FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Abbiamo letto il nuovo giornale di Mario Adinolfi, così non dovete farlo voi

La Croce è stato presentato come "una cosa che nel giornalismo italiano non si è mai vista." Per scoprire cosa ha da offrire questa nuova pubblicazione a difesa delle radici giudaico-cristiane dell'Italia l'abbiamo letta.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
la croce
Foto dell'autore.

Vista la desolante situazione dell'editoria italiana, credo che aprire un giornale di carta nel 2015 sia più o meno l'equivalente di fare bungee jumping senza l'elastico. Tuttavia, ancor oggi c'è qualcuno che crede che un quotidiano sia il modo migliore di veicolare idee "nel mondo vero," perché a differenza dell'immateriale "Rete" il pezzo di carta "sta in mano alle persone" e "si affaccia sulle strade dove la gente porta a passeggio i cani."

Pubblicità

È esattamente per questo motivo—e per diffondere le posizioni della minoranza religiosa più vessata in Italia, cioè i cattolici—che il 13 gennaio 2014 ha debuttato in edicola il quotidiano La Croce del giornalista Mario Adinolfi.

Per chi non lo conoscesse, Adinolfi è un pro-lifer desinistra che nel giro di qualche anno si è trasformato in una specie di crociato della Famiglia Naturale ed è riuscito a diventare l'"idolo delle Sentinelle in Piedi. "

Nelle sue vite precedenti, tuttavia, è stato molte altre cose: candidato "blogger" alle primarie del Partito Democratico del 2007; autoproclamato portavoce della generazione under 40 (quando aveva meno di 40 anni, chiaramente); fondatore di The Week, un settimanale (di carta) per under 40 naufragato dopo pochi numeri; giocatore professionista di poker; deputato della Repubblica, e infine autore del libro Voglio la mamma , da cui sono nati gli omonimi circoli in tutta Italia.

Per quanto possa sembrare l'esatto contrario, La Croce non è né un "giornale cattolico" né un "foglio confessionale." Anzi: come ha detto lo stesso Adinolfi, il riferimento è assolutamente laico: "Da Gesù Cristo abbiamo tratto la forza. Da soli non l'avevamo. Individualmente eravamo nulla; insieme ci siamo ritrovati e l'ispirazione di Gesù ci ha condotto fino a questo punto."

La Croce, inoltre, vuole ergersi a scudo per le "radici giudaico-cristiane" che "sono diventate il primo nemico da abbattere," e per questo è decisamente schierato "a difesa della cultura della vita" e "contro i falsi miti di progresso"—ossia il matrimonio gay, la fecondazione assistita, l'aborto, l'eutanasia, la pillola del giorno dopo e tutte le altre cose che farebbero piangere Gesù.

Pubblicità

Di fronte a un progetto così dirompente è difficile rimanere indifferenti. E così ieri mattina, immagino insieme a moltissimi altri italiani, sono andato in edicola per mettere le mani su La Croce.

Oltre agli strani schizzi che contornano la testata, la prima cosa che salta all'occhio sono i titoli. Sono tutti pieni di hashtag. Qualche esempio: "Serve un presidente #cristiano;" "Piccola guida pratica all'elezione del #colle"; "Il grande #dribbling dei papi"; e così via.

#I #titoli #de #LaCroce. Via #Twitter.

I testi non hanno gli hashtag, ma in compenso sono piuttosto facili da leggere, secondo la volontà di realizzare un prodotto "popolare" con uno stile "fuori dai denti e con la capacità del sorriso." E a proposito di "sorriso," spesso sembra di avere tra le mani un quotidiano involontariamente satirico—a partire dalle pubblicità dell'associazione ProVita che invita gli uomini di buona volontà a difendersi dalla "pericolosa ideologia del gender" che sta provocando un'emergenza educativa e addirittura la "sessualizzazione precoce dei ragazzi."

Pubblicità a parte, l'editoriale di apertura di Adinolfi contiene una rivendicazione d'identità piuttosto inequivocabile: "Non siamo atei, quello no: siamo cristiani. E ci facciamo il segno della Croce e siamo ispirati dalla Persona che su quella croce è appesa."

Per portare avanti il suo messaggio, La Croce si avvale anche di firme di spicco del mondo ultracattolico. Tra queste c'è la giornalista della Rai Costanza Miriano , l'autrice di Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura.

Pubblicità

In un recente articolo su Il Foglio, la giornalista si è espressa in questi termini su omofobia e questioni di genere: "Se è omofobia paragonare l'ideologia del gender ai totalitarismi nazista e comunista, allora anche Papa Francesco è omofobo." Qualche tempo fa, inoltre, Miriano ha dichiarato la sua ammirazione nei confronti di Vladimir Putin, definendolo "l'uomo dell'anno" e dicendo che "le leggi sui gay sono giuste," visto che " Putin è contro la propaganda omosessualista e contro le lobby gay" e "vuole difendere i minorenni."

Un'altra firma notevole—presente con un articolo a pagina quattro intitolato "Sono un #omosessuale che cerca #Dio"—è Eliseo del Deserto, il blogger omosessuale più amato dagli ultracattolici. In diversi interventi pubblici Eliseo si è pronunciato contro il ddl Scalfarotto sull'omofobia e ha difeso la scelta di partecipare alle riunioni della Manif pour tous e alle "veglie delle Sentinelle in piedi."

Per migliorare la condizione degli omosessuali in Italia—paese in cui non sono mai state approvate leggi per le unioni civili, figurarsi per i matrimoni tra persone dello stesso—dalle colonne de La Croce Eliseo avanza una modesta proposta a tutto il movimento gay: "Proprio in questi tempi in cui il Papa vuole rinnovare il volto della Chiesa, dobbiamo anche noi cambiare atteggiamento. Scusate la banalità dell'espressione, ma dobbiamo essere più simpatici!" Sarà sicuramente per l'assenza di simpatia che qualche giorno fa a Pavia degli agenti di polizia hanno chiesto i documenti a una coppia dello stesso sesso che si stava baciando in auto.

Pubblicità

Visto quanto successo a Parigi, non possono mancare semplificazioni passivo-aggressive sull'Islam tutto ("la lettera del Corano è violenta" o "l'Islam uccide, a ogni latitudine"). Poi ci sono le success story di persone sopravvissute all'aborto, gli elogi a un "papa coraggioso e da troppi irriso" (cioè Benedetto XVI) e anche una ricostruzione delle giunte del sindaco di Roma Ignazio Marino—di cui sinceramente mi sfugge l'utilità in un giornale che vuole difendere l'identità cristiana.

Il pezzo migliore, tuttavia, è il #colloquio con il prete Maurizio Botta sul significato profondo de #LaCroce (il Segno, non il giornale). Alla domanda su cosa sia davvero La Croce, Botta fornisce questa risposta: "Non è un simbolo. È l'unica speranza. È l'antidoto. È la soluzione. […] È realtà da succhiare, da far entrare nelle vene, che chiede di penetrare nelle cellule, in tutte le singole cellule del nostro corpo. […] Bisogna 'succhiare' dalla Croce sempre nelle difficoltà della vita." Insomma, la croce non è altro che un lecca-lecca metafisico da utilizzare quando le cose si mettono male. A saperlo prima ci saremmo risparmiati duemila anni di violenze, crociate e battaglie ideologiche.

Le rimanenti pagine sono del tutto superflue. La penultima si occupa di "#Media+spettacoli, e l'ultima è un'analisi del "giro di boa del #campionato" a cui restano solo i #selfie. Se vi state chiedendo perché in un giornale come La Croce si parli di Francesco Totti e Serie A, la risposta viene servita alla fine del relativo pezzo: anche il calcio, come l'intera società italiana, si è abbandonato alle mollezze della modernità ed è finito agli inferi.

Ci sarà tempo, ovviamente, per migliorare il prodotto e—ad esempio—inserire anche i consigli su quali sagre frequentare, le penitenze in caso di intelligenza con il nemico (la spietata lobby LGBT) e le strategie per difendere al meglio la Civiltà Cristiana.

La (remotissima) possibilità, comunque, è che La Croce riesca in qualche modo a ritargliarsi una nicchia—dopotutto, siamo pur sempre tra i paesi più retrogradi nelle questioni di genere e tra quelli che discriminano di più in Europa—in un panorama mediatico già oltremodo affollato da pubblicazioni cattoliche.

Del resto, come hanno scritto quelli de La Croce in questo post, "questa è una cosa che nel giornalismo italiano non si è mai vista." E in effetti, mai prima d'ora qualcuno aveva avuto il coraggio di vendere in edicola un bollettino parrocchiale impacchettandolo come un prodotto giornalistico.

Segui Leonardo su Twitter: @captblicero