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Identità

Basta stronzate: l'Ordine degli psicologi su "utero in affitto" e famiglie arcobaleno

Dopo i dibattito sui presunti problemi psicologici a cui sarebbero esposti i figli cresciuti in famiglie arcobaleno, abbiamo parlato con un esponente dell'Ordine degli Psicologi.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Nonostante sia parecchio tempo che si discute di famiglie arcobaleno e di maternità surrogata, il recente sproloquio che ha accompagnato la nascita del figlio di Nichi Vendola e del compagno—concepito attraverso l'utero in affitto—ha riportato a galla tutti quegli stereotipi che hanno fatto da filo conduttore anche durante il dibattimento della legge Cirinnà in Parlamento.

Tra questi stereotipi, uno dei più resistenti è quello che vuole i figli cresciuti in famiglie arcobaleno maggiormente esposti a problemi psicologici a causa della mancanza di figure genitoriali di entrambi i sessi e dell'ipotetico "imprinting" sessuale che una famiglia omogenitoriale potrebbe avere sul figlio. Sono tutte idee che ruotano neanche troppo velatamente intorno all'idea di omosessualità come "sbaglio", supportate in alcuni casi da "studi" di settore dietro ai quali—bastano un paio di click su Google per accorgersene—si nascondo praticamente sempre organismi con palesi interessi di campo.

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Quando si crea un dibattito del genere, una delle soluzioni più razionali è quella di affidarsi agli organismi istituzionali qualificati, come ad esempio l'Ordine degli Psicologi. Per supportare in modo scientifico la discussione riguardante l'articolo 5 del ddl Cirinnà, lo scorso 9 febbraio la sezione laziale dell'ordine ha presentato un dossier contenete oltre 70 studi—svolti durante un arco temporale che va dal 1972 al 2015— e recentemente il presidente dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte, Alessandro Lombardo, ha deciso di rilasciare una dichiarazione ufficiale per fugare ogni dubbio:

"Il vero problema nel crescere in famiglie omogenitoriali, ciò che le differenzia dalle altre famiglie, è il contesto più o meno omofobico nel quale vivono. Questo, sì, fa la differenza. Per il resto, saranno buoni genitori, pessimi genitori, come lo possiamo essere tutti. […] Non esiste, se non nei codici culturali, un unico modello di famiglia. È chiaro quindi che il salto è culturale, del tipo di società che vogliamo e dobbiamo essere."

Per approfondire le dichiarazioni del dottor Lombardo l'ho contattato, e abbiamo parlato di "famiglia tradizionale", di stereotipi di genere, e della difficoltà di dar vita a un dibattito costruttivo riguardo ai "cryokid".

VICE: Professor Lombardo, innanzitutto volevo chiederle cosa pensa del dibattito che si sta sviluppando attorno alla scelta di Nichi Vendola.
Alessandro Lombardo: La polemica su Nichi Vendola è la diretta conseguenza della situazione che ha portato allo stralcio della stepchild adoption. Certamente questa situazione tocca un tema culturale molto forte, che crea una polarizzazione sulla questione. Questo è il perfetto specchio dell'Italia, nel senso che siamo legati a tradizioni molto forti come il concetto di famiglia tradizionale. La letteratura scientifica, antropologica e sociologica ha messo un punto sul concetto di "famiglia tradizionale": non esiste più. Tutte queste polemiche sono purtroppo quasi naturali nel nostro paese, e spesso segnate, diciamolo, da omofobia. Il tema della maternità surrogata, invece, andrebbe approfondito in modo serio.

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Cosa vi ha spinto a prendere una posizione ufficiale in merito ai presunti disturbi psicologici a cui i figli di coppie omosessuali andrebbero incontro? La recente presentazione del dossier al Senato per la discussione della Cirinnà?
Diciamo non in particolare. Con l'ordine del Lazio siamo in stretta collaborazione, e conoscevamo da tempo il contenuto del dossier che sarebbe stato presentato al Senato: da diverso tempo stiamo lavorando sulle questioni LGBT, e visto che vengono tirati in ballo presunti danni psicologici quando si parla di figli cresciuti in famiglie omogenitoriali noi ci teniamo a rettificare che le evidenze degli studi smentiscono queste ipotesi.

Che tipo di evidenze suggerivano gli oltre 70 lavori presentati al Senato?
La sostanza dei 70 studi, raccolti in oltre trent'anni, evidenzia molto banalmente che non ci sono riscontrabili psicopatologie per quanto riguarda i figli cresciuti in famiglie omogenitoriali: se un bambino cresce in una famiglia con due mamme o due papà non ha più probabilità di incorrere in psicopatologie di alcun tipo rispetto ai figli cresciuti in altre famiglie, è bene chiarirlo anche quando appare palese. Come ho tenuto a precisare nel comunicato che ho rilasciato, il vero problema può essere rappresentato dal contesto che trovano al di fuori della famiglia.

Come vengono portati avanti questi studi?
Gli strumenti che vengono utilizzati sono lo studio sistematico protratto nel tempo—negli anni—dei soggetti cresciuti in queste coppie, che vengono poi monitorati con colloqui e test studiati per analizzare eventuali psicopatologie. Ogni colloquio o test specifico è diverso a seconda dello studio, ma l'approccio clinico è sempre lo stesso.

