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Μodă

Kalaf Angelo

Intervista di Virginia Ricci.

Foto: Bea De Giacomo
Styling: Anna Carraro
Intervista di Virginia Ricci

Jeans Levi's® 501®, camicia denim Levi's®.

Kalaf Angelo, nato in Angola, a 17 anni si trasferisce a Lisbona. Dopo qualche anno conosce il producer Branko con cui fonda l'etichetta Enchufada ed inizia a produrre materiale di un genere musicale tutto nuovo, che incrocia le classiche sonorità Kuduro angolane alla musica da club. Il risultato è una bomba assoluta: i Buraka Som Sistema. Oltre a scrivere testi e musica per la sua band, Kalaf è un columnist della rivista portoghese Público, scrive racconti e si interessa attivamente di moda. I suoi tremila interessi e la sua vita movimentata ci hanno ovviamente portato a volergli fare alcune domande.

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VICE: Ciao Kalaf, come stai oggi?
Kalaf: Molto bene, grazie, è una giornata piena di sole, una giornata di primavera, sono contento.

Partiamo dal principio: tu sei nato in Angola, poi sei arrivato a Lisbona, cos'è accaduto in questo passaggio?
Sì, io sono nato e cresciuto in Angola. Sono arrivato in Europa convinto di voler tornare in Africa subito dopo l'università, invece non è andata così, non sono diventato un ricco economista, ma ho scoperto la mia abilità ad esprimermi con l'arte. Crescere in Africa significa imparare a divertirsi con poco, inventarsi i propri giochi e le proprie storie. L'unica cosa che avevamo in abbondanza erano penne e fogli di carta. E, guarda caso, mio fratello è diventato pittore e io mi sto impegnando per diventare un bravo scrittore e un bravo musicista.

Hai iniziato a fare musica a Lisbona?
Sì, anche la musica che faccio, che viene dall'Africa, l'ho riscoperta per le strade di Lisbona. Appena arrivato ho iniziato a comprare dischi in maniera compulsiva. È lì che ho scoperto l'hip hop, in particolare quello francese, in cui ho visto temi che mi erano molto vicini, come l'immigrazione, i flussi culturali dall'Africa e dall'Europa, temi che non sono più trattati dall'hip hop americano, che parla sostanzialmente dell'America, di un'altra parte del mondo. La cosa più importante però è che c'erano ragazzi della mia età che, oltre ad ascoltare l'hip hop, lo facevano. Sai, in Angola i musicisti sono persone di una certa età che fanno musica in maniera abbastanza istituzionale, mentre il rap mi ha dato la consapevolezza che la musica può essere fatta da ragazzi come ero io.

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E come sei arrivato al kuduro?
Io e Branko abbiamo iniziato a girare per l'Europa, andavamo a concerti e festival insieme. Una volta, mentre eravamo in macchina in mezzo al nulla, abbiamo pensato a quale sarebbe stato il genere musicale con cui avremmo voluto ballare. Anzi, un genere musicale nostro, in cui avremmo potuto mettere le nostre influenze. E pensando a cosa ci circondava ogni giorno, siamo arrivati alla conclusione semplice che erano le influenze africane presentissime anche in Portogallo. Devi sapere che a Lisbona c'è la più grande comunità angolana d'Europa, quindi in un certo senso anche la musica che faccio, che viene dall'Africa, l'ho riscoperta per le strade di Lisbona.
E quel semplice elemento, aggiunto a tutte le influenze più "dance" che avevamo, bastava per creare un genere nostro. Poi c'è il tuo lato di scrittore, tu dici che ti consideri prima scrittore poi musicista.
In effetti non volevo fare il cantante, volevo stare dietro le quinte, fare l'autore, incanalare le mie poesie in musica. Solo che a quanto pare ho una certa abilità come performer, quindi lo faccio. Solo che un giorno mi hanno telefonato da questo giornale, Público, che è molto importante per la scena culturale portoghese, il posto perfetto per esprimere le mie idee. Dopo circa un anno mi ha chiamato una casa editrice che pubblica tutti i miei scrittori preferiti. Quel giorno sono impazzito di felicità. Quindi è uscito per loro il mio primo libro, una raccolta di storie nate mentre scrivevo i miei articoli, e che ho sviluppato negli ultimi anni. Nei confronti del mio editore ho un atteggiamento molto umile, ho ancora tanto da imparare.

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Anche qui, sei alla ricerca del tuo stile personale.
Esatto, allo stesso modo in cui con i Buraka siamo riusciti a trovare uno stile unico, la nostra voce nel mondo della musica, io mi sto muovendo per cercare il mio stile come scrittore.

E possiamo proseguire questo paragone anche con il tuo modo di vivere la moda, giusto?
Sai, dicono che noi angolani siamo tutti fashion victim, più o meno come gli italiani. Abbiamo una grande cultura della domenica, del vestito buono. Un uomo ben vestito è come un piatto ben presentato in un ristorante, e la cura nei dettagli è quella che magari ti fa tornare in quel ristorante. Per questo amo gli abiti che hanno una componente di manifattura. Cioè, lo stesso approccio che ho nei confronti dell'arte, della creatività, è fondamentale anche quando mi rapporto alla moda: ho bisogno di trovare abiti che non solo mi coprano ma anche che esprimano chi sono io, in maniera unica.

Lo fai più per te che per gli altri, quindi.
Esattamente. Una delle cose più belle della moda è che ti fa capire il tuo corpo, anche nei suoi limiti, e se trovi un tuo stile dev'essere uno stile davvero in cui sei a tuo agio, altrimenti rischi di irrigidirti per niente. Io sono uno che cammina molto, tutto quello che indosso è fatto per un camminatore. E poi, indipendentemente da tutto, l'eleganza è proporzione. Se quello che indossi è equilibrato con il tuo corpo, hai già uno stile.

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Quest'anno è l'anniversario dei Levi's 501, che ne pensi di questi jeans?
Mi piacciono parecchio. I 501 sono un classico, fanno parte di quei pezzi di abbigliamento fuori dal tempo, che preferisco ad altri che sono sintomo di una moda e che tra un mese già saranno nel passato.

Hai scritto un articolo su come i blogger stanno rivoluzionando il modo di concepire la moda. Ti va di parlarmene?
Grazie all'evoluzione dei social network, nel mondo della moda ci sono alcuni blogger che stanno articolando in maniera del tutto nuova lo spazio tra le grandi riviste o case di moda e il consumatore: stiamo superando l'epoca in cui i modelli da seguire erano grandi star, viviamo la moda in una maniera più sana, più a misura umana. La moda è democratica, non dev'essere un'istituzione.

Grazie mille Kalaf.
Grazie a voi!

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Levi's® 501® Colored in twill for 501®, 140th anniversary Serafino in cotone Levi's®.

Camicia Levi's®, Levi's® 501® Colored in twill for 501®.

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Camicia motivo floreale Levi's®, Levi's® 501® Colored in twill for 501®.

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Camicia denim Levi's®, Levi's® 501® Colored in twill for 501®.

Camicia denim Levi's®, Levi's® 501® Colored in twill for 501®.