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Dopo anni, ho deciso di combattere la mia dipendenza psicologica dall'erba

Negli ultimi sei anni della mia vita non c'è stato un giorno in cui non abbia fumato erba. Alla fine ho capito che non era più uno svago, ma una vera e propria dipendenza psicologica, e qualche settimana fa ho deciso di combatterla.

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Negli ultimi sei anni della mia vita, ho cominciato le mie giornate sempre nello stesso modo. Dopo una lunga battaglia con la sveglia aprivo a fatica gli occhi e giuravo a me stessa, "Stamattina non fumo." Di solito, a ciò faceva seguito l'impegno a passare la giornata a scrivere invece che abbandonarmi alla fattanza.

Ripetevo questo rituale ogni giorno, con convinzione, mentre rotolavo fuori dal letto e mi dirigevo verso la mensola bianca dove tengo i miei tesori più cari. Un medaglione nero e oro che era stato di mia nonna. Un piccolo soprammobile a forma di elefante, regalo di una mia amica. Ha un cassettino segreto, con dentro un pezzo di giada rossa. La giada rossa, secondo la mia amica Ashley, ha il potere di combattere l'esitazione e la paura.

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Accanto al medaglione, all'elefante e alla giada c'è la mia pipetta di vetro blu. Ogni mattina, mentre le promesse che mi ero appena fatta perdevano sempre più consistenza, la prendevo e la riempivo d'erba. Mi rannicchiavo sul bordo del letto e facevo "solo un tiro."

Come ho già detto, da circa sei anni la prima cosa che faccio ogni mattina è fumare. Ormai sono dieci anni che fumo ogni giorno. Ho cominciato a 16 anni, e tra un paio di settimane ne farò 27.

Quando posso, fumo tre volte al giorno: una volta la mattina, una volta di pomeriggio e poi un numero imprecisato di canne la sera, a seconda di quanta erba ho. Lo faccio per superare i momenti noiosi della giornata: quei piccoli fastidi quotidiani come fare colazione, fare la doccia, fare la spesa e andare al lavoro.

A volte ho l'impressione che non mi faccia nessuno effetto—mi mette solo di buonumore. Anche se non sono produttiva quanto potrei, sono una fumatrice funzionale: da fatta riesco a scrivere, leggere, guidare, svolgere le varie mansioni casalinghe e portare avanti conversazioni. L'unico problema è che di solito non ho voglia di fare niente di tutto ciò.

Nonostante la mia risoluzione, mi sono ritrovata a sprecare interi pomeriggi a fumare erba. Non posso negare che il mio lavoro ne abbia sofferto. Che il mito sul fatto che l'uso cronico influisce negativamente sulla motivazione sia vero? Una giornata produttiva, per me, di solito consiste in qualche email, qualche ora di lavoro part-time e due o tre ore di scrittura. Giusto perché capiate: l'idea alla base di questo articolo è stata approvata più di un anno fa. Invece di scrivere, di solito finisco a fumare, guardare porno e mangiare cracker e formaggio. Prima che me ne renda conto arriva il venerdì, e ovviamente mi merito una pausa dalla mia durissima settimana di lavoro.

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Mi ripeto che va tutto bene: la mia vita non è male. Ho una laurea e un master, un lavoro, un ragazzo, degli amici, un bell'appartamento vicino alla metropolitana e mi pagano per scrivere. Mi lavo abbastanza regolarmente. Non sono una fallita totale, giusto? E ovviamente non ho una dipendenza.

Al liceo ho seguito un corso di psicologia. Il mio saggio di fine corso discuteva se l'erba causasse o meno dipendenza. Il mio scopo era trovare qualche base scientifica con cui confutare le leggende secondo cui l'erba avrebbe minato la mia intelligenza. Alla fine ce l'ho fatta: la marijuana non causa dipendenza fisica, ma solo dipendenza psicologica. Il che significa che sei tu che ti convinci di aver bisogno di fumare. Ma vuol dire anche che causa dei cambiamenti fisici nel cervello. Gli studi di alcune cliniche, come il Centre for Addiction and Mental Health di Toronto, affermano che l'uso regolare di erba può creare problemi di motivazione e che smettere di farne uso può causare perdita dell'appetito, ansia e altri effetti collaterali. Dicono che causa dipendenza, punto e basta.

Sono sempre stata molto scettica di fronte a questo tipo di affermazioni. È solo una pianta. È innocua. È una medicina, mi dicevo. Non può causare dipendenza.

Allora perché questa piccola pianta innocua che la gente si fuma da centinaia di anni ha preso il controllo delle mie azioni? Oggi, riesco tranquillamente ad ammettere di essere psicologicamente dipendente dall'erba, e di esserlo da almeno un decennio. Per mangiare, dormire, rilassarmi, divertirmi, calmarmi, dimenticarmi qualcosa, masturbarmi, svolgere mansioni di ogni genere, guardare la televisione o fare qualunque cosa, devo fumare.

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Le canne riescono ad alleviarmi ogni dolore, mi aiutano a non pensare ai miei problemi, mi fanno piacere qualsiasi genere musicale e curano i postumi.

