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Abbiamo letto i capi d'accusa a Megaupload per risparmiare a voi lo sbattimento

Dato che Megaupload non funziona più, non avevamo niente di meglio da fare che leggerci le 72 pagine del documento con i capi d'accusa

In meno di 24 ore, Megaupload è passato dall’essere il principale sito di materiale pirata del mondo al più interessante atto criminoso nell'ambito della legislazione americana sul digitale. La chiusura del servizio è sopraggiunta qualche ora dopo la notizia del coinvolgimento, in veste di amministratore delegato, di Swizz Beatz, cosa che ha tenuto il mondo intero occupato a immaginarsi come l’uomo che ha lasciato la sua fidanzata per Alicia Keys e ha prodotto questa canzone di DMX sia potuto finire alla testa di un giro mondiale di pirateria digitale.

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Praticamente subito dopo la chiusura di Megaupload, quelli di Anonymous si sono vendicati mandando in crash i siti di FBI, MPAA, RIAA e Universal Music Group. Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare di questa storia, ma sembra che nessuno si sia preso la briga di leggere attentamente le 72 pagine dell'atto d’accusa. Dato che Megaupload non funziona più, non avevamo niente di meglio da fare che spulciare l’intero plico da cima a fondo. Ecco i dettagli più succosi:

- L’accusa riporta alcuni dei siti che incanalavano il traffico verso Megaupload. È menzionato Ninjavideo, ma non si parla mai di Icefilms, che al giorno d'oggi è molto più usato. Quanti anni fa hanno scritto questa roba?!

- I dipendenti di grado più alto avevano accesso a un motore di ricerca non adulterato e completo di tutti i contenuti di Megaupload. Figata totale.

- Non appena Google ha capito cosa stesse facendo Megaupload, ha tolto tutti gli annunci AdSense. Megaupload ha risposto creando una propria rete di annunci pubblicitari, chiamata Megaclick.

- Lo strumento di segnalazione di violazioni del copyright installato da Megaupload in rispetto del DMCA era, ovviamente, difettoso. Se un utente avesse uploadato, per dire, Una notte da leoni, Megaupload avrebbe ricercato tra i suoi server un file corrispondente per poi cancellare il link inviato, nonostante sapesse che c’erano decine o centinaia o anche migliaia di altri link allo stesso file. Praticamente, un sonoro e intelligentissimo 'fanculo ai detentori del copyright.

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- Uno dei punti su cui maggiormente insiste l'accusa è che, nel 2006, il proprietario di Megaupload, Kim Dotcom, avrebbe condiviso la canzone "Nah" di 50 Cent e Mobb Deep. Sul serio, sentite qui: “Nel giorno 3 dicembre 2006, o nei giorni seguenti, Kim Dotcom ha diffuso un link di megaupload.com a un file musicale denominato “05-50_cent_feat._mobb_deep-nah-c4.mp3." È inoltre accusato di avere un nome davvero fottutamente idiota.

- Kim è residente ad Hong Kong e in Nuova Zelanda. È inoltre cittadino finlandese e tedesco.

- Secondo il governo americano, nel solo 2010 Megaupload ha fruttato a Kim 42 milioni di dollari.

- Megaupload aveva server in Virginia, California e Canada.

- Dal 2006, sull'account PayPal di Megaupload sono circolati circa 220 milioni di dollari.

- Megaupload ha cercato di scaricare e ri-uploadare tutti i contenuti di YouTube sul suo sito, Megavideo, per mascherare il contenuto pirata presente in home page.

- Email private tra i dipendenti di Megaupload mostrano chiaramente come tutti lì fossero consapevoli di compiere operazioni illegali, pur non curandosene minimamente. In uno scambio, uno di loro scrive “Il nostro è un lavoro divertente… siamo i pirati di oggi :)” e l’altro risponde “Non siamo pirati, gli procuriamo soltanto il materiale :)”

- In virtù del programma-premio per gli uploader più fedeli, Megaupload ha pagato fino a 55mila dollari a un utente che ha caricato 5845 video di contenuto vietnamita, 10 DVD-Rip, dei porno e (quella che sembrava) una serie televisiva italiana.

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- Megaupload pagava a Carpathia, la sua hosting-company con sede in Virginia, una cifra tra i 700mila e un milione di dollari al mese tramite un conto bancario a Hong Kong.

- Dal maggio del 2009 al febbraio 2011, la Cogent Communications (un Internet Server Provider con base ad Atlanta) ha guadagnato 1 milione al mese fisso.

- Nel solo giugno 2011, Megaupload ha speso 2.4 milioni di dollari per noleggiare yacht.

- Il governo americano è sulle tracce di un patrimonio di 175 milioni e 59 diversi conti bancari, molti dei quali cinesi. Due appartengono alla Citibank.

- Tra i beni ricercati figurano anche 14 Mercedes, una statua di Predator, due televisori da 108 pollici, una moto d’acqua, una Cadillac del 1957, una Maserati e una Mini Cooper.

- Kim possedeva una Rolls Royce Phantom con targa “GOD”. Tra le altre targhe delle sue macchine: GUILTY, STONED, GOOD, CEO, MAFIA e HACKER.

In conclusione, quello che possiamo imparare dal caso Megaupload è che la compagnia era completamente consapevole di condurre un'operazione criminosa. Hanno fatto una gigantesca quantità di soldi e l'operazione verrà sicuramente ricordata come una delle più folli della storia. Sfortunatamente, il fatto che tutto questo sia avvenuto in concomitanza con le controversie legate al SOPA andrà probabilmente a danno della libertà della Rete, anche se solo il tempo ci dirà in quali proporzioni. Per ora possiamo solo limitarci ad ammirare il lascito di un uomo che ha costruito una fortuna milionaria con i DVD-Rip.

AGGIORNAMENTO: secondo Fader, Swizz Beatz non era l'amministratore delegato di Megaupload, e non è "mai stato coinvolto in modo significativo." 

@patrickmcguire