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Macro

Quali sono le migliori facoltà per trovare lavoro in Italia?

La situazione dei giovani italiani è abbastanza tragica, ma la laurea sembra essere ancora una delle poche cose in grado di garantire un futuro lavorativo migliore. Ecco quali sono le migliori facoltà per trovare lavoro dopo la laurea.

Una studentessa di economia felice della sua scelta. Foto di

Lorenzo Pardi

_Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!_

Nonostante tutto, in Italia la laurea continua ancora oggi ad essere una delle poche garanzie di un futuro lavorativo migliore—e questo risulta evidente osservando i dati della XVII Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati effettuata da AlmaLaurea, consorzio che riunisce 72 università italiane e che ogni anno studia la situazione lavorativa a uno, tre e cinque anni dall'ottenimento della laurea.

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A cinque anni dalla fine degli studi, infatti, i laureati in triennale—il che mostra che forse esistono rendimenti decrescenti dopo i tre anni—sono per la maggior parte occupati a tempo indeterminato anche quando a ricerca del primo lavoro è avvenuta negli anni della peggiore crisi economica della recente storia italiana.

I risultati sono positivi in tutti gli ambiti, tanto che l'avere o meno una laurea risulta essere uno dei fattori principali che determinano la condizione socio-economica individuale—anche se non tutte le lauree sono uguali. Alcune, infatti, offrono maggiori probabilità di occupazione e salari più elevati al termine degli studi.

Stando sempre a un'analisi di AlmaLaurea volta a valutare la correlazione tra la scelta della facoltà di laurea e la probabilità di trovare un'occupazione—tenendo anche conto di una serie di elementi socio-demografici come la provenienza geografica, il genere, le aspettative individuali e la regolarità degli studi—emerge che le lauree con cui è più probabile trovare lavoro sono quelle in fisica e in matematica. Un risultato che sembra confermare alcune vecchie condizioni sull'utilità relativa delle lauree: a parità di condizioni, infatti, se la cavano bene anche i laureati in ingegneria e nel campo medico, mentre i peggiori in assoluto sono i laureati in psicologia e giurisprudenza.

Tuttavia, i dati non evidenziano alcune differenze sostanziali nei percorsi lavorativi legati a queste professioni. La strada più veloce per trovare lavoro, ad esempio, sembra essere la laurea triennale in professioni sanitarie: dopo un anno, trova lavora il 63 percento dei neolaureati—contro l'11,8 percento dei laureati in triennale in ingegneria. Risultati positivi a un anno dalla laurea si trovano anche per i laureati triennali in educazione fisica e insegnamento—il 14 percento dei quali trova lavoro ancora prima di concludere gli studi.

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Negli ultimi anni, la quota di occupati a un anno dall'ottenimento della laurea triennale in economica e statistica è aumentata leggermente, mentre è diminuita quella dei laureati in psicologia, scienze politiche e sociali, materie scientifiche e educazione fisica. In generale, adesso il 42 percento dei neolaureati occupati prosegue il lavoro iniziato prima di terminare gli studi—in particolare i laureati in psicologia, educazione fisica e giurisprudenza.

Uno studente di finanza in Bocconi. Foto di

Mattia Costioli

Sempre più spesso, però, si tratta di contratti "non standard"—molti laureati ricadono nell'ampio e variegato spettro dei contratti a tempo determinato e occasionale. Allo stesso tempo è diminuita la tua di occupati a tempo indeterminato, passando dal 36 al 21 percento. Secondo AlmaLaurea, "la stabilità lavorativa riguarda in misura assai più consistente gli occupati che proseguono il lavoro iniziato prima della laurea (44 percento, contro 25 percento di chi ha iniziato a lavorare dopo)" e soprattutto le professioni giuridiche e sanitarie, dove il 47 e il 42 perento ha un lavoro stabile a un anno dalla triennale.

A cinque anni dalla laurea, questi benefici iniziano a estendersi anche alle altre facoltà—prima di tutto a quelle scientifiche, dove il tasso d'occupazione è pari al 91,7 percento. Il differenziale influenza anche i guadagni attesi a cinque anni dalla laurea: a cinque anni dalla laurea in ingegneria si possono guadagnare in media 1500 euro; con una laurea in lettere, poco più di 1000 euro.

Lo stesso discorso vale anche per le lauree magistrali: tra uno e cinque anni dal conseguimento del titolo, la quota degli occupati aumenta in tutti i gruppi disciplinari, soprattutto in quelli giuridico, economico-statistico, psicologico, geo-biologico, chimico-farmaceutico, ingegneristico e politico-sociale. A cinque anni dal titolo, in testa a questa particolare classifica ci sono sempre i gruppi delle professioni sanitarie, di ingegneria e di economia e statistica—tutti con tassi d'occupazione superiori all'85 percento.

In generale, la differenza di retribuzione media tra laureati in triennale e laureati in specialistica è molto simile: 1341 euro contro 1356. Gli ingegneri laureati in magistrale guadagnano quasi 200 euro in più netti al mese rispetto ai loro colleghi con solamente la triennale, ma le differenze si annullano nelle materie umanistiche e addirittura gli psicologi laureati in magistrale guadagnano circa 300 euro in meno. Una statistica che influenza anche il livello di soddisfazione per gli studi: dopo cinque anni dalla laurea, i laureati in magistrale in giurisprudenza hanno tassi di soddisfazione superiori all'80 percento, mentre gli studenti del settore letterario e socio-politico sono i più insoddisfatti. Insomma, non dite che non ve l'avevamo detto.

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