Eppure, negli ultimi anni, gli effetti negativi dell'erba hanno iniziato a superare quelli positivi. Forse avrete sentito dire che l'erba ti rende stupido. Ecco, io ho iniziato ad avere problemi di memoria. Ogni volta che fumo mi vengono un sacco di idee bellissime—so che è quello che dice ogni fumatore, ma nel mio caso è vero—che poi mi dimentico subito. Il mio vocabolario si è ridotto, e la mia autostima è diminuita. Non ho più la battuta pronta come una volta. Sono sempre paranoica e nervosa. La mia soglia di attenzione è bassissima. La mia coordinazione fa schifo. E ho sempre paura di parlare con i commessi dei negozi (E se si accorgono che sono fatta?)

L'ansia causatami dall'erba sta iniziando a rovinarmi la vita. Quando e dove la ricompro? E se rimango senza? Puzzo di erba? Devo per forza puzzare di erba. Devo andare a trovare i miei: come faccio con l'erba? Me la porto? E se all'aeroporto ci sono i cani? Meglio se mando subito un messaggio a mio fratello e gli dico di procurarmene un po'.

Ho cominciato a fumare anche quando non ne ho voglia. È diventata un'abitudine, una cosa che faccio senza pensarci, un po' come lavarmi i denti. Fumo, mi viene la tachicardia e comincio subito a pensare a tutto quello che dovrei fare e non sto facendo. Proprio come ogni mattina mi riprometto di non fumare, ogni volta che finisco l'erba mi riprometto di non comprarne più. Questa è l'ultima canna, mi dico, poi basta. È finita. E poi comincio a razionare l'erba, a fumarne sempre di meno, a raccogliere ogni briciola per non finirla. Poi, quando la finisco, raccolgo la resina dalla mia pipetta, la mischio con le ultime briciole e fumo il tutto mentre mando un messaggio al mio spacciatore. Quello stesso giorno, vado a comprarne un altro po'.

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Anche le mie amicizie ne hanno sofferto—come in ogni dipendenza. Molte volte non sono uscita con i miei amici perché ero troppo fatta. Certe persone che prima vedevo almeno un paio di volte a settimana hanno smesso di farsi sentire, probabilmente perché si sono stancate dei miei ritardi costanti e del fatto che non mi ricordassi mai le cose che mi avevano detto l'ultima volta che ci eravamo visti. Sono sempre stata attenta a mangiare sano, e ora non è più così.

A volte penso anche di essere un cliché vivente. E poi, quanti anni ho? Ventisette mi sembra una buona età per mettere la testa a posto.

Negli ultimi tre anni, ho cominciato a percepire quali bugie si nascondevano dietro le mie scuse. Fumavo nonostante me stessa. Tutto il giorno. Se non ho alcun problema col fatto di fumare così tanto, perché continuo a cercare di convincermi di stare bene? Perché continuo ad accampare scuse per il fatto di non scrivere? Mi sembra che sto cercando di chiedere perdono a me stessa.

L'inizio della fine della mia ostinata dipendenza è arrivato sei mesi fa, quando sono andata a trovare mia nonna. Ho fumato in casa sua mentre lei dormiva.

"Hai fumato, eh," mi ha detto la mattina dopo, con la tristezza negli occhi. "Guardati. Non riesci neanche ad avere dei ritmi normali. Devi prendere in mano la tua vita." Ovviamente, sul momento ho pensato che fosse una stronza e che non avesse nessun diritto di giudicarmi. È la reazione che ho ogni volta che qualcuno mi dice di smettere. Fastidio. Rabbia. In una parola: diniego.

Ma tre settimane fa, il giorno prima dell'equinozio di primavera, ho deciso che ero pronta a scoprire cosa sarebbe successo se avessi smesso. Ho finito la mia scorta e non ho mandato nessun messaggio al mio spacciatore. Ci sono un sacco di ragioni che portano le persone a smettere: io ero stanca della paranoia, dell'ansia e della mia improduttività. Della pigrizia. Per molto tempo ho avuto paura di smettere perché temevo che senza erba non avrei saputo cosa fare, ma era arrivato il momento.

Come mi sento oggi? Bene, contrariamente a quanto pensassi. Pensavo che per qualche settimana sarei stata ancora più ansiosa e irritabile. Per fortuna non sono più stronza del solito, e i miei nervi stanno meglio di quando ero sempre fatta. Il mio appetito è calato molto, il che per ora è un bene perché voglio perdere peso.

Non sto cercando di vantarmi del mio essere pulita, e non voglio sembrare ipocrita o presuntuosa. Ma sono davvero sorpresa che smettere di fumare erba abbia risolto così tanti dei miei problemi. Mi sono ripromessa di vedere i miei vecchi amici più spesso. Nelle ultime settimane, dato che non ho più paura di parlare con la gente, mi sono anche fatta dei nuovi amici. Ho mandato delle idee per nuovi articoli. Faccio un sacco di cose e vorrei che il giorno avesse più di 24 ore. Adesso sento di avere più tempo per scrivere, leggere libri e cucinarmi dei veri pasti.

Non fraintendetemi. Non credo che vivere senza fumare erba sia l'unica scelta di vita corretta, né che tutti debbano essere sempre sobri. L'erba mi piace ancora, e mi manca. Il 20 aprile, la mia festività preferita, non farò altro che fumare canne giganti. L'unica differenza è che sarò io a deciderlo—e non vedo l'ora di godermi di nuovo la fattanza.