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Oltre agli strani schizzi che contornano la testata, la prima cosa che salta all'occhio sono i titoli. Sono tutti pieni di hashtag. Qualche esempio: "Serve un presidente #cristiano;" "Piccola guida pratica all'elezione del #colle"; "Il grande #dribbling dei papi"; e così via.#I #titoli #de #LaCroce. Via #Twitter.I testi non hanno gli hashtag, ma in compenso sono piuttosto facili da leggere, secondo la volontà di realizzare un prodotto "popolare" con uno stile "fuori dai denti e con la capacità del sorriso." E a proposito di "sorriso," spesso sembra di avere tra le mani un quotidiano involontariamente satirico—a partire dalle pubblicità dell'associazione ProVita che invita gli uomini di buona volontà a difendersi dalla "pericolosa ideologia del gender" che sta provocando un'emergenza educativa e addirittura la "sessualizzazione precoce dei ragazzi."Pubblicità a parte, l'editoriale di apertura di Adinolfi contiene una rivendicazione d'identità piuttosto inequivocabile: "Non siamo atei, quello no: siamo cristiani. E ci facciamo il segno della Croce e siamo ispirati dalla Persona che su quella croce è appesa."Per portare avanti il suo messaggio, La Croce si avvale anche di firme di spicco del mondo ultracattolico. Tra queste c'è la giornalista della Rai Costanza Miriano , l'autrice di Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura.
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Le rimanenti pagine sono del tutto superflue. La penultima si occupa di "#Media+spettacoli, e l'ultima è un'analisi del "giro di boa del #campionato" a cui restano solo i #selfie. Se vi state chiedendo perché in un giornale come La Croce si parli di Francesco Totti e Serie A, la risposta viene servita alla fine del relativo pezzo: anche il calcio, come l'intera società italiana, si è abbandonato alle mollezze della modernità ed è finito agli inferi.Ci sarà tempo, ovviamente, per migliorare il prodotto e—ad esempio—inserire anche i consigli su quali sagre frequentare, le penitenze in caso di intelligenza con il nemico (la spietata lobby LGBT) e le strategie per difendere al meglio la Civiltà Cristiana.La (remotissima) possibilità, comunque, è che La Croce riesca in qualche modo a ritargliarsi una nicchia—dopotutto, siamo pur sempre tra i paesi più retrogradi nelle questioni di genere e tra quelli che discriminano di più in Europa—in un panorama mediatico già oltremodo affollato da pubblicazioni cattoliche.Del resto, come hanno scritto quelli de La Croce in questo post, "questa è una cosa che nel giornalismo italiano non si è mai vista." E in effetti, mai prima d'ora qualcuno aveva avuto il coraggio di vendere in edicola un bollettino parrocchiale impacchettandolo come un prodotto giornalistico.Segui Leonardo su Twitter: @captblicero