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Molto fascismo per nulla

Più che una marcia per il Nuovo Ordine, la manifestazione di Casapound è stata una passeggiatina a Roma Nord.

Foto di Gianmarco Panucci

In costante equilibrio tra legalità e apologia di reato, la destra radicale in Italia rischia di perdere credibilità anche solo con un braccio teso o una bandiera della RSI. E allora, prima ancora che i fascisti manifestino, a mobilitarsi sono gli altri, gli anti. Cosa che è successa anche in occasione della manifestazione romana di sabato scorso: per evitare che i “fascisti del terzo millennio” scendessero in piazza, il gruppo “Roma dica no ai fascisti” ha organizzato un sit-in davanti a Piazza S.S. Apostoli, ricordando al sindaco Alemanno che “in Italia esiste l’apologia di fascismo, un reato, denunciabile, con un arresto che va dai 18 mesi ai 4 anni”.

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Alemanno ha comunque autorizzato il corteo, ed è arrivata una diffida per CasaPound volta a prevenire braccia tese e simboli razzisti, antisemiti e nazisti durante il corteo. La contro-manifestazione davanti la sede del Centro Sociale, organizzata dagli antifascisti in quelle stesse ore, ha incendiato il fine settimana.

Sabato avremmo potuto manifestare con FLC CGIL, o con i Comitati di Base della Scuola, o proprio con gli antifascisti. Abbiamo scelto la “terribile bellezza” di CasaPound (la locuzione è di Yeats ed è scritta nel loro sito), e ripensando alle sublimi citazioni usate spesso dalla destra estrema romana, da Jünger a Pound, e sognando una gioventù ardita e terribile, ci siamo fatti fregare.

Più che una marcia per il Nuovo Ordine è stata una passeggiata a Roma Nord.

Il logo di CasaPound è una tartaruga (simbolo della casa di proprietà) con delle frecce sul carapace che convergono ordinatamente in un solo punto, ma questa poetica non convince sempre. Come con la figlia di Ezra Pound. Circa un anno fa, questa si arrabbiò accusando il centro sociale di non aver capito il padre, e loro risposero cambiando nome per protesta e per un giorno. L'avevano intitolata a Bene. La figlia di Bene si arrabbiò a sua volta, accusando il centro sociale di non aver capito il padre. Alla fine sono ritornati a Pound, e di lui dicono principalmente che è il “poeta dell’usura”.

Un po’ pochino, per uno che ha scritto: “Cloud over mountain, mountain over the cloud/I surrender neither the empire nor the temples/plural/nor the constitution nor yet the city of Dioce/each one in his god’s name/as by Terracina rose from the sea Zephyr behind her/and from her manner of walking/as had Anchises/till the srine be again white with marble/till the stone eyes look again seaward/The wind is part of the process/The rain is part of the process/and the Pleiades set in her mirror/Kuanon, this stone bringeth sleep."

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In proposito, il capo di CP Gianluca Iannone ha spiegato: “Ezra e Carmelo sono due giganti eretici del Novecento che la critica ufficiale vuole normalizzare, banalizzare, quando non semplicemente dimenticare. Si tratta di un piccolo omaggio che vuole semplicemente rendere onore a chi ha fatto dell’essere non conforme una bandiera: un punto di riferimento per tutti gli uomini liberi, trasversalmente alle appartenenze politiche e culturali.”

L’appropriazione, che può sembrare superficialmente futurista, nasconde la tendenza di una certa destra che principalmente nell’arte si appiglia a una tradizione condivisa che possa favorire la digestione di tutti.

Sabato si cammina verso Ponte Milvio, e i cori urlati col megafono, su melodie da stadio, erano canticchiabili: “Siamo noi, siamo noi, scudo e spada dell’Italia siamo noi,” “Alé, Monti vattene, alé,” “Scuola pubblica, scuola pubblica,” “Noi Profumo non lo vogliamo”…

Ricorrente quello sul Mutuo Sociale, cavallo di battaglia di CP: “La nostra idea diventa azione, mutuo sociale, rivoluzione.”

Si passeggia bandiera al vento, tra un canto e un silenzio, composti in fila per cinque.

Le dita degli Antifasci pronte a puntare l’anticostituzionalità si erano già ritratte prima della partenza, quando il corteo si stava raccogliendo: nessuna bandiera fuorilegge.

Da sempre CP è consapevole di questo rischio e così, nelle FAQ del loro sito, svincola l’illegalità con risposte intelligenti ma che disorientano.

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CPI “non è xenofoba e non fomenta ossessioni, la sua è una politica di preferenza nazionale e di respiro identitario.”

CPI “non è antisemita, ma non sopporta i ricatti, riservando il diritto di criticare ogni governo e ogni minoranza in base al loro operato concreto.”

CPI “non è omofoba, ma favorevole alle unioni tra omosessuali, che vivano questa condizione con equilibrio e buongusto, ma ponendosi assolutamente contro l’adozione.”

Poi però durante il corteo Iannone rilascia un’intervista in cui ammette di rifarsi a Benito Mussolini.

A fine corteo come previsto il dibattito. Ancora più previsto l’Inno d’Italia che parte su disco da una camionetta a Ponte Milvio. La prima strofa la sanno tutti e si sgolano; dopo, l’infausta scelta di farlo sentire completamente, costringe la piazza a un teso silenzio dalla seconda al termine, mentre il disco va, da solo va.

I primi a parlare sono i vice di CP Italia, che come prima cosa danno del “merdone” a “quello che ha detto che sono mille”: “Facciamogli sentire mille buuu, allora. Li senti, merdone?”

Entrambi tuonano e si alternano in una sagra della salsiccia (“venite a vedere quanti siamo, brutte merde”), “riconoscendosi da soli la signorilità e aspettando delle scuse, da parte di tutti quelli che avevano pensato male”.

Poi arriva lui, Iannone, che sfortuna vuole, in quel momento disturbato da un elicottero sopra la piazza. Sbuffa come un toro in catene per il fastidio del rumore delle pale rotanti. L’atmosfera diventa tetra e fa freddo.

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L’elicottero si allontana e Iannone comincia con l’incazzatura. Il suo bersaglio è “loro”: “Loro hanno allarmato tutti, senza motivo. Ora ci devono delle scuse. Pensavate che avremmo distrutto la città, attaccateve ar cazzo!”

Ricorda ai camerati in ascolto la manifestazione non autorizzata proprio a Ponte Milvio di quattro anni prima, quando CP era in Fiamma tricolore, un atto di forza contro Veltroni che non aveva autorizzato il corteo e un assalto alla bolla del Grande Fratello. Iannone è furioso, ulula: “Perché con noi diventi pazzo!!”

Poi finalmente si parla della candidatura di CP nel Lazio alle future elezioni provinciali e regionali.

“Perché loro pensano che noi siamo solo una banda di rincoglioniti, perché loro so brutti dentro e fori, eccheccazzo!, perché bisogna tornare a un’etica della politica, perché noi siamo la foresta di Sherwood e lo sceriffo di Nottingham farà di tutto per fermarci.”

Dopo la metafora saluta, ma prima di lasciarci è tempo di una promessa: “Je faremo male, molto male!”

Applausi.

Se la manifestazione è risultata soporifera, non è stato solo grazie alla loro auto-riconosciuta signorilità ed eleganza, ma anche a una leggerezza preoccupante d’idee, perché i fascisti di CasaPound Italia, se in teoria si tengono ancora in vita--attraverso il citazionismo frettoloso e l’audacia della pronta risposta, in equilibrio sulla voragine che ha lasciato il Ventennio--in pratica sembrano i cattivi di Ken Shiro.