costante di poter vedere, ogniqualvolta ne abbiano voglia, i propri parenti rimasti in Italia mediante uno schermo—un mezzo per cui Cavallari ha una sorta di ossessione, e che era stato oggetto già di un suo precedente progetto.Segui (Di)stanze sul sito ufficiale. Qui sotto, altre foto del progetto.
Nello schermo: la sorella Chiara, che lavora come store manager a Sydney.
Nello schermo: Eleonora, in Nuova Zelanda col ragazzo. Lavora in una fattoria nella cittadina di Te Puke.
Nello schermo: Federica e Alessandra, che lavorano rispettivamente a Barcellona e a Londra.
Nello schermo: Renata, a Barcellona. La madre le ha dato la possibilità di trovarsi un lavoro a Barcellona per fuggire dalla situazione precaria della sua città.
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Nello schermo: la figlia Giulia, che lavora presso il patronato italo-canadese per l'accoglienza immigrati a Montreal.
Nello schermo: Renato, che sta continuando gli studi di medicina a Saint Louis, in Missouri. Per mantenersi, lavora in un laboratorio.
Nello schermo: Arianna, che vive a Leida e da lezioni di italiano e greco moderno.
Nello schermo: Lidia, trasferitasi per seguire la logistica della sua azienda a Shanghai.
Negli schermi: i figli Gaia, che lavora in un bar a Sydney, e Fabrizio, impiegato nelle risorse umane a Shanghai.
Nello schermo: Giuseppina, che lavora a Londra.
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