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Io non "capisco" l'arte

È bello poterlo finalmente dire ad alta voce.

Sopra: arte.

Ecco. L'ho detto. Ho fatto l'accademia, ho scritto una tesi dal titolo “L'elevazione dell'arte attraverso il commercio: un'analisi dell'approccio di Charles Saatchi al meccanismo della produzione artistica secondo le teorie della distinzione di Pierre Bourdieu”, ho partecipato a inaugurazioni almeno una volta al mese per gli ultimi cinque anni, ho perfino acquistato dei pezzi, ma, l'altra sera, dopo aver partecipato all'apertura della nuova retrospettiva di Tracey Emin alla Hayward Gallery, ho capito che è il momento di ammettere che non ho, e probabilmente non ho mai, “capito” l'arte.

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Ho buona ragione di credere che a nessuno interessi DAVVERO l'arte e che sia più un club esclusivo per gente ricca che soddisfa, l'uno con l'altro, i propri capricci. Così come nessuno voleva essere il primo ad andare dall'imperatore e dirgli “Vostra altezza, riesco a vedere il suo ano”, nessuno vuole prendersi la responsabilità di avvicinarsi alla signora qui sopra e dirle “Hai almeno cinquant'anni. Cosa cazzo stai facendo vestita in quel modo?”

Prendete questi: sono in procinto di passare tre minuti a guardare la fotografia di una donna che non conoscono, seduta su una sedia. Riuscite a immaginare quanto velocemente avrebbero saltato questa foto, se fosse stata tra quelle delle vacanze di mamma?

Questo video, almeno per tutto il minuto in cui l'ho guardato, era esattamente uguale alla foto. Tracey su un maledetto cavallo. Quello che non potete vedere dalla foto è la stanza piena di gente che lo fissa con una mano sul mento e un'espressione super-seria. Una ragazza stava addirittura prendendo appunti! A volte vorrei possedere la soglia d'attenzione richiesta a incamerare infinite quantità di stronzate assolutamente inutili.

Se quel filmato non è abbastanza ridicolo nel suo formato corrente, perché non guardarlo curvati su una sedia piccola piccola così da sembrare dei completi idioti?

Mi state prendendo per il culo? Nel caso non l'abbiate capito, questa è una foto di Tracey che si strofina dei soldi sulla vagina. Per vederla, la gente spenderà dei soldi.

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Quest'opera tratta il tema del “rendere i bambini che sono stati trascinati alla mostra ancora più incazzati di quanto già non fossero, presentandogli qualcosa con cui sarebbe fichissimo giocare, ma che non possono nemmeno sfiorare.”

“Gesù, le persone che non capiscono perché questo scaffale pieno di cazzate da mercatino delle pulci sia denso di significato sono così grezze e ignoranti.” Immaginate di dover spiegare quest'esposizione a un alieno o a un viaggiatore del tempo che viene dal Medioevo. Scommetto che non ci riuscireste.

Secondo la guida, quest'opera fa parte di un ristretto numero di elementi che “si potrebbe facilmente non notare e superare—ma dovete leggerle, dare loro tempo.” Penso di aver bisogno di più tempo per leggere questa qui.

Non ho mai desiderato tanto intensamente qualcosa quanto catafottermi all'istante fuori da questa stanza.

Dopo aver detto “fanculo ogni cosa di questo posto,” ho iniziato a dirigermi verso l'uscita, dove ho incontrato la nota autrice britannica Janet Street Porter. Dopo aver letto il suo splendido e stimolante pezzo sul , che tratta di come la lingua inglese sia passata dalla bellezza di Shakespeare a una serie di emoticon senza senso e cancelletti, ero sorpresa di vederla guardare tanta arte di quel livello. Probabilmente stava facendo ricerche per un pezzo sull'involuzione dell'arte da questo:

A questo:

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