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Perché parte dell'opinione che sostiene la possibile incidenza di disturbi o problemi legati alla crescita dei bambini in famiglie arcobaleno si basa su studi come questo. Visto che risalendo agli autori delle ricerche risulta che siano sempre appartenenti a comunità o gruppi istituzionali cattolici o metodisti, vorrei capire come dovrebbe essere strutturato uno studio sulle conseguenze sessuali e mentali dettate da una situazione del genere: come possono essere distorti i dati, e come sono state invece selezionate le ricerche presentate al Senato. In pratica, cosa le rende più affidabili?
Un ricerca deve afferire a una comunità scientifica: non può mai essere autoreferenziale. Il fatto di avere oltre 70 ricerche con una pluralità di università o istituti scientifici che si sono occupati del tema, e che seguono i canoni della ricerca scientifica, è una garanzia sulla validità degli studi presentati. Ovviamente esistono anche truffe nel mondo scientifico—è possibile distorcere e sfruttare i dati a proprio vantaggio—ma anche nel caso in cui il singolo studio si metta in evidenza non acquista nessun valore se non è corroborato da altri studi simili, provenienti da altre realtà, che ne garantiscono la validità.

Dalla manifestazione #Svegliatitalia di Milano. Foto di Vincenzo Ligresti.

Una delle argomentazioni più persistenti di chi sostiene che crescere con una coppia gay non sia sano riguarda la necessaria presenza di entrambi i generi per lo sviluppo del bambino. In che modo il sesso dei genitori è legato all'educazione?
La parte educativa nella nostra cultura tradizionale ha una forte polarizzazione dei ruoli. Ma è abbastanza evidente che non viviamo più in una cultura di quel tipo, che peraltro genera diverse problematiche anche per le donne, che devono confrontarsi con quei modelli precostituiti. Lo stereotipo si va a combattere e dissolvere anche semplicemente con la realtà della cose. Queste famiglie esistono e si possono vedere in società, e queste supposizioni non trovano riscontri nella vita quotidiana. Basta conoscerle queste famiglie: né più felici né meno felici delle altre. Questo va detto, perché parlando esclusivamente di ricerche e di riscontri scientifici ci si può dimenticare che si sta parlando di persone vere, in carne ed ossa.

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L'altra grande problematica sollevata da chi critica la possibilità per i gay di adottare i figli è la questione dello sviluppo sessuale: vogliamo chiarire una volta per tutte che non ci sono implicazioni legate alle preferenze sessuali dei genitori?
Tutte le persone omosessuali, sia gay che lesbiche, nascono da un uomo e da una donna: cosa vogliamo dirci ancora? Omosessuali non si diventa.

Passando infine al dibattito sull'utero in affitto e della maternità surrogata—che comunque riguarda in modo trasversale sia famiglie etero che famiglie omogenitoriali—pensa che la situazione sia più complicata? Potrebbero esistere delle problematiche legate al modo in cui il bambino—o comunque quelli che vengono chiamati "cryokid"— ha coscienza di essere stato concepito e all'impossibilità di risalire a una parte della propria storia? Perché è l'altro grande tema di cui si sta discutendo dopo il caso Vendola.
Io sul tema della maternità surrogata ho dei dubbi, sono in una posizione di sospensione. Però partiamo dai dati. In Italia è vietata, ma la situazione in altri paesi è molto variegata e lascia da pensare: in Canada e negli Stati Uniti le normative sono molto particolareggiate, c'è una contrattazione economica ma la donna è tutelata. In altri invece, come ad esempio l'Ucraina, ci sono meno tutele e il lato economico può prevalere, con tutto quello che può comportare.

Resta poi la questione dell'identità del donatore, anche quella molto variegata: io non sono in grado di esprimermi in merito agli eventuali problemi che una situazione del genere può comportare, ed è lì che nascono i miei dubbi—può darsi che ci siano eventuali problematiche legate alla particolarità della nascita, e al fatto che comunque il bisogno di individuare le proprie origini è una componente molto forte dell'essere umano.

Faccio fatica, però, a pensare che proibire sia la soluzione: io credo che ci sia da interrogarsi in modo approfondito per trovare una soluzione consapevole. Tenendo presente appunto che non sono sicuro sia possibile legiferare riguardo a quello che viene fatto in un paese straniero. Sono temi che son vent'anni che son lì, e stanno scoppiando adesso, questo forse è il problema.

Alla luce di come effettivamente si è arrivati all'epilogo della legge Cirinnà e della stepchild adoption, qual è lo scenario che si aspetta o che prospetta, da presidente dell'ordine, riguardo alla percezione di queste tematiche?
Non mi aspetto grandi cambiamenti: l'Italia è un paese a trazione conservatrice, quindi i cambiamenti li subiamo. Siamo sempre un passo indietro. Io non credo che ci saranno grandi sconvolgimenti a breve, e rimangono così le realtà quotidiane di questi figli, persone reali, che vivono in una situazione non pienamente riconosciuta. Noi facciamo il nostro dovere, che non è fare politica. Forniamo elementi ed evidenze per fare in modo che la politica sia in grado di fare il suo mestiere. Quindi lo scenario è quello che è sempre stato, guardi la legge sull'aborto: nei fatti risulta inapplicata, o comunque con una problematicità enorme legata ai casi delle donne che devono abortire. Una legge che esiste da moltissimo tempo.

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