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La vendetta di Moccia

Siamo andati al cinema a vedere "Universitari", il nuovo film di Federico Moccia: non un semplice film di merda, ma un vero e proprio manifesto contro gli studenti universitari.

Il 26 settembre è uscito in Italia il nuovo film di Federico Moccia. Il regista romano è tornato a parlare di giovani in Universitari – molto più che amici. Col mio amico Lory sono andato in un cinema di Roma Nord a vedere l’accoglienza che il pubblico della “Capitale nella Capitale” ha riservato al suo più grande regista vivente. In sala eravamo sei. Il motivo per cui nel primo week end di proiezione Universitari ha registrato un incasso che neanche Animal Love di Ulrich Seidl non è da ricollegare alla sfortuna di uscire in contemporanea con Bling Ring—chiamato dal sedicenne davanti a noi in fila alla biglietteria "Quello ’ndo ce stanno ’e ragazzine che rubano"—né perché molti fuori sede tornano a casa il fine settimana. Il vero problema è che stavolta Moccia ha esagerato.

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Tre anni fa, quando il regista è stato alla Sapienza a presentare il film Scusa ma ti voglio sposare, è stato insultato dagli studenti e definito "l’anti-letteratura" e "l’anti-cinema." Dopo i fischi in Aula Magna, al giornalista di Uniroma.tv che gli chiese se l’Università sarebbe stata oggetto di un prossimo lavoro, Moccia rispose con la sua inconfondibile vocetta, senza scomporsi: "Mi piacerebbe moltissimo e sicuramente è un terreno molto interessante. Proprio le riflessioni fatte in questi incontri […] mi hanno fatto capire che il tema ha bisogno di un’attenzione. Io credo che a volte dietro una critica ci possa essere una sbagliata, secondo me, mancanza di considerazione di una persona da parte di uno scrittore o di un regista o di una realtà che sta vivendo. Quindi bisogna trovare il modo ideale e migliore per poterlo rappresentare." Ovvero, come avrà pensato tra sé e sé, il modo migliore di fregarli tutti.

Noto soprattutto per le sceneggiature scadenti, Moccia nel suo ultimo lavoro ha superato se stesso. Se nei precedenti film rappresentava un amore adolescenziale ed era libero di raccontarlo come preferiva, anche nei modi più incredibili, con Universitari era inevitabile un confronto con la realtà. Della disoccupazione giovanile in Italia al suo record storico a Moccia non interessa nulla: i suoi universitari in tutto il film non aprono mai un libro, neanche i suoi. Federico evita qualunque riflessione sulle questioni lavoro e istruzione, per girare un’opera denigratoria che offende la categoria. Un manifesto contro gli studenti universitari.

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I protagonisti del film sono tre ragazzi come al solito “casinisti” che trascorrono la maggior parte del tempo nella “Villa Gioconda”, un’ex clinica abbandonata. La proprietaria, una che dalla vita ha capito soltanto che "gli uomini sono tutti stronzi", gli aumenta l’affitto, e sapendo che i ragazzi non riusciranno mai a sostenere la spesa elabora un piano per rendergli "la vita un inferno": affitta le altre stanze della villa a tre fighe.

Tutti e sei iniziano la convivenza con il piede sbagliato, ma alla fine diventano "una famiglia". C’è Faraz il bellissimo iraniano scappato dal suo Paese perché non voleva sposare una bambina di nove anni ed è venuto a studiare “qualcosa che ha a che fare con gli elettrodi” a Roma; c’è Alessandro che è impegnato in politica e organizza in facoltà "assemblee sull’importanza di Facebook"; c’è Emma che prima viene presentata come un troione, poi si scopre in realtà essere una spogliarellista di Caserta; c’è Giorgia che siccome "il padre non c’è mai" da metà film decide che nella vita "vuole riparare le sedie"; c’è Francesca che è la fidanzata di Enrico Silvestrin. E poi Carlo, un futuro regista che come tesi vuole presentare un documentario sulle difficoltà degli studenti italiani.

A Moccia queste difficoltà non interessano: non gli interessa denunciare il degrado dell’istruzione pubblica o come se la passano i fuori sede a Roma. Qualcuno potrà dire che il suo immaginario è quello delle copertine di Cioè e che quindi è inutile attaccare un regista che non “ce la fa proprio ad andare oltre”. Ma la situazione è molto più complessa. Moccia è consapevole di quello che sta raccontando e di quello che non sta raccontando. Da quel giorno di tre anni fa alla Sapienza lui ha dichiarato guerra all’università.

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La casa in affitto vicino alla facoltà è un problema reale degli studenti a Roma, ma lui come location sceglie la villa in mezzo al niente, nella campagna romana. A qualcosa come trenta chilometri dalla Sapienza. Tanto nella città universitaria gira soltanto due scene. La prima quando Alessandro chiede a un professore il prezzo di un esame di chimica; e la seconda volta quando Carlo si presenta al Centro sperimentale di cinematografia per proporre la sua tesi, luogo rinomatamente accessibile a chiunque voglia presentare un progetto: "Su di noi! Sugli Universitari!!"

Moccia sul set (via).

Quando i protagonisti si trovano nuovamente in difficoltà economiche, Moccia, invece di riscattarsi socialmente e proporre una soluzione onesta e credibile, opta per una più mortificante. Rivolgendosi di riflesso agli studenti/spettatori suggerisce che il modo di pagare le bollette, le tasse universitarie e i libri è ballare il burlesque al Cotton Club e farsi dare il cash dal proprietario: sarà un successo.

Carlo è la figura chiave del film e la personificazione della malvagità mocciana. Il suo progetto, per cui lavora da mesi, è un documentario sulla vita di merda "di noi studenti." Moccia ha una seconda chance di redenzione. E invece casualmente il giorno prima della consegna della tesi Carlo perde tutto il girato. Alla discussione si presenta con un videoclip patinato sugli amici e le stronzate fatte insieme da ubriachi (inclusa una scena in cui si vedono due arance e una banana a mo’ di pene).

Quello che mi ha dato i brividi non è stato quando ho realizzato che quel corto lo stesse vedendo una commissione di laurea, ma ciò che accade dopo, durante la discussione. Il relatore alla fine della proiezione sembra gioire e col sorrisetto domanda a Carlo per quale motivo abbia lasciato perdere il documentario  sui problemi dell'università, e Carlo risponde d'aver trovato qualcosa di molto più importante. E così la vendetta di Moccia si è finalmente compiuta.

 
Segui Matteo su Twitter: @stai_zitta

Il confronto con la realtà:

La disoccupazione è il nuovo lavoro dei giovani italiani