FYI.

This story is over 5 years old.

News

Due parole con i poliziotti presi in ostaggio a Kiev

Ieri mattina, nel giorno più duro dall'inizio delle proteste in Ucraina, una sessantina di agenti e due comandanti sono stati prelevati dai manifestanti dopo l'assalto agli edifici governativi di cui erano a guardia. Li ho incontrati. Erano tutti...

La causa scatenante delle violenze di giovedì—ad oggi il giorno più sanguinoso della protesta in Ucraina, con decine di civili colpiti dai proiettili delle forze dell'ordine—è tuttora oggetto di dibattito. In questo momento, all'ombra della fragile calma stabilita nelle ultime ore, autorità e manifestanti si accusano vicendevolmente di aver attaccato per primi. Una cosa però è certa: ieri mattina, dopo l'interruzione della tregua, servendosi di armi improvvisate, Molotov e sampietrini i manifestanti hanno assaltato il palazzo d'Ottobre e la Casa Ucraina (ICC) per riconquistare le posizioni perse nel corso della settimana.

Pubblicità

Svegliatesi di soprassalto, le forze di sicurezza a guardia degli edifici hanno tentato di fuggire. Una sessantina di agenti e due dei comandanti sono stati circondati dai manifestanti, disarmati e scortati all'esterno, nella piazza. Poco dopo sono stati trasferiti nella sede di una società energetica, ed è lì che li ho incontrati.

Quando sono entrata nella stanza insieme agli altri giornalisti, erano tutti sistemati in fila come in procinto di essere perquisiti. Nessuno sembrava ferito. I comandanti mi hanno comunicato che si trattava principalmente di giovani reclute dell'est del Paese richiamate nella capitale.

VICE: Quali erano gli ordini?
Tymur, Comandante dell'unità di Crimea: Abbiamo il compito di proteggere gli edifici amministrativi e gli alti funzionari al loro interno. Quando sono iniziati gli attacchi dei provocatori—o come altro li si voglia chiamare—il nostro dovere era isolarli in un'area dell'edificio e limitare il loro spazio di manovra. Siamo stati mandati a ingrossare il cordone dell'antisommossa.

Eravate armati?
Avevamo protezioni su braccia e gambe, giubbotti antiproiettile, manette e manganelli in gomma. Disponiamo anche di armi da fuoco, ma sono rimaste in commissariato. Per quelle serve uno speciale ordine scritto—giusto perché tu lo sappia.

Direbbe che lei e i suoi colleghi siete stati usati come scudi umani?
Sì, se vuoi metterla in questo modo ti dico di sì, siamo stati usati come scudi umani.

Pubblicità

Se venisse liberato, tornerebbe in servizio?
Sì. E se necessario continuerei ad obbedire all'ordine di proteggere gli edifici governativi. Ma se dovessimo essere rimandati ad attaccare le barricate, non riuscirei a convincere i miei uomini. Non attaccheranno le barricate.

VICE: Come siete stati catturati?
Vasyl, Comandante dell'unità di Dnipropetrovsk: Non so cosa sia successo di preciso, stavo dormendo. Ci hanno svegliati e abbiamo ricevuto l'ordine di muoverci. Così è stato, e nel giro di minuti è iniziato il fuggi fuggi. Sono rimasto con le reclute. Alcuni di loro avevano preso in mano il loro primo scudo solo tre giorni fa.

Quali erano gli ordini?
Il nostro unico compito era mantenere l'ordine pubblico. Non avevamo l'ordine di sparare o attaccare. Non eravamo nemmeno armati, se non per l'assetto base—protezioni e proiettili di gomma.

Avrebbe risposto all'ordine di attaccare? Pensa che il suo lavoro valga una vita altrui?
Nessun lavoro al mondo vale la vita di qualcuno. E no, non dovevamo attaccare. Non l'avrei fatto. Glielo ripeto, il compito principale di ogni comandante è proteggere i sottoposti.

---

VICE: Come sei entrato nell'esercito, e cosa farai una volta libero?
Oleksiy, 21 anni, da tre nell'esercito: Ho finito l'anno di leva obbligatoria, e poi dato che mi piaceva sono rimasto altri due anni. Ora però voglio andarmene. Quando ho iniziato il servizio militare avevo appena finito gli studi, ed entrare in polizia mi era sembrata una buona idea. Ora la penso diversamente. Voglio tornare a casa e trovarmi un lavoro normale. Non voglio scegliere da che parte stare, voglio solo tornare a casa.

Pubblicità

Pensi che la situazione avrebbe potuto risolversi in maniera pacifica?
Certo che sì! Se solo quelli al governo usassero un po' di cervello!

VICE: Come sei entrato in polizia, e cosa pensi di fare quando sarai rilasciato?
Evhen, 24 anni, Primo tenente: Ho fatto l'accademia per entrare in polizia, ma ora voglio andarmene. Se posso, se mi danno il permesso. Chi lo sa. Nessuno sa cosa succederà adesso.

Hai sparato, o conosci qualcuno che lo ha fatto?
Noi stiamo agli Interni, non abbiamo armi, solo manganelli. Non ho visto nessun agente dell'antisommossa armato, ma ci sono tante divisioni, Alfa, Omega… Ognuna ha il proprio comandante e un proprio coordinatore, oltre che i propri ordini e programmi. Quindi ce ne potrebbero anche essere di armati.

---

VICE: Hai avuto paura quando ti hanno detto che saresti venuto a Kiev?
Mykhailo, 21 anni, coscritto, 11 mesi in polizia: Sì, ovviamente. Potendo scegliere non sarei mai venuto. L'ho fatto solo perché è parte del servizio, come avrebbe fatto un vero uomo. Sono stato colpito da una bottiglia Molotov, ma non sono rimasto ferito. Mi è solo andata a fuoco la divisa. In teoria dovrei finire il 23 febbraio. Ma non ho idea di cosa sia successo né di cosa succederà.

Sei riuscito a contattare la tua famiglia?
L'ultima volta che ho sentito mia madre è stato l'altro ieri. Ora ci hanno ritirato i cellulari. Ma sono preoccupato, mia madre ha problemi di pressione.

Pubblicità

VICE: Come sei stato catturato? Sei ferito?
Maksym, 19 anni, coscritto, in polizia da cinque mesi: Siamo arrivati a Kiev ieri mattina, e siamo andati a dormire all'ICC. Ci hanno svegliati e ci hanno dato l'ordine di uscire. L'assalto c'è stato due o tre minuti dopo che siamo usciti. Mi hanno preso a calci, ma non sono riuscito a vedere chi è stato perché mi ero coperto la testa con lo scudo. Non è durato molto, però. Ci hanno presi e ci hanno portati in un altro posto, dove siamo stati medicati. Ora sto bene.

Cosa pensi della situazione?
Non mi intendo di politica. Non so come si sia arrivati a questo punto, ma so che la gente non tira pietre ai poliziotti o li aggredisce senza una ragione. Probabilmente è la disperazione.

---

VICE: Hai preso in considerazione l'idea di non obbedire all'ordine di attaccare?
Maryan, 20 anni, coscritto, in polizia da nove mesi: Scherzi? Disobbedire agli ordini significa minimo cinque anni di prigione. È un crimine. E sai cosa succede a un poliziotto in prigione, eh? Comunque, l'unico ordine che abbiamo ricevuto è stato quello di mantenere la posizione e non rompere il cordone.

Ieri sera si è saputo che 60 agenti sarebbero stati portati via dall'edificio in previsione del rilascio. Nell'attraversare la piazza, il pullman su cui erano a bordo è stato circondato da manifestanti infuriati, e due preti hanno cercato di placare la folla. Da allora non sono più state diffuse notizie sulla posizione o le condizioni dei poliziotti.

Segui Darina su Twitter: @Iskrynka

Ieri: 

A Kiev gli hotel sono diventati obitori