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Macro

La finanza globale è in mano a dei robot, ed è un problema

Tra il 2006 e il 2011 ci sono stati oltre 18mila crash finanziari—ma non ce ne siamo accorti, perché sono avvenuti in un lasso di tempo inferiore al secondo. I mercati globali, infatti, sono nelle mani di algoritmi molto più veloci di noi.

Immagine via Flickr/

jpellgen

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

Tra il gennaio 2006 e il febbraio 2011 ci sono stati 18.520 crash finanziari—ma non ce ne siamo accorti, perché sono avvenuti in un lasso di tempo troppo breve per le nostre capacità cognitive. Infatti, per rispondere agli stimoli esterni, processare l'informazione contestualizzandola e scegliere un modo di procedere, il cervello umano impiega circa un secondo: al di sotto di questo limite, il sistema finanziario si trasforma in una giungla di algoritmi in continua interazione tra loro, un susseguirsi incontrollabile di "eventi estremi ultraveloci" (ultrafast extreme events, o UEE).

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A scoprire queste migliaia di crash finanziari è stato un gruppo di scienziati specializzato nello studio di sistemi complessi, che in un paper intitolato Abrupt rise of new machine ecology beyond human response time hanno analizzato i dati sulle contrattazioni finanziarie a partire dall'introduzione dei sistemi di high-frequency trading o HFT.

Gli HFT sono algoritmi che comprano e vendono titoli ininterrottamente e ad altissima velocità basandosi sulle informazioni disponibili sul mercato, senza alcuna necessità di interventi umani. Nel 2009 questi sistemi erano usati solo dal due percento dell'imprese finanziarie degli Stati Uniti, ma nonostante questo contavano per il 73 percento degli ordini del settore. L'anno seguente, secondo la società di consulenza Tabb Group, contavano per il 56 del valore totale delle transazioni azionarie negli Stati Uniti e del 38 percento in Europa.

Secondo gli autori dello studio, l'espansione dell'high-frequency-trading e la conseguente proliferazione di "moltitudini" di "algoritmi predatori" stanno trasformando completamente il sistema finanziario—e senza che possiamo rendercene conto. "Questi algoritmi possono operare così velocemente che per gli umani diventa impossibile partecipare in tempo reale, e così emerge e prende il controllo un'ecologia ultraveloce di robot," ha spiegato Neil Johnson, docente di fisica all'Università di Miami e uno degli autori dello studio. "In questo nuovo sistema di algoritmi robotici, il comportamento dei mercati subisce una fondamentale e repentina transizione verso un mondo in cui le convenzionali teorie sul mercato cessano di essere valide."

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Il risultato di questa evoluzione è un sistema finanziario segreto visibile solo alle macchine, ma che può avere effetti concreti sulla vita delle persone. Ne è un esempio quanto accaduto alle 14:32 del 6 maggio 2010, quando gli indici del mercato degli Stati Uniti hanno iniziato un crollo verticale che nel giro di 15 minuti ha fatto perdere a Nasdaq e Dow Jones quasi il 10 percento del proprio valore. Il "flash crash" del 2010 è durato appena 36 minuti, dopo di che il mercato ha recuperato buona parte delle perdite e il panico è rientrato, e cinque anni dopo è iniziato un procedimento giudiziario contro un trader responsabile di pratiche fraudolente compiute tramite algoritmi HFT.

Nonostante vari tentativi di regolamentazione, gli algoritmi HFT continuano a essere accusati di essere i principali responsabili delle repentine variazioni nei prezzi delle azioni—la cosiddetta volatilità dei mercati, che sta crescendo sempre più. Anche perché l'informazione rimane un prodotto umano che viaggia a una certa velocità, e nelle scale temporali inferiori al secondo non ce n'è abbastanza per compiere scelte efficienti.

"In ultima analisi, gli algoritmi sono deterministici, quindi mentre gli umani hanno il libero arbitrio e possono adottare ogni tipo di comportamento strano e casuale, gli algoritmi possono fare cose semplici come predire che il prossimo movimento sarà una continuazione di quello di poco tempo prima," ha spiegato Johnson. Ma questo implica che le scelte degli algoritmi di vendere e comprare nel giro di un millisecondo possono essere errate, il che può dar vita a flussi di trading che, anche se durano meno di 1,5 secondi, influenzano in termini aggregati l'andamento del mercato nel suo complesso.

Una delle ipotesi dei ricercatori, che sostengono di aver trovato delle "intriganti" correlazioni tra questi micro-eventi e il collasso finanziario del 2008, è proprio questa. Infatti, il numero di "eventi estremi" identificati dalla ricerca ha un picco proprio durante la crisi finanziaria del 2008. Una correlazione che suggerisce che tra i comportamenti estremi dei mercati e l'instabilità globale ci sia un collegamento. "Il mondo delle macchine e quello degli umani possono intrecciarsi su scale che vanno dai millesimi di secondo agli anni," si legge nella ricerca. Ma come evitare che questo accada?

Da una parte c'è la "soluzione di mercato," ossia lo sviluppo di strumenti finanziari derivati che agiscono sotto la soglia del secondo, in grado di "assicurare" i trader rispetto a queste fluttuazioni. Ma proprio per la scarsità di informazioni e la difficile accessibilità di quella scala temporale, questa non è una soluzione semplice. Un'altra ipotesi è l'intervento dei regolatori pubblici, per vietare o limitare le attività di questo genere—come in parte si fa già. Anche in questo caso, però, ci sono numerosi limiti: primo tra tutti la difficoltà di "comprendere" gli strumenti di cui stiamo parlando e di tenere il passo con i continui avanzamenti tecnologici.

Una terza ipotesi, ben più futuristica delle precedenti, ha invece a che fare con qualcosa di superiore persino all'intelligenza artificiale e ai sistemi di trading ad alta frequenza: l'intelligenza aumentata, che permetterebbe agli esseri umani di rompere le barriere che li separano dalle capacità computazionali dei computer e riprendere il controllo delle giungle di algoritmi che—senza rendercene conto—abbiamo creato.